domenica 27 dicembre 2009

Toccare le radici del Bagua - A. Hsu

Toccando le radici del Bagua
L'uso, l'autentica base del Bagua Zhang
di: Adam Hsu


Il nome, bagua zhang, consiste in tre caratteri cinesi. Sono semplici, facili e tutti li possono tradurre. "Ba" significa il numero otto. "Gua" significa trigramma. "Zhang" significa palmo.

In genere la gente guarda il nome, mette insieme "otto" e "trigramma" e quindi ritiene che ci sia una intrinseca relazione con l'I Ching, il noto libro filosofico cinese. Certo "palmo" è ciò che noi usiamo per difendere ed attaccare. Quindi, pensa la gente, "ba gua zhang" è uno stile di arte marziale basato sui principi dell'I Ching. Questo è un malinteso comune sia in Cina che all'estero.

Prima di tutto, "ba" non si riferisce ai trigrammi dell'I Ching. Nell'allenamento del bagua zhang "ba" ha due divisioni: 1) otto aree o direzioni fuori dai nostri corpi, e 2) otto aree del nostro corpo. Possiamo chiamare le aree fuori dal nostro corpo davanti, dietro, destra, sinistra e le quattro diagonali in mezzo. Oppure possiamo chiamarle nord, sud, est, ovest, sudest, sudovest, nordest e nordovest. Non farebbe male neanche chiamarli cielo, terra, tuono, acqua, montagna, vento, sole e lago, i nomi che l'I Ching dà agli otto trigrammi. Potrebbero anche essere chiamati seplicemente uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette e otto!

Le otto aree del nostro corpo sono il piede, il ginocchio, l'anca, il bacino, la schiena, la spalla, il gomito e le mani. Ogni area deve essere allenata a perfezione in modo che il praticante di Bagua possa applicare le tecniche marziali in maniera efficace.

Per quanto riguarda i «gua» (trigrammi), l'I Ching dice si che sono otto e che oto per otto fa sessantaquattro. Ma il messaggio di base all'interno di questa semplice configurazione è di dare struttura al punto di vista cinese in relazione con il mondo, e dimostrare che questo punto di vista è basato su una teoria. Verificare la fortuna di uno o il suo destino è solo un aspetto limitato dell'opera.

Piccola o grande, gli antichi cinesi basavano la loro vita su leggi naturali, vivevano con la natura e cercavano una società armoniosa. La base su cui venivano condotte le loro vite era il bene della società, il funzionamento morbido delle relazioni e il servizio preminente dell'individuo nei confronti dei bisogni della società. Per esempio, diversamente dagli occidentali, che vede il progresso come una freccia dritta lanciata alta e lontana, la filosofia cinese dice che tutte le cose si sviluppano o progrediscono in cerchio, viaggiando in cerchio continuamente. Le stagioni costituiscono un ciclo C'è un ciclo di luce e buio ogni giorno. Il bocciolo al suo momento più bello è già all'inizio del declino. E nel più rigido inverno, non ci si deve perdere d'animo perchè la primavera è appena dietro l'angolo.

I cinesi guardano al mondo in questo modo, conducono i loro lavori in questa maniera, si rapportano agli altri e gestiscono le loro vita in base a questa teoria. Credono che nel bel mezzo del successo, sempre si stia preparando il disastro (persino gli scoiattoli sanno come farlo). Durante il momento più duro di un periodo difficile, tieni alto il morale perchè il momento del cambiamento si avvicina.

Ebbene si, anche il Jung FU cinese è basato su questo principio e il Bagua non è una eccezione. Ma dire che la pratica dei cambi di palmi di Bagua sia basato sull'I Ching è inaccurato e non vero.

Secondo i dizionari popolari, la traduzione del termine cinese “zhang” è palmo. In ogni caso le arti marziali cinesi usano molti termini comuni in modo specialistico e una parola come “zhang” non può essere adeguatamente definita in normali dizionari. I dizionari di Kung Fu sono molto importanti. In Cina ne sono stati pubblicati cinque o sei. Hong Kong ne ha una. A Taiwan uno è stato pubblicato privatamente e un altro supportato dal governo, sono stati compilati. Ma una consultazione con tutti i dizionari utilizzabili dimostra che nessuno ha sufficientemente discusso la differenza tra i termini delle arti marziali e i termini comuni.

Nel Kung Fu “zhang” non si riferisce solo al palmo ma deve includere l'intero braccio dalla punta delle dita alla spalla. Quando una tecnica di un praticante di Kung Fu ha raggiunto il livello più alto, “l'intero corpo diventa un palmo”.

Se qualcuno vuole comprendere termini del Kung Fu come “bagua zhang”, persino questi tre semplici caratteri, devono riconoscere che questi dizionati, libri e persino l'I Ching non servono. Inoltre, queste fonti molto probabilmente indurranno in errore la ricerca.

L'approccio corretto è di verificare il bagua da soli. E il modo per fare questo non è di enfatizzare troppo i suoi bellissimi movimenti. E neppure si può fare attaccando un significato speciale al suo ruolo molto benefico come esercizio fisico per la salute. Il vero significato può essere trovato solo nel ritornare alle sue radici: l'uso. Gli aspetti della salute e movimenti aggraziati unici sono aspetti del bagua che lo possono solo rendere più ricco e espandere gli orizzonti. Ma senza radici, la bellezza è superficiale e gli esercizi molto probabilmente includeranno braccia e gambe lasciando il torso troppo inerte per farne beneficiare gli organi interni.

Alla fine, bagua è stato creato come arte marziale – e ancora lo è!

© Copyright 1998 Adam Chi Hsu. All Rights Reserved.

sabato 26 dicembre 2009

Liang Zhenpu BGZ

Lo stile di Liang Zhenpu rappresenta la "via media" tra le scuole di Baguazhang di Cheng Tinghua e Yin Fu, che già comunque anche all'interno sono ampiamente differenziate.

L'accento della scuola Cheng è sull'aprire la "piccola porta" delle braccia per accedere alla "grande porta" del corpo e poter gestire il baricentro dell'avversario usando squilibri, sbilanciamenti e colpi ravvicinati. Potremmo definirlo uno stile "corto" di Bagua.

Generalmente Yin Fu ha invece un approccio più lungo, basato su posture di Ma Bu e Pan Ma Bu con lunghi attacchi di calcio e di pugno che tendono a colpire la porta piccola e la porta grande insieme.

Stiamo generalizzando, sia chiaro: ad esempio lo stile Gao (di derivazione Cheng) ha più di 64 tecniche lineari di gusto molto Xingyi, mentre He Jingbao ha un Bagua di scuola Yin Fu basato sugli Otto Animali molto rotondo e armonico, quindi: tutto è vero e niente è vero (tipico del Baguazhang).

Ma se comunque ci vogliamo attenere a questa grande divisione storica in due branche principali, lo stile di Liang Zhenpu si colloca idealmente a cavallo delle due, integrando elementi dello stile Cheng e dello stile Yin. Liang è stato il più giovane allievo di un Dong Haiquan ormai anziano, all'alba del suo ritiro dalla scena marziale di Beijing.

I suoi otto cambi Xian Tian hanno un sapore unico, perchè sono lineari nella concezione del movimento, quindi molto Yin, e usano la torsione del corpo solo nelle transizioni di movimento (in questo modo l'applicazione di base è chiaramente individuabile). Il primo palmo è una semplice rotazione del palmo esterno in Yang Zhang (postura classica delle tecniche lineari) e una entrara di palmo teso verticale, in genere a gruppi di tre (Lao San Dao).

I riferimenti allo stile Cheng sono invece visibili soprattutto al terzo cambio (una uscita esterna a palmi uniti), al sesto cambio (una tecnica di sbilanciamento e proiezione) e al settimo cambio, dove i "palmi che crollano" richiedono una buona dose di equilibrio per essere praticati correttamente senza provocare vertigine.

La scuola Liang ha avuto molti rappresentanti illustri, su cui primeggia Guo Gumin, combattente di grande esperienza, e Li Ziming, grande divulgatore a Beijing in qualità di presidente della Associazione degli Otto Trigrammi. Attualmente i suoi numerosi allievi e gli allievi di Guo e degli anziani maestri stanno propagando il metodo, evidenziando numerose "varianti" personali.

Ho studiato molti anni fa questo metodo da Loriano Belluomini, e l'ho rivista e confrontata in almeno altre quattro varianti dello stessa scuola. Per la sua essenzialità e per la sua chiarezza la ritengo un ottimo metodo da praticare per avere una visione chiara delle applicazioni e il sapore circolare del Baguazhang.

Sulla base della mia esperienza, ho riscontrato similitudini interessanti nelle applicazioni con il metodo di Sun Lutang, al di là delle differenze di movimento dello stile. In origine i movimenti erano sicuramente pochi, essenzialmente principi applicabili in molti modi diversi, forse neppure tutti e otto quelli che abbiamo oggi. Ritrovare questi elementi è un indicatore di qualità del metodo, perchè indica l'origine.

mercoledì 23 dicembre 2009

Perfezione dell'imperfezione














Il cerchio, simbolo di perfezione.

L'imperfezione della neve, che si scioglie con la pioggia.

Tanto lavoro per nulla.

Esattamente come deve essere.

Cinque pugni
















Wu Xing Quan, cinque pugni dello Xingyiquan:

- Pi Quan sale e scende in un solo respiro, come una scure che taglia.

- Beng Quan estende e contrae in un solo respiro, come scoccare una freccia dall'arco.

- Zuan Quan rovescia e buca in un solo respiro, un fulmine, come un geyser d'acqua che erutta.

- Pao Quan è aprire e chiudere in un solo respiro, come lo sparo di un cannone.

- Heng Quan rovescia e incrocia in un solo respiro, come una sfera di acciaio che rotola.

(Nella foto d'epoca, Sifu Fu Jianqiu in Bengquan)

lunedì 21 dicembre 2009

Quando sei in perdita












Quando sei in perdita, cerca di restare in equilibrio
Nulla, di ciò che è materiale, è reale e permanente nella vita
Il tuo spirito, la tua volontà e il tuo impegno sono reali e veritieri
Fai come se non esistesse la miseria
Sincerità e verità sono reali e permanenti
Gioisci dell’impegno nella ricerca del nulla.

sabato 19 dicembre 2009

Due anni fa...

Giusto due anni fa, in mezzo alla neve, questo blog ha visto la sua nascita. Stavo percorrendo i Nove Palazzi e sono stato colpito da un pensiero: e se condividessi i miei pensieri con un blog sul Neijia? Di acqua sotto i ponti ne è passata tanta, e nel frattempo ho cambiato anche il mio modo di praticare - e di scrivere su queste pagine.

Non è cambiato l'atteggiamento di fondo: la mia conoscenza è limitata, il tempo di questa vita è breve, e ognuno fa del suo meglio, in tutta onestà, per progredire e capire quello che può dell'arte del combattimento. Ho avuto molta fortuna nell'incontrare molti insegnanti e maestri lungo la strada, e condivido il mio pensiero e la loro grande conoscenza.

Il mio primo maestro è stato un ragazzo mio coetaneo, pieno di energia vitale e con un talento naturale per il combattimento, una intelligenza istintiva straordinaria e "naso" per le situazioni. Lui capiva al volo quello che io impiegavo mesi a capire razionalmente. Siamo stati Drago e Tigre per 12 anni, un tempo incredibile se ci penso oggi.

Poi sono diventato insegnante a mia volta, e con molta arroganza (ci penso ancora oggi) e coraggio mi sono messo a condividere le mie quattro cose. Non so dove ho letto la storia di un uomo americano che aveva imparato una decina di tecniche di Judo da piccolo leggendo un libro trovato per caso. Tanti anni dopo, quando finalmente ebbe la fortuna di trovare un insegnante, l'insegnante rimase sbalordito di quello che quet'uomo da solo era stato capace di imparare da un libro. Le sue tecniche non erano certo raffinate, ma funzionavano molto bene.

Sono stato onorato di trovare tanta gente che ha creduto in me, come sono ben cosciente dei miei limiti quando le critiche mi piovono addosso. Nè le lodi nè i disastri cambieranno il mio modo di pensare, salvo aiutarmi a capire cosa posso e devo cambiare. E non finirò scrivendo di arti marziali: Myamoto Musashi lo scrisse chiaramente: non parlare di arti marziali, alzati e vai a praticare.

E come scrisse Sun Lutang: "Se lo studente è coscienzioso nella pratica, nel tempo non gli sarà difficile ottenere le meravigliose abilità delle arti marziali. I libri contengono i principi reali così come li ho studiati dai miei insegnanti. Se i miei colleghi troveranno errori nei miei libri, sarò loro grato profondamente del loro insegnamento".

(Nella foto, Chuan Zhang in cerchio, fatto questa mattina dalla pratica nella neve. Jiu Gong Gui Yi!)

venerdì 18 dicembre 2009

Festività 2009 - 2010 Anno della Tigre














BUONE FESTE e un sereno 2010 !

Quando eravamo più vicini alla natura, con meno suppellettili e mezzi di comunicazione, ma con più tempo per noi, il solstizio d'inverno, questo passaggio dal buio alla luce, era davvero il momento simbolico cruciale per l'essere umano e per la natura.

Auguro a tutti i lettori del blog un fine anno all'insegna della tranquillità e un nuovo anno sereno. In febbraio inizierà il nuovo anno cinese, quello della Tigre, che sarà sicuramente un grande anno (anche perchè il mio segno è quello della Tigre!).

Questo concetto di "serenità", che non esiste in altre lingue, riflette una sicurezza di fondo dell'uomo latino, chiaro come il bel tempo e allo stesso tempo equilibrato, non eccessivo, capace di accettare il bene e il male con il giusto stato d'animo. Un atteggiamento di equilibrio daoista e di accettazione e compassione buddhista.

Nutro la speranza che tutti i "marzialisti" riescano un giorno a capire l'essenza profonda del combattere, che non è legato al potere e alla paura, ma parla di armonia con la vita, di crescere e di trasformarsi, migliorando in qualità, aumentando la capacità di ascoltare se stessi e il mondo.

Ho la speranza che praticando - davvero - le arti marziali, impariamo la più grande lezione: liberarci delle paure guardandole in faccia, diventando liberi da pregiudizi e convinzioni inutili, affrancarci dalle dipendenze psicologiche per essere pienamente Maestri di noi stessi. Non è mai troppo tardi.

Un pensiero speciale per i miei amici e allievi:

"Lo spirito della Tigre si nasconde anche nella madre che nutre i suoi cuccioli".

Buone Feste!

mercoledì 16 dicembre 2009

Lamento di un praticante














Voglio essere sicuro, imbattibile e avere grandi nomi, ma solo da sbandierare.

Voglio forme e combattimenti liberi, ma non ho palle per praticarle.

Voglio sapere come uccidere, ma non mi interessa saper guarire.

Voglio maestria dell'arte, ma non so neppure cambiare le mie abitudini.

Voglio tutto senza dare niente, e sono persino annoiato dalla pratica.

Voglio l'abito in seta, e lo indosso solo per farlo vedere.

Voglio la spada più bella, e poi la butto via come ferrovecchio.

Perchè allora alzarmi al mattino presto per praticare nel buio, al freddo di dicembre?

martedì 15 dicembre 2009

Allenarsi al mattino

Mi piace allenarmi al mattino, quando non c'è nessuno in giro, e nei parchi all'aperto ci sono solo io e qualche altro disperato che corre al buio.

Napoleone diceva che il vero coraggio è quello del mattino presto, quando ancora non c'è luce e dobbiamo contare solo sulle nostre riserve personali di adrenalina e di motivazione. Lui parlava di attaccare battaglia, per me si tratta di buttare i piedi fuori da sotto le coperte e affrontare il freddo in casa, il sonno e tutti i pensieri alternativi, e focalizzarsi su lavarsi, vestirsi, coprirsi bene e uscire di casa.

Ho la fortuna di avere un piccolo parco vicino a dove abito, e di non abitare in una città affollata. In tre minuti a piedi raggiungo lo spiazzo, e questo tragitto breve mi consente di risvegliarmi definitivamente. In genere in questa stagione ci pensa comunque il freddo a svegliarmi.

La pratica del mattino è magica per molti motivi. Intanto è una pratica principalmente energetica, non per la potenza fisica (per quello meglio allenarsi la sera). Inoltre l'orario presto del mattino permette di avere una mente chiara e ricettiva. Infatti non è un caso se l'orario migliore per la meditazione è quello del mattino prestissimo, tra le 3 e le 5.

Alle sei del mattino si approfitta comunque del benessere di una mente riposata e aperta. Le migliori intuizioni arrivano a quest'ora: la comprensione di quello che sto facendo, la gioia di sentire il corpo che lavora bene e che finalmente integra le informazioni, la capacità di uscire dalla visione ristretta del movimento e di integrare tutto il corpo, il prima e il dopo, lo spazio e il tempo.

Sono piccole illuminazioni, ma rendono la giornata decisamente migliore, più vivace e con un grande senso di soddisfazione che mi accompagna, il corpo è rilassato e tonico, e lo spirito è più alto. Poi, mentre mi dirigo verso casa, il sole sorge, ed è davvero un momento speciale, io e lui, il cielo che si apre e che mi saluta. Mi sento parte dell'universo. Auguro a tutti i praticanti di acquisire presto questa nuova abilità, che nasce vincendo la pigrizia e il freddo.

(Nella foto, un maestro di Baguazhang che di traversie ne ha sapute affrontare molte nella sua vita, e sicuramente si è alzato molte volte presto al mattino: Wang Peisheng)

domenica 13 dicembre 2009

Il tempo di crescere

Cosa vediamo quando guardiamo?

Vediamo quello che vogliamo vedere. Se sono arrabbiato, quello che vedrò non farà altro che farmi arrabbiare ancora di più. Se ho deciso di tornatre tranquillo, invece, andrò in campagna e vedrò cose belle che mi calmano. Se sono un rissaiolo, il primo stimoloqualsiasi mi provocherà una reazione adrenalinica. Se sono triste, la vita mi sembrerà priva di significato. In Programmazione Neurolingustica si dice: "Per un martello, il mondo è fatto di chiodi".

Quando guardo la pratica, mi sembra sempre insufficiente e fatta di cose che non riesco a comprendere e a mettere nel corpo con la velocità che vorrei. In realtà va bene così, perchè se trovassi subito la Verità, ne sarei piuttosto stanco in breve tempo. Non ci sono scorciatoie, il tempo passa uguale per tutti, sta a noi metterlo a frutto nel modo migliore, anche se questo a volte significa rinunciare, perdere, accettare e usare compassione.

Per crescere nel Baguazhang avevo bisogno di un valido paio di braccia, che mi mettesse in discussione e mi facesse vedere i limiti della mia pratica. Nella mia visione "pessimistica" avevo sempre avvertito questo come un forte handicap e non vedevo soluzioni. Così ho iniziato a praticare da solo, come sempre ho fatto, ma stavolta senza darmi obiettivi, tranne uno: che quello che praticavo mi piacesse, mi facesse stare bene. Cosa vuol dire "piacermi"? Che doveva avere un senso, essere efficace e pratico in una situazione di confronto fisico, che nascesse dal corpo in un modo naturale, e che rispettasse i principi della MTC e del Neijia in genere. Salute, buonumore e autodifesa insieme, come diceva nonno Sun.

Nonostante i buoni propositi, la pratica è fatta di giorni sì e di giorni no. Nei giorni si, sembrava che tutto andasse benissimo, perfetto, motivante e corroborante. Nei giorni no, invece, tutta la pratica era messa in discussione, il senso, la correttezza, il perchè stesso della pratica. Per fortuna viaggiando ho sempre incontrato maestri e amici che mi hanno dato indicazioni per la strada, dicendomi a che bivio girare e cosa guardare per non sbagliare la strada. Avere studiato lingue mi ha sempre aiutato molto, oggi lo riconosco, sembra quasi che così dovesse essere da sempre.

Quando ormai non lo cercavo più, è arrivato il paio di braccia che cercavo, un compagno di pratica, un praticante completo, formato, con una sua Via personale di fronte a sè, ma anche un compagno di grande spirito e di grande umiltà, che del Baguazhang ha condiviso da sempre la filosofia. Poi è arrivato un allievo da formare, nuovo, senza esperienza ma con grande voglia di conoscere, e ha fatto crescere in me l'insegnante. Poi è arrivata una persona da Est, e ancora una persona da Ovest, e alcuni amici da Nord, e il gioco continua.

Adesso è il tempo di nuove domande, come per esempio: qual è la didattica giusta per far crescere queste persone? Sto cambiando grazie a loro, e gliene sono grato. In un mondo di esseri sempre più isolati e incapaci di scambiare anche solo due parole, mi sento triste per loro. Baguazhang è una macchina che "mangia e risputa" il praticante e lo stile che pratica. E' impressionante il lavoro di trasformazione che fa, agendo su tutti i livelli della persona. Per me oggi è difficile separare crescita fisica, tecnica e psicologica (e spirituale), perchè tutte sono interconnesse nel modo di nuoversi e di interagire del corpo con gli altri - e con se stessi.

Ieri abbiamo fatto una mattinata di scambi con Sergio e Luca. Quando finiamo gli allenamenti, siamo sempre caricati, sereni, stiamo bene, siamo arrivati a definirla una pratica "curativa", che rianima e rasserena, che ci mette a confronto con noi stessi ma ci regala tempo ed energie nuove. Nessuno di noi si sente Rambo o vuole uccidere persone, ma sentiamo che abbiamo fatto dei passi avanti verso una nuova modalità di essere.

Il passaggio importante - una delle Porte dell'Interno - è il fatto di abbracciare la propria Via. Abbracciarla è di più che non accettarla, implica che siamo parte attiva in questo processo di partecipazione e di sviluppo. Luca diceva ieri: "Mi rendo conto che non è possibile imparare Baguazhang se non c'è un atteggiamento mentale attivo, aperto, che va davvero incontro nall'arte e a se stessi, e ciònonostante ci sono sempre nuove porte da superare". Se soltanto c'è una minima resistenza, Baguazhang non lo si può imparare, perchè chiede una partecipazione totale.

Invece di cercare il modo per tagliare la linea dell'altro, è fondamentale imparare ad allungare la nostra linea. Scorrere con il Dao, fluire come il fiume di Siddharta, abbracciare il proprio Fato. Questa diventerà allora una straordinaria "umana avventura", che è bella ogni momento, perchè ogni momento ha significato, e ne comprendiamo perfettamente i limiti.

Come superare i limiti personali, quelli imposti dall'esterno, i momenti bui, la stanchezza e la distanza da un buon insegnante o da una buona fonte di conoscenza? Essere sereni, sorridere, sapere che anche questo fa parte del nostro training, del nostro allenamento, che è già iniziato anche se non lo sappiamo. Bisogna riconoscere il Trionfo e il Disastro come i due veri grandi bugiardi. Chi abbraccia la sua vita, cresce, questo è certo.

martedì 8 dicembre 2009

Un passo in più

Si avvicina Natale e il nuovo anno, un 2010 pieno di incognite. Vado a prendere l'olio a casa di mia sorella, e rifletto sul senso delle cose. Mia sorella è molto generosa, per sua natura, e tutti quelli che la conoscono lo sanno e ne sono - secondo me - segretamente affascinati, e lo dimostrano ricambiando. Lei fa sempre un passo in più, per andare verso l'altro. E' la sua natura.

Ne conosco altri: mia madre, altra persona che di passi in avanti ne ha fatti sempre. Mia moglie Laura. E l'elenco potrebbe essere lungo. Ma nella mia vita sono stato molto fortunato: tutti gli amici, specie gli amici "marziali" hanno questo particolare talento, e forse è per questo che ne nascono amicizie che durano anni ed anni, dove il piacere di vedersi è prioritario a tutto il resto.

Stamattina, in un negozio, mi interessava un maglione, e ho chiesto di vederlo. Aveva un filo tirato, onestamente non era vendibile, ma la commessa ha rapidamente risolto la questione: "basta tirarlo dentro". Da lì sono nate delle riflessioni, sul fatto che il modo di vivere di oggi non permette più di fare passi avanti, ma solo passi indietro, pensare solo al proprio interesse, sbarrare le porte e ricavarne il massimo. Mi viene da pensare a coloro che investono e rischiano la loro vita per gli altri: che banda di stupidi!

Ogni Natale è un momento di bilancio, e il tempo di questi giorni - insieme a qualche nuvola scura nel mio umore - mi spinge ad essere introverso. E ieri sera qualcuno è venuto a trovarmi per portarmi il suo regalo di Natale in anticipo, "perchè ho pensato che ne hai bisogno adesso". E' una bella campana tibetana, un coppa che ha una vibrazione speciale, alta, serena, che libera, e che richiede una certa capacità per farla suonare e vibrare intensamente.

Anche lui ha fatto un passo in più. Ha pensato ad un altro, non a se stesso. Oppure forse si, si pensa a se stessi facendo qualcosa per gli altri. Ad un certo punto non sappiamo più perchè lo facciamo, è un processo automatico. Sapendo un'altra persona felice, siamo felici anche noi, forse di più.

Nella mia vecchia famiglia indiana di meditazione mi hanno spiegato del Bank Karmik Account: là vengono registrati tutti i gesti di generosità. Solo quelli fatti verso altri hanno un valore e vengono accreditati, quelli che facciamo noi per noi stessi non ne hanno. Quando invece non diamo e potremmo, quello viene registrato come un addebito.

Fare un passo in più è quello che ci insegna a superare i nostri limiti, ad andare avanti, e ad essere confidenti nella grandezza della Vita. Il fiore sboccia senza chiederci soldi per farsi vedere, la madre nutre il figlio senza poterne ricavare nulla, la terra si riposa in inverno per tornare a dare il meglio di sè in primavera. Gratis!

Fare un passo in più è la chiave per scoprire e capire se stessi e il mondo. Senza quel passo in più, il passo della "fede", non scopriremo mai l'inaspettato. Senza generosità non c'è crescita, non c'è scambio, non c'è vita. Se tutti tiriamo indietro, il mondo diventa un incubo nel quale solo la violenza può risolvere le questioni.

Fare un passo in più diventa un'abitudine, al quale non sappiamo rinunciare. Dà sapore alla vita e ai rapporti, mette in pace l'animo e ci rende facili e sereni verso la vita. E abbassa la pressione.

Grazie Sergio.

domenica 6 dicembre 2009

Centrarsi

Tanti tanti anni fa una cara amica che stava per andare a vivere in Oriente mi spedì dalla Cina una cartolina.

Rappresentava un Buddha seduto, che troneggiava in una sala di un tempio, non ricordo più se fosse del Cavallo Bianco (Pai Ma Shi).

Lei non ha mai saputo quanto quella cartolina mi sia stata di compagnia e di ispirazione in questi lunghi anni di pratica, di meditazione e di ricerca di serenità e centratura.

L'Arhat è da anni nello studio, e mi fa compagnia con la sua postura dritta, gli occhi socchiusi e l'atteggiamento serio ma sereno.

Questa postura è il messaggio di questi ultimi due giorni: ricercare la centratura e l'equilibrio.

Un abbraccio virtuale a tutti i ragazzi di Pula. Buon Natale, buon 2010 e l'appuntamento è solo rimandato. Siete nel mio cuore.