giovedì 26 dicembre 2019

Il Baguazhang di Sun Lutang



Perchè ho scelto e pratico questo stile di Baguazhang, legato a Sun Lutang? Questa è la domanda che ogni praticante mi fa, quando ci conosciamo e cominciamo a parlare di stili e metodi. Nel mondo delle arti marziali cinesi il nome di Sun Lutang è molto noto e citato, il più delle volte a sproposito, perchè alla fine è diventato una specie di oggetto di studio sociologico a posteriori. La sua vita, intensa e spesso difficile, si presta a molte considerazioni, tutte basate su ricostruzioni e ricordi. I suoi libri sono molto citati, ma di rado sono stati letti, studiati e capiti, per non dire praticati. Il suo metodo è poco conosciuto anche oggi, perchè Sun viaggiò molto nella sua vita, dovette spostarsi spesso da un posto all'altro per poter lavorare, e pochi dei suoi allievi ebbero modo di seguirlo a lungo. Sun non si interessò mai ad una discendenza ufficiale, perchè era lontano da certi schemi, non gli si confacevano. Oltretutto eravamo in un tempo dove le influenze positive, gli incroci di sistemi, i confronti con altri insegnanti venivano integrati, perchè lo scopo era essere capaci ed abili al momento dato, non essere coreograficamente "diversi".

Il suo Baguazhang è sempre stato un metodo "speciale" per tutti i praticanti dell'epoca: pochi principi (niente forme infinite), un modo di sviluppare il corpo e il movimento in torsione, passi circolari e potenza connessa per colpire efficacemente. Al Baguazhang si arrivava dopo un lungo percorso marziale personale, non si cominciava mai dal Baguazhang perchè ha richieste psico-fisiche troppo alte per un principiante. A Sun occorsero tre anni per entrare nel profondo del metodo, ma aveva alle spalle quasi vent'anni di pratica di cui tredici di Xingyiquan. Sicuramente possedeva un talento personale per le arti marziali, non sovrumano (anche qui l'aneddotica tende a mitizzare troppo spesso), ma delle grandi capacità. Non serviva reinventare i cinque pugni o i dodici animali, che bastavano già da soli, ma solo acquisire una nuova qualità di rotazione - torsione - avvolgimento, che avrebbe trasformato quello che lui già faceva.

La figlia di Sun, Sun Jianyun, non fu una praticante di Baguazhang, da giovane seguì il padre nel Taijiquan, l'ultima arte di Sun, e non come invece avevano fatto i figli maschi, purtroppo scomparsi giovani. Ad oggi quel che resta sono i suoi libri, una testimonianza importante che ha segnato un'epoca e creato il nuovo prototipo del maestro marziale letterato che la Cina di allora cercava per riscattare la sua immagine dopo la rivolta dei Boxer a Shanghai. Anche volendo andare a scandagliare oggi in Cina cosa resta di Sun e del suo metodo, si tratta di un lavoro improbabile a causa delle troppe contaminazioni.

La discendenza di Cheng Tinghua è molto chiara nello stile Sun, anche se la scelta degli Otto Animali è un elemento nuovo al tempo, presente trasversalmente in tutte le scuole di Baguazhang, la cui origine è ancora più misteriosa del suo fondatore. Sappiamo che Sun scrisse il Baguaquanxue sedici anni dopo la morte del suo maestro per timore che il suo metodo andasse perduto, come lui stesso scrisse. Già i metodi del Baguazhang andavano evolvendosi, modificandosi, trasformandosi, come si vede nel libro di Sun Xikun, di pochi anni dopo, simile ma già diverso. Il rischio era ed è di finire per diluire i principi, diventando un modo di "distinguersi" invece che un modo di assomigliarsi. Ognuno cercava di rendere il suo metodo unico a livello visivo, anche a costo di perdere l'aderenza alla realtà, e così dettagli tecnici di secondaria importanza divennero chiavi stilistiche fondamentali, al punto di dimenticare a cosa serviva la tecnica.

Nel tempo anche il Baguazhang perse la sua originale sinteticità e si sviluppò in mille metodi fatti di forme, sequenze, catene tecniche, perchè la sua "trascrizione tecnica" fu fissata da ogni scuola in modo cristallizzato, sempre allo scopo di distinguersi dagli altri. Un esempio sono i 64 palmi, lineari o circolari, che furono curati dopo la morte del fondatore da personaggi quali ad esempio Liu Dequan o Gao Yisheng, che avevano studiato Baguazhang con le prime generazioni, ma erano fortemente influenzati da altri sistemi. Mano a mano si andarono infatti aggiungendo elementi di Baji, Xingyi, Yingzhao, Luohan, Tantui, Tanglang, Shaolin (per non citarne che alcuni), sicuramente utili per spiegare alcune possibili applicazioni. Tutto giusto, ma spesso andarono ad appesantire e a limitare il movimento naturale del corpo che il Baguazhang intendeva sviluppare. Oggi spesso si ricorre ad un altro sistema per far "funzionare" il Baguazhang nel lavoro a due. A memoria posso citare almeno tre scuole che insegnano il Tanglang, il Bajiquan o lo Xingyiquan per spiegare l'applicazione pratica del Baguazhang, come se il Baguazhang non avesse applicazioni sue.

Il Baguazhang di Sun Lutang è estremamente semplice e sintetico (ma non facile), non perchè manchino elementi, come molti pensano, di dover aggiungere altre cose per "allungare il brodo", ma perchè gli Otto Animali, i due Cambi di palmo e la postura di Wuji e Taiji contengono già tutto il metodo dentro, e non hanno bisogno altro che di una lunga pratica da solo e di un ancora più profondo confronto a due o più, a mani nude e con armi. Bisogna tornare a quel tempo per capire. Due principi, uno orizzontale, uno verticale e gli obliqui, e ben otto atteggiamenti legati a otto animali sono davvero una montagna di lavoro, se applicati nella realtà del combattimento per professionisti del settore, che dovevano allenare ciò che serviva e non 花手"hua shou". E non esistono forme come le intendiamo noi oggi, perchè i principi sono singoli e ben individuati e vanno sviluppati attentamente e autonomamente. La forma uno se la costruisce dopo, se vuole, quando ha digerito i principi.

Poco è tanto, come insegna la ghianda della quercia. Il seme del principio va sviluppato: prima deve morire per poter essere fecondo, come insegna la Natura. Questo è il messaggio concreto di Sun, più preoccupato di ricordare i principi originari del Baguazhang, della sua conoscenza e di preservarlo, che di diventare famoso per un tipo speciale di movimento. In quasi quarant'anni di pratica e ricerca ho avuto modo di toccare molte discendenze di Baguazhang, alcune in maniera approfondita, altre in modo più superficiale. Ho avuto la fortuna di lavorare su almeno venti stili diversi, di alcune delle discendenze principali: Yin Fu, Cheng Tinghua, Liang Zhenpu, Ma Gui, Zhan Zhankui, e di approfondire la scuola Cheng delle terze e quarte generazioni fino alla scuola Gao, sia dalla Cina che da Taiwan, e via via fino alle quinte e seste generazioni oggi viventi.

Al momento di dover scegliere uno stile per praticarlo a fondo, la cosa è avvenuta in realtà come un processo evolutivo silenzioso per molti anni, e alla fine istintivamente mi sono reso conto che ho cercato tre caratteristiche per me irrinunciabili:
- la brevità della discendenza (nel caso di Sun siamo alla terza generazione, quindi meno manipolazioni e interpretazioni possibili)
- il metodo precedente al 1949 (dopo questa data tutti i metodi in Cina hanno sofferto molto per la rapida scomparsa dei vecchi maestri e gli allievi si sono sviluppati spesso da soli e di nascosto)
- l'essenzialità e la compattezza del metodo (i principi altrimenti si perdono in mille raffinatezze tecniche non essenziali).

Ho studiato e ristudiato per una vita il metodo di Sun con molti insegnanti europei, statunitensi, cinesi. Ho incrociato le referenze di questo metodo con molti altri sistemi interni ed esterni, e non solo orientali. Ho recuperato l'originale e almeno cinque traduzioni diverse dal cinese del Baguaquanxue e le ho confrontate. Nessuno maestro ha la verità finale del metodo, anche perchè dovremmo chiederla direttamente a Sun e non ai suoi successori. Ma il messaggio della sua pratica è molto coerente e forte: praticare, praticare, praticare, non ci sono altri segreti in questo mondo. La comprensione passa attraverso la pratica. Il metodo di Baguazhang di Sun richiede che il praticante entri dentro lo spirito della postura e del movimento, e che lo sviluppi con attenzione e con umiltà, verificando ogni passaggio e ogni movimento con la realtà del combattimento.

Non ci sono segreti: se c'è esperienza del combattimento, del corpo e del movimento naturale, ogni postura parla.

Questo è il punto zero del Baguazhang. Non una scatola, uno stampo in cui rientrare, una forma da ripetere in modo brillante e atletico, ma un movimento interno del corpo (quello del cielo anteriore) da vivere fino a diventare noi stessi un flusso unico in otto direzioni. Non perdo l'occasione di ricordare che Lianhuanzhang non è il nome di una forma, ma il principio profondo e sottile della continuità di movimento e intenzione. Anche Youshenzhang è un livello di pratica, non una forma, successivo a quello del Lianhuan ed applicato ad avversari, che contiene il principio di movimento naturale nel combattimento, come lo possiamo vedere nel Jianwu dell'Yiquan. Otto pali in movimento per costruire il corpo, due cambi principali per comprendere le dinamiche del movimento, e otto parole chiave per andare nelle applicazioni, nel cielo posteriore, dove le tecniche nascono naturalmente dal lavoro precedente e dall'esperienza di ognuno.

Baguazhang è una "macchina perfetta", nella sua totale inafferrabilità: non è una forma - ma un modo di muovere il corpo e la mente, di trasformarsi e cambiare la realtà nel momento in cui vi entriamo. Baguazhang dice che dobbiamo diventare così abili, veloci e potenti da riuscire sempre ad adattarci. Con questa grande abilità possiamo controllare l'avversario. Sun parla sempre di Hua, trasformare. La trasformazione per eccellenza è quella dalla vita alla morte. La tecnica, alla fine, è davvero secondaria, ma il corpo e il suo condizionamento sono primari. Per questo amo il Baguazhang di Sun Lutang, perchè è semplice e onesto. Basta fare bene quel che abbiamo davanti a noi, ovviamente restando aperti a considerare qualsiasi esperienza come una verifica del lavoro fatto. Minimalismo funzionale. Nessuna concessione estetica. Lavoro nel profondo. Dalla mia esperienza, questa è una garanzia di successo.

Sto cercando di trasmettere questo alle prossime generazioni, perchè davvero anche questa qualità naturale del movimento non vada perduta. E' una cosa che comunque avviene già da quando Dong stesso trasmise per la prima volta il Baguazhang, e so che molti insegnanti in gamba condividono questo pensiero, e lo insegnano di conseguenza.

Buona pratica.

Nella foto: Nove Palazzi in versione Fast & Furious con Sergio, Yuri e Monica, novembre 2016

lunedì 24 giugno 2019

Sulla strada cosa funziona?



Quali sono i consigli che un esperto praticante di arti marziali, non più giovanissimo, potrebbe suggerirti, se gli chiedi che cosa funziona sulla strada e nella vita? I consigli sono sempre una cosa personale, ognuno ha i suoi o la vede in un certo modo, ma ci sono cose che tornano sempre, che tutti ripetono, e quelli in genere sono i migliori. Ecco alcuni dei più bei consigli che ho trovato validi.

1. Correre, camminare velocemente
Piuttosto che correre preferirei una camminata veloce, perchè è facile farsi male correndo, cosa che può metterci fuori uso per diverso tempo. Se abiti in un contesto urbano, è possibile trovarsi davanti più assalitori. Se pensi di poter distanziare dei ragazzi di vent'anni correndo, non hai una visione reale delle cose. Cerca di negoziare se possibile, ma se devi andarci dentro, fallo velocemente e brutalmente.

2. Saccone
Ottimo training, ma con un saccone è facile che ci si faccia male da soli. Se è un po' che pratichi arti marziali, questa è una fase che hai già visto anni fa, e comunque non riuscirai a mettere ko un giovane, perchè nel frattempo hai perso una buona percentuale della tua forza fisica. Concentrati sulle dita, palmi, gomiti applicati sui punti deboli come occhi, orecchie, gola, genitali, ginocchia. Porta sempre scarpe solide, non i sandali.

3. Pesi
Ok, vanno bene, aiutano a tenere su la muscolatura e la forza delle ossa. Usali in scioltezza e velocità non per il volume muscolare ma per la resilienza. Usa il corpo per muovere i pesi, non le braccia.

4. Fajin
Se non hai ancora il Fajin, allenalo e imparalo bene , perchè a quanto pare non si deteriora nel tempo. Ha il vantaggio della sorpresa. Sequenze di fajing sono preziose alleate per concludere un incontro, il colpo singolo non basta quasi mai.

5. Forme
Sono utili per l'equilibrio, e se sono realistiche possono funzionare bene come boxe con le ombre. Usale per connettere il corpo da dentro (lavoro interno!!!) e non da fuori...

6. Armi
Dimenticati quelle tradizionali, pensa piuttosto a carte di credito, chiavi, monete in un fazzoletto, bastoni, bottiglie, ombrelli.

7. Confrontati
Continua a insegnare e di tanto in tanto buttati in mezzo con i tuoi allievi, è facile pensare di essere ancora allo stesso livello di prima: solo se provi capisci se è vero.

8. Consigli per un buono stile di vita
- Niente bevande gassate (ossa indebolite e diabete)
- Fast food al minimo (obesità, pancia da birra)
- Sonno regolare (tempi di reazione)
- Esercizi oculari (percezione dello spazio)
- Meditazione (mente chiara nel momento del confronto)
- Praticare le "fruste" del corpo (aumenta la velocità)

(tratto da: "The Rum Soaked Fist MA Forum", un forum che ha un senso, non come altri forum italiani :-)

domenica 23 giugno 2019

Umiltà e coraggio



Ho scritto questo post nell'estate del 2018, in occasione di un fatto che mi ha piuttosto colpito. L'ho scritto ma non l'ho pubblicato in quel momento. Rileggendolo oggi credo che abbia comunque un valore da comunicare, e ve lo propongo.

***

Questa sera stavo rileggendo i classici del Baguazhang per l'ennesima volta, sia perchè l'atmosfera è quella giusta - tranquilla e silenziosa - sia per prepararmi all'evento del 10 novembre 2018, quando Yuri Debbi e Monica Montecchi concluderanno il loro percorso di allievi istruttori di Baguazhang e diventeranno insegnanti. Questo è un momento importante per loro che concludono un percorso e ne iniziano uno nuovo di zecca, ma anche per me, il loro insegnante, che mi sono preso delle responsabilità nei loro confronti. Questo mi spinge a condividere pubblicamente una riflessione che dovrebbe fare parte del bagaglio non tecnico ma di crescita personale che ognuno di noi ha nel suo zaino insieme l'esperienza, e che permette di riconoscere la buona pratica e insegnarla.

Quando nel 1990 ho iniziato ad insegnare Baguazhang eravamo in quattro o cinque in tutta Italia a praticarlo e quasi nessuno ne sapeva gran chè realmente – non solo come arte marziale ma anche di come funzionava in combattimento. Insegnavo allora in una palestra di Schio (Vicenza) dopo aver lasciato da istruttore la mia prima scuola di Kungfu dopo dodici anni con grande tormento. Le implicazioni al tempo per me non erano poche: ero diventato davvero un Ronin, un samurai senza padrone, e ci voleva coraggio ad andare avanti nella pratica da soli. Per fortuna ho avuto un gruppo di amici e maestri che mi hanno sostenuto in quel periodo di transizione, tra cui il maestro Yves Kieffer.

Una sera piovosa d'inverno mi vidi recapitare in palestra un plico manoscritto da tale Loriano Belluomini, il quale mi scriveva qualcosa del tipo: “caro Zanin, visto che anche tu pratichi Baguazhang mi piacerebbe conoscerti”. Da quella missiva nacque una longeva amicizia di trent’anni, visite, scambi, seminari dati e ricevuti, viaggi in Francia insieme per insegnare ed un grande affetto e rispetto reciproco, coltivato negli anni anche a distanza. Loriano ed io ci sentivamo affratellati dalla passione per un'arte marziale, che Loriano aveva avuto modo di studiare a lungo in Cina e con insegnanti di prima grandezza. Aveva contribuito con la sua conoscenza e i suoi disegni ad un mio libro sul Kungfu. Anche se la mia strada mi ha successivamente portato altrove, non per questo mi sono mai sentito lontano da lui o ho sentito il bisogno di giudicarlo, al contrario.

Questo avveniva nel 1990. Di recente invece ho assistito – ovviamente sul solito media dove esce il peggio di ogni persona - ad una vera e propria aggressione da parte di un paio di insegnanti di arti marziali nei confronti di un altro, colpevole del fatto che il suo "modo di muoversi" non piaceva agli altri due, lo paragonavano ad una ginnastica per anziani fatta male. Lo hanno aggredito in modo rabbioso, come quei cagnolini di taglia micro che devono sempre ringhiare a tutti per sentirsi sicuri. Le offese sono arrivate a livello personale, e per assurdo alla fine si sono ritorte contro di loro, che hanno fatto una figura meschina. Alla fine hanno dovuto ammettere che neanche loro sapevano perchè hanno scritto quello che hanno scritto.

Al di là della solidarietà per la persona attaccata, che gli ho chiaramente manifestato, ho cercato di non cadere nella stessa trappola e di non andare ad attaccare questi individui, tentazione fortissima data l’ingiustizia e la vigliaccheria del gesto. Dal canto mio mi sono limitato a chiudere i miei rapporti informatici e personali con loro. Mi sarebbe piaciuto scrivere ai loro insegnanti in Cina e chiedere se un comportamento del genere da parte dei loro allievi italiani lo ritenevano accettabile. La risposta sarebbe stata chiaramente no, perchè al di là della tecnica che può essere condivisa o meno, qua si tratta di educazione e maturità. Il maestro attaccato se l’è comunque cavata brillantemente anche senza il mio aiuto, da buon praticante qual è.

Se non c'è l'uomo, se non c'è consapevolezza tutto il resto, arte marziale compresa, è sprecato. Ricordo ancora un articolo del maestro Dan Docherty sui “guerrieri da tastiera” che affollano i forum e si dichiarano "maestri" con tanto di nome cinese, spiegando che solo loro insegnano la "roba vera" - quale? - e non si rendono conto di esporre in quel modo solo le loro debolezze. Chi abbaia sui media è in genere meno competente di chi si allena, perché perde tempo stando seduto e deve vincere strane battaglie interiori nella sua testa. Chi sa muoversi e sa usare le arti marziali non ha tempo per queste cose, perchè in genere preferisce allenarsi.

C'è chi cerca per tutta la vita, anche tra gli insegnanti, di “accorciare le linee” degli altri, e il mio consiglio è: statene lontani. Chi parla male degli altri purtroppo si qualifica da solo. Se proprio non potete dire nulla di positivo, tacete. Gli hater (odiatori) di professione sono una razza a cui è facile appartenere: basta non riflettere e dire le cose più stupide. Penso che invece allungare la propria linea sia la base di un buon modo di lavorare e lo consiglio a tutti, perchè si può serenamente godere della propria crescita tecnica e umana con gli amici e gli allievi negli anni. Soprattutto, possiamo essere utili agli altri insegnando loro come allungare le loro linee. L'insegnante è un facilitatore ed un educatore, appunto uno shifu, maestro e padre. Se tagliate i panni addosso agli altri, non siete utili neanche a voi stessi, state coltivando schifezze dentro la vostra testa invece che costruire qualcosa di buono. Altro che "maestro o padre"... o forse era proprio lì il problema?

Questo è il messaggio che vorrei passare a Yuri e Monica, e ai ragazzi del secondo anno, che tra una manciata di mesi completeranno anch'essi il loro percorso di Baguazhang, il percorso di trasformazione e di cambiamento per eccellenza. Ormai l'avete capito anche voi, che il percorso marziale è un cammino di crescita personale e non solo tecnica, di combattimento ma anche umana: occorre imparare a vincere le proprie paure, insieme ai pugni e ai calci. E' essenziale mantenere sempre un grande rispetto nei confronti degli altri, perchè le nostre azioni ci qualificano, sempre.

Mantenere un livello di controllo costante e consapevole sui nostri pensieri, sulle nostre emozioni e sulle nostre azioni, questo è già lavoro interno. Anche se è di moda darsi grandi arie, scrivere che "solo noi abbiamo la verità", ma soprattutto schiacciare gli altri per elevarci su di loro: lasciatelo fare agli altri, mantenete sempre un profilo discreto, alla mano, indipendente, pulito. Siate i primi a costruire e gli ultimi a distruggere. Lo scambio ed il confronto sono l'unica fonte di crescita. Bisogna imparare a distinguere con chi si può costruire qualcosa e con chi - purtroppo - non si può.

Un abbraccio




sabato 26 maggio 2018

Lavori in corso!!!!










Mi scuso con tutti i lettori e gli allievi, ma l'inizio di questo 2018 è stato quanto mai ricco di avvenimenti e quindi siamo stati travolti.... ma presto tutta la cronistoria arriverà e anche qualche estratto dai nuovi lavori Ziran!

Approfitto per ringraziare tutti i ragazzi della scuola che stanno crescendo e impegnandosi per rendere la nostra attività brillante e piacevole. Un team composto da Fabrizio Contini, Sergio Uzzo, Simona Langeri, Luigi Zanini ed altri amici e amiche dall'Italia, insieme al nutrito team di Enrico Colmi, salperanno per la Scozia il 6 luglio per il 23mo TAI CHI CALEDONIA.

Prima di Calli sarò presente a Venezia ad AQUAVENICE con gli amici del CRT, un altro bel momento di condivisione, lavoro e star bene tutti insieme in un piacevolissimo contesto.

Ad ottobre, se tutto va bene, avremo il secondo MEETING ANNUALE ZIRAN nella cornice del Maggiociondolo sul monte Summano e con l'occasione avremo diverse novità e cose belle da condividere.

E poi un nuovo libro, che ormai mi accompagna da quasi tre anni ....

A prestissimo!

Luigi

sabato 17 febbraio 2018

Xingyiquan - Bologna 8 aprile 2018



Nel lontano 1990, al ritorno dalla mia esperienza militare, decisi che avrei dedicato le mie energie e la mia pratica alla ricerca nel mondo interno, perchè secondo me lì si trovava quello che serviva a coltivare un equilibrio ottimale di corpo e mente, cioè di muscoli e intelligenza corporea. Venivo da tredici anni di Kungfu (Gongfu), tra Shaolin, Tamtui, Tanglang, Baguazhang, e ancora Wingchung, Wushu, Taijiquan, in gran parte con il mio maestro e grande amico Stefano Bellomi. Con lui ne avevamo fatte di esplorazioni e di ricerche! Al di là della pratica quasi quotidiana, avevamo fatto dimostrazioni ovunque, scritto articoli, arbitrato gare, vinto gare, fatto viaggi, incontrato maestri, scoperto nuove pratiche che al tempo erano quasi esotiche, ma che oggi si trovano dappertutto.

Il primo sistema di combattimento "interno" per eccellenza in questa fase di scoperta fu per me lo Xingyiquan. Rappresentava il mio ideale di sintesi marziale, poca tecnica, una dozzina di movimenti di animali. Era l'ideale, per me che venivo da una scuola dove esistevano decine di forme a mani nude, decine di combattimenti "promessi", armi, esercizi di riscaldamento, posizioni, e via via tutto quello che con Stefano avevamo accumulato per creare un curriculum ancora più bello e pieno. E' stato un tempo incredibile, quando stai costruendo qualcosa ma sei talmente dentro al processo che non vedi il disegno globale. Non rimpiango quegli anni, che hanno creato la mia solida base di pratica, ma avevo bisogno di sintetizzare e focalizzare su poche cose.

Lo Xingyiquan lo avevo già intravisto in giro per il mondo, ma il primo che mi diede una visione sistematica e completa, integrata con la sua ricchissima filosofia fu il maestro ed amico Yves Kieffer, una delle colonne della scuola del maestro George Charles e della scuola San Yi Quan - Dao Yin. Ci conoscemmo tramite amici ad un seminario di Wing Chung, e da allora è nato un rapporto di amicizia e di condivisione che dura fino ad oggi. Insieme abbiamo scritto "Il Kungfu", un libriccino che cerca di riassumere questa arte e che ha lasciato una impronta molto positiva nei lettori, nonostante oggi sia superato dalla tecnologia della comunicazione. In seguito abbiamo seguito insieme gli insegnamenti di Wang Qiang, maestro di Dachengquan e Qigong, in Francia.

Da Yves appresi la base, e da lì cominciò il lungo viaggio di scoperta, in genere incrociando le braccia durante i seminari che tenni e che ricevetti dal 1990 in poi in Francia, Germania, Scozia, States, Svizzera, Croazia e via via. Le persone qualificate con cui ho studiato sono molte, da Aarvo Tucker ad Allen Pittman, da Henry Look alla scuola del maestro Wang Shujin, a volte con personaggi meno noti ma non meno validi, oppure con amici di pratica provenienti da metodi diversi, condividendo pugni e racconti dei rispettivi insegnanti. Ho tradotto e raccolto in un piccolo testo, "L'arte della semplicità", alcune interviste e articoli sullo Xingyiquan che mi sembravano importanti per una buona conoscenza e una degna pratica. Ai tempi in cui si spedivano ancora lettere, avevo una fitta corrispondenza con alcuni maestri negli States, tra cui un grandioso Kenneth Cohen in Colorado, a cui devo molto.

Quello che porterò a Bologna domenica 8 aprile 2018 sarà il risultato di quasi quarant'anni di pratica e ricerca. Pochi punti essenziali, lavoro e comprensione, e poi raffinare, ripetere, trasformare. Essenzialità, flessibilità e velocità: Xingyiquan è semplice in apparenza, ma non facile se si vuole andare in profondità. A me è servito fare esperienza in molte altre direzioni, dal Baguazhang al Taijiquan da combattimento al Krav Maga, per poi tornare a capire la saggezza del nonno Xingyi. E' stato uno dei metodi più diffusi in Cina nei secoli scorsi per il suo accento sui fondamentali e sulla solidità, ed anche la prima vittima della diffusione del Gongfu, perchè non ha paillettes e lustrini per catturare l'attenzione del praticante di oggi. Nello Xingyiquan originario c'era molto di quello che Wang Xiangzhai ha estratto per codificare l'Yiquan: semplici pezzi da mettere insieme, capire e lavorare per raffinare le qualità del corpo-mente-spirito e uno spirito killer.

Xingyiquan è uno straordinario focalizzatore, come una lente d'ingrandimento quando si vuole concentrare la potenza del sole in un punto per dare fuoco. Senza lo Xingyiquan non sarebbe possibile capire il senso della linea retta nel Baguazhang, e viceversa senza Baguazhang non si possono capire gli animali e le microtorsioni nascoste accuratamente nello Xingyiquan. Non si tratta di imparare forme, ma di capire i fondamentali, e lavorare con corpo e mente insieme, spesso un'impresa per chi si fida troppo della sua forza fisica o troppo delle sua intelligenza. Una volta il corpo aveva la prevalenza, oggi lo ha la mente. Rimettere la mente al suo posto e fare sudare il corpo e farli dialogare insieme è una garanzia per combattere, per la salute e per stare bene.

Bologna, 8 aprile 2018, dalle ore 9.30 alle 13.00 e dalle 14.30 alle 18.00.
Aperto a tutti i livelli, ci saranno spunti e lavoro per tutte le capacità.



Incontri 2018 Europa



Anche quest'anno saremo in giro per il mondo a dare qualche corso di Neijia. Tutti i miei istruttori e allievi sono invitati a prendervi parte e accompagnarmi, se ne hanno la voglia o l'opportunità, perchè si tratta sempre di incontri dove si porta a casa moltissimo, sia in termini tecnici che umani.


Bologna, 8 aprile 2018, mattino e pomeriggio



Lo Xingyiquan è l'anima del Gongfu cinese, un'arte con centinaia di anni di storia e di raffinamento. Conoscere lo Xingyi è uno dei modi più sicuri per entrare nell'ottica marziale interna e comprendere le dinamiche sottili dell'arte del combattere. L'obiettivo è di dare una visione dei principi fondamentali dei Cinque Movimenti, il lavoro di preparazione e le chiavi interne per lavorare lo Xingyiquan in profondità.

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14 e 15 aprile 2018, "Archipel" a Strasbourg (Francia)



Dopo vent'anni è con grande piacere che torno a Strasburgo per un incontro su Baguazhang e Taijiquan presso la scuola "Yang Jia Mi Chuan" del m.o Frederick Plevniack a Strasburgo (Francia) ad aprile 2018. Frederic è un appassionato di spada, una persona squisita e membro di una associazione molto viva, che tra l'altro ha creato il più longevo evento del Taijiquan in Europa, i famosi "Rencontres Jasnieres". Nello studio delle basi del Baguazhang andremo ad esplorare tutti i punti di contatto tra queste due arti interne e rivedendo alcuni degli esercizi più utili per allenare il corpo in modo ergonomico ed efficace.

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Dal 6 al 13 luglio 2018, Università di Stirling, Scozia (UK)



Il mio consiglio è di non perdere l'occasione di partecipare al principale avvenimento europeo di Neijia a luglio 2018: una settimana di Taiji, Neijia, Qigong, Tuishou e armi, il tutto nella cornice spettacolare dell'università scozzese di Stirling. Oltre vent'anni di esistenza l'hanno rodata a perfezione, ed è sempre un grande momento per confrontarsi e scoprire tanta buona pratica e tanti nuovi amici. Il nostro Baguazhang sarà uno dei grandi protagonisti in questo incontro con lo studio del Rushou durante i corsi settimanali.

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Dal 30 giugno al 4 luglio 2018, isola di Pellestrina, Venezia (Italy)



Per i Veneti e gli Italiani un appuntamento "in famiglia": un incontro che esiste da più di trent'anni creato dal maestro Franco Mescola di Venezia ed a tutt'oggi un momento di incontro e di scambio/crescita personale molto interessante nel panorama italiano. Insegnanti esterni si alternano nell'insegnamento agli insegnanti de CRT nella pratica del Taijiquan e del Qigong. Il contesto naturale, l'isola di Pellestrina nella laguna veneta, e l'alloggio spartano lo rendono un'esperienza molto intima.

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Taiji Forum, settembre 2018 ad Hannover (DE)



Aleggia ancora un certo mistero intorno al terzo incontro europeo di Hannover del 2018 e sui suoi temi, che comunque avranno verranno comunicati da qui a breve. Anche quest'anno l'organizzatore, il maestro Nils Klug, ci ha aperto le porte per andare ad insegnare, ed abbiamo colto l'occasione per tornare ad Hannover. Il tema sarà sul lavoro a due e sull'ascolto, quindi un altro capitolo fondamentale per entrare nel vivo della pratica marziale sottile.


lunedì 22 gennaio 2018

2018 BGZ date corsi



Ecco le date degli eventi del Corso Istruttori Baguazhang stile Sun Lutang scuola Ziran:


Secondo anno corso Unicorni:

- 10 febbraio 2018 (2.3)

- 10 marzo 2018 (2.4)

- 7 aprile 2018 (2.5)

- 5 maggio 2018 (2.6)

- 16 giugno 2018 (2.7)

L'ultimo incontro (2.8) si terrà nel mese di settembre/ottobre.


Terzo anno corso Leoni:

- 24 marzo 2018 (3.7)

- 12 maggio 2018 (3.8)

- settembre 2018: fine corso triennale, recap e approfondimento finale

- ottobre 2018: esame conclusivo e consegna attestati/diplomi + grande pranzo insieme

Tutti gli incontri si tengono di sabato mattino al parco di via Puccini a Caldogno (Vicenza)
Inizio previsto ore 9.00, termine ore 13.00
Per chi arriva prima, cappuccino e brioche in pasticceria alle ore 8.30.

Sono possibili incontri uno-a-uno extra curriculum per approfondire temi o rivedere argomenti specifici, basta mettersi d'accordo con l'insegnante.

Disponibilità ad organizzare seminari presso le scuole degli istruttori sui temi del corso, sul Baguazhang o su altri temi: Xingyiquan, Yiquan, Qigong, Medicina tradizionale cinese, Tuina, Meditazione.



giovedì 28 dicembre 2017

Non paura



Uno dei più grandi regali che possiamo offrire agli altri è di diventare la dimostrazione di non attaccamento e di non paura. 
Questo è un insegnamento vero, più prezioso di qualsiasi denaro o risorsa materiale. 
Molti di noi sono molto impauriti e questa paura distorce le nostre vite e ci rende infelici. 
Ci attacchiamo agli oggetti e alle persone come una persona che sta affogando si attacca si aggrappa ad un tronco che galleggia. 
Praticando la realizzazione della non discriminazione, vedendo l'interconnessione di tutte le cose e la loro impermanenza, e condividendo questa saggezza con gli altri, facciamo il regalo della non paura. 
Ogni cosa è impermanente. 
Questo momento passa. 
Le persone se ne vanno. 
Ma la felicità è ancora possibile.
- Thich Nhat Hanh, "Come amare" 
Buon Natale!

giovedì 7 dicembre 2017

Il tempo


L’allodola

canta per tutto il giorno,

ed il giorno non è lungo abbastanza.


Matsuo Basho

(1644 – 1694)

sabato 2 dicembre 2017

Collezione di figurine



"Pensa che ironia, Gigio, scoprire dopo vent'anni di pratica che le cose importanti nelle arti marziali si imparano, ad esempio, già nei primi sei mesi di boxe o di un'altra pratica. E tu hai girato in tondo per vent'anni per niente o quasi... ", mi dice stamattina Sergio durante la nostra sessione di sparring in garage. Bum, colpito dentro e fuori. Con Sergio è normale non vederlo e sentirlo solo. Sembra un pensiero peregrino: si  praticano mille tecniche, mille forme e mille sistemi, ma l'efficacia e l'essenza marziale si nasconde nelle cose semplici. E questi vale anche e soprattutto nel Baguazhang e nel Neijia, se lo si vuole capire bisogna semplificare tutto, come in matematica.

Forse oggi l'efficacia in un contesto reale non è quello che viene ricercato: insegnare arti marziali comporta oggi troppi rischi, troppe responsabilità e richiede un impegno che appare smisurato ad un neofita-cliente: "Non finisci mai di imparare, se tiri dentro davvero scopri che la pratica è dura, e dura fino alla fine della tua vita, non arrivi mai a raggiungere un punto finale. Questo fa paura". E bravo Sergio. Ho una grande stima della sua concretezza e delle sue abilità, che negli anni si sono affinate in un modo bilanciato. Sergio per me è un esempio di come si può crescere grazie alle arti di combattimento.

Penso sulla quantità sterminata di foto sul web, tutte in posizioni ad effetto in posti mozzafiato e con il costumino di seta bello, e mi rendo conto che ci siamo dentro tutti, in questo processo di camuffamento, di scambio del "quid pro quo". L'arte marziale è diventata l'arte dell'immagine, quella delle figurine, e poco importa se dietro c'è poco o nulla. Tutti facciamo qualcosa che viene certificato, facciamo parte di qualcosa, ci sentiamo qualcuno, l'aspetto sociale e di facciata è diventato lo scopo della pratica. Quando ho iniziato quarant'anni fa non era così, era molto più concreto, più semplice da capire, e chi tirava dentro era bravo, gli altri ci provavano. Ancora oggi uso felpe e pantalonacci per praticare, mi sembra più onesto, ma quando bisogna fare scena, anch'io uso il costumino.

Leggo e confronto lo stile di marketing con alcuni vecchi libri vintage di boxe americana, Jack Dempsey che insegna come "combattere duro" da sottotenente delle guardia costiera USA nel 1942 con avversari in mutandoni, in piedi, a terra, dove serve, a volte simpaticamente ridicoli ma grintosi, e non dubito dell'efficacia. Una ventina di tecnica tra percussioni, strangolamenti, leve basiche, scarne e dirette, nello stesso periodo storico in cui Imi Lichtenfeld creava il Krav Maga in Israele. Grosso modo ci siamo, ritrovo lo stesso sapore aspro e fisico d'impatto, che secondo me era anche quello dei tempi di Sun Lutang.

Si racconta che Sun fu invitato da un amico nel Nordest della Cina per insegnare presso una associazione di arti marziali. Al di là delle lezioni tenute, la cronaca di quell'anno è scarna ma interessante: già anziano, fu sfidato da un boxeur occidentale, e Sun serenamente accettò,  ma all'ultimo si annullò l'incontro per timore di rappresaglie se Sun avesse vinto (come sembrava probabile); su richiesta della comunità locale Sun cacciò, inseguì e catturò un bandito che imperversava nelle zone da tempo, a mani nude e vivo, e lo consegnò alla milizia locale; e alla fine tornò a casa. Ordinaria amministrazione.

Sun non era l'unico, era proprio il periodo storico così, da Fu Chengsun a Wang Xinagzhai, che andavano da una scuola all'altra per imparare con umiltà o per sfidare i maestri e vedere chi la portava a casa. Questa era la vecchia scuola, la Vecchia Guardia, quella che Napoleone voleva sempre intorno a sè quando la situazione di faceva difficile. Mi torna in mente anche il famoso Chang Dung Shen, nato nel 1908, la celebre "farfalla che vola" della lotta cinese (Baoding Shuaijiao), che dal 1933 in poi vinse qualsiasi incontro, forte di metodo che di elegante non aveva davvero nulla, ma funzionava alla grande, proprio come le mani e la pancia del grande Wang Shujin o l'Aikido potente del guardiano dell'Hombu Dojo, Saito.

Collezionare figurine è bello, lo ammetto, ci immortala in una dimensione in cui per un attimo sembriamo essere qualcosa d'altro da ciò che siamo. E' il bisogno di sfuggire alla realtà, di non essere qui ora, ma sognare di essere altro. No, non funziona così, è solo scappare dal momento, e lo Zen è essere qui ora. Mi piacerebbe che i ragazzi tornassero a mettersi in gioco e a tirare quattro pugni veri, e non solo sui sacconi o nei drill, ma scoprissero loro stessi e quello che loro vogliono. Ne abbiamo bisogno oggi più che mai.