sabato 1 novembre 2008

Dragon - Stefano Bellomi

Proprio oggi ripensavo, dopo il training di Baguazhang con Luca di Treviso, al mio passato di allievo di arti marziali cinesi. Sono passati trent'anni, ma certi ricordi sono davvero indelebili. Sono gli anni di apprendistato, quelli in cui era tutto eroico, quando partivo per andare a fare stage con il mio maestro Stefano Bellomi.

Si andava a vedere gli altri maestri, in Toscana a vedere le "vere scuole cinesi" che di cinese non avevano nulla, ad imparare a Milano Wushu (il primo, quello tosto), Baguazhang, nuove tecniche e nuovi metodi, a studiare arbitraggio a Napoli, a Ischia, a fare dimostrazioni a Venezia, a Milano al Palalido, nelle palestre gelide di mezza Italia a sudare come pazzi per giorni interi, a imparare forme, a incrociare i guantoni, ad affilare le armi.

A Venezia, anzi a Mestre, una sera durante una dimostrazione al Palazzetto dello Sport "Taliercio" conobbimo Linda Lee Caldwell, la vedova di Bruce. Una donna affascinante, accompagnata da Bill Wallace, la gamba sinistra più veloce del mondo. Scattai una foto a Linda con Stefano a fianco, e a noi sembrava di toccare il cielo con un dito.

Era la persona più vicina a Dragon, a Bruce Lee, al nostro "maestro spirituale". Questo pomeriggio in televisione ho rivisto per caso "Dragon", la ricostruzione della vita di Bruce. L'avevo visto già quando era uscito anni fa, e non mi aveva troppo colpito. Conoscevo troppo bene la storia di Bruce per farmi incantare da questo remake. Ma oggi ci sono stati momenti in cui mi sono commosso, in cui avevo davvero il groppo alla gola. La vita di Bruce, per quanto romanzata in quel film, descrive delle cose che in qualche modo tutti noi abbiamo condiviso: valori, sogni, emozioni, sofferenze, riscatti.

E quando penso a Dragon, a Bruce, non posso mancare di ripensare a Sifu Stefano Bellomi, anzi, a Stefano. So che è assurdo chiamarlo "il mio Maestro", ma è a lui che devo davvero quello che sono oggi, la grinta, la voglia di superare i miei limiti, la passione, il desiderio di andare avanti e scoprire. Sono orgoglioso ancora oggi di essere stato il suo braccio destro per tanti anni, e Stefano era una forza della natura, un istinto naturale per il combattimento e per capire al volo cose che io non capivo neanche dopo mesi.

E come Bruce aveva una cosa ben chiara: che aveva ancora poco tempo per lasciare la sua traccia nel mondo. Giusto 28 anni.

Stefano ha lasciato una impronta indelebile in tutti noi suoi allievi e amici, e i suoi genitori hanno ancora un grande numero di persone che li contatta da tutto il mondo per sapere come stanno. Alcuni piccoli Stefano sono venuti alla luce e portano il suo nome in memoria della sua grande generosità umana. Io ho cercato di fare un'altra cosa: di portare avanti il Kungfu secondo la mia strada, ma sempre con Stefano in mente. Gli ho dedicato il mio secondo libro, per quanto questo non gli renda giustizia.

Con Stefano abbiamo trascorso più di dieci anni insieme, il Drago e la Tigre, fianco a fianco a costruire un mondo di arti marziali, di sogni, di allenamenti, di avventure, che credo resterà unico in tutta la mia vita. Non ho mai conosciuto momenti così intensi e di crescita, e forse oggi, in retrospettiva, mi rendo conto del valore assoluto, senza più i rimorsi e le tristezze della nostra separazione, di quella straordinaria esperienza. Oggi che insegno, mi rendo conto che vorrei lasciare un segno importante quanto il suo.

Rivedere Dragon mi ha toccato. Ho nostalgia, sofferenza e gioia allo stesso tempo ripensando a Stefano e agli anni trascorsi praticando Kungfu insieme. Abbiamo sognato le stesse cose, abbiamo sudato, sofferto, sbagliato, fatto dimostrazioni straordinarie, conquistato il mondo, condiviso gioie e dolori, siamo cresciuti insieme, a volte bene, a volte male. Poi Stefano è partito per gli USA, dove si stava preparando per lanciarsi nel mondo di Eric Lee, di Brendan Lai, dei grandi delle arti marziali e della celluloide. Finchè un male oscuro ci ha separati.

Oggi sento che mi manca Bruce, mi manca la capacità di sognare ancora, di vedere con i suoi occhi il mondo. Mi manca Stefano, l'amico, il maestro, la sua forza vitale. Questo mi spinge ancora di più a preservare il suo ricordo con affetto ed attenzione. Vorrei avere ancora tempo, ma non c'è più. Ma lui c'è, Stefano Bellomi viene sempre con me, dovunque io vada.

(Nella foto: Sifu Stefano Bellomi, 7 novembre 1964 - 22 luglio 1993)

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