domenica 26 ottobre 2014

Essenza, energia o spirito?



Dice Guo Yunshen:
L'arte dello Xingyiquan ha tre livelli di teoria, tre livelli di abilità e tre livelli di allenamento.

I tre livelli di teoria sono:
1. allenare l'essenza e trasformarla in energia
2. allenare l'energia e trasformarla in spirito
3. allenare spirito e tornare al vuoto
(Questo allenamento trasforma il temperamento umano, facendo ritornare alla vera natura)

I tre livelli di abilità sono:
1. trasformare le ossa: l'allenamento costruisce le tue fondamenta e rinforza il corpo. Le tue ossa e il corpo saranno duri come acciaio e roccia, ma la tua postura e il tuo temperamento saranno maestosi come il monte TaiShan.
2. cambiare i tendini: l'allenamento stimola i tessuti e allunga i tendini. Un detto popolare dice “Tendini lunghi, grande potenza”, cioè grande flessibilità porta a grande potenza. La forza è integrata in ogni direzione e si svilupperà senza limiti.
3. lavare il midollo: l'allenamento pulisce internamente e rilassa il corpo. L'apparenza di una persona internamente pulita è che il movimento dello spirito e dell'energia è rotondo e vivace, senza alcuna stagnazione, e il movimento del corpo è agile come avere ali. Nei classici della boxe si dice: “i tre cicli moltiplicati alla nona ripetizione completano il processo”. Questa è l'idea.

I tre livelli dell'allenamento:
1. energia evidente: quando ci si allena parti sempre da un principio immutabile. Il movimento del tuo corpo deve essere morbido e non impacciato. La salita e la discesa di mani e piedi deve essere ordinato e non confuso. Nei classici della boxe si dice: “la quadratura è l'allineamento con il centro”. Questa è l'idea.
2. energia nascosta: quando ci si allena lo spirito e l'energia devono essere adeguati e non limitati. L'esercizio dev'essere rotondo e vivace e senza ristagni. Si dice nei classici della boxe: “Rotondità è come si risponde esternamente”. Questa è l'idea.
3. energia neutra: quando ci si allena, tutto il corpo e ognuno dei quattro arti non deve mai muoversi e girare, sollevarsi o scendere, avanzare o indietreggiare con sforzo, ma deve essere esercitato con concentrazione di spirito e intenzione. Anche se esercitati con spirito e intenzione, i principi posturali del livello precedente devono essere mantenuti e non modificati. Anche se i movimenti del tuo intero corpo vanno avanti senza sforzo, non possono essere completamente senza forza, perché sempre ci dovrebbero essere spirito e intenzione che passano attraverso. Ancora l'idea è che “i tre cicli moltiplicati alla nona ripetizione completano il processo”.

(Da: "Boxing Concepts Explained Authentically" di Sun Lutang, via Brennan Translations)

sabato 30 agosto 2014

Ricordi





“Don’t move the body – train your Qi. 

Don’t move the mind – train your Spirit.”

(Fong Ha)


Neutralizzare e colpire



"Caro Wenshu,
      Ho letto la tua lettera che hai prima inviato a Lin Jingping per un rilettura. Ti sei recentemente dedicato allo studio del Taiji con le sue energie di neutralizzazione e di emissione. Il tuo progresso è certamente stato rapido e sono profondamente ammirato per questo. Mi hai esposto delle domande su vari punti e mi hai chiesto di spiegare. Mi vergogno della mia abilità superficiale e temo di non poter davvero spiegarle molto bene, ma presento qui alcune brevi idee per la comprensione di un paio di cose:
      1. energia neutralizzante è la cosa più importante. Muoviti con la forza dell'avversario, soprattutto in corrispondenza con la sua velocità. Se si va troppo veloci, la sua energia sarà facile nell'adattarsi. Se sei troppo lento, sarai incapace di neutralizzare.
      2. per emettere, è necessario prima neutralizzare per cambiare ciò che si riceve in qualcosa di meglio, allora si avrà l'opportunità di emettere. Quando tale opportunità è tua, devi emettere rapidamente, la tua forza dovrebbe essere ben ordinata, e dovresti essere calmo.
      3. per attaccare l'avversario, è necessario essere nel posto giusto al momento giusto. Se l'opportunità non è ancora arrivata, non è opportuno attaccare l'avversario. Quando c'è un varco o semplicemente un aprirsi da un lato, devi unirti a lui e convincerlo ad andare verso l'alto, perché l'energia di respinta è estremamente importante. L'energia di respinta dovrebbe essere preceduta da neutralizzare e dall'avvicinamento. Quando vai a colpire, devi essere veloce e devi avere un obiettivo specifico.
      Per tutti questi tipi di situazioni, a meno che non le pratichi per un tempo molto lungo, non sarai in grado di realizzarle abilmente.
      Sei d'accordo con queste idee?
      La mia famiglia vi augura salute, di stare bene e di essere privo di preoccupazioni.
Cordiali saluti, pace a voi,
Tian Zhaolin, 8 ottobre 1934"

(Da Brennan Translations, "Martial Arts Discussions")

(Nella foto Tian Zhaolin è il primo a destra in prima fila. Accanto a lui, Zhen Zuoping, Du Xinwu, Li Jinglin, Liu Baichuan, Sun Lutang e Yang Chengfu)

martedì 15 luglio 2014

Piccoli dettagli



Sarà forse a causa del lungo allenamento con le lingue straniere e con le arti marziali, ma sono sempre stato naturalmente curioso, attento e interessato a vedere e capire gli altri, soprattutto a coglierne gli stati interiori e le intenzioni, come un gatto che deve decidere se stare fermo o reagire.

Di recente, tuttavia, mi capita di notare dettagli sempre più sottili, che prima non notavo, dettagli che hanno a che fare con la percezione di segnali deboli, impercettibili, ma che dicono della qualità con cui si fanno le cose. Riuscire a capire l'intenzione con cui le cose vengono fatte. Saper vedere fa la differenza tra il capire e il non capire. Sono affascinato da questa nuova situazione, e ve ne racconto qualche caso.

Guardo un filmato di applicazioni di Taijiquan stile Chen, come spesso faccio, e noto la leggera assenza di focus e intenzione, evidentissimi nella qualità della chiusura del movimento del maestro. Strano! Normalmente osservavo la tecnica. Adesso vedo il dettaglio e mi colpisce. Le mani non si fermano in maniera pulita in fondo al movimento, non c'è intenzione marziale, guerriera, vera. Troppa morbidezza, non c'è completamento. Mi viene in mente qualcuno che molti anni fa mi aveva detto di fare attenzione a questi dettagli. Mi sembrava esagerato. Ho sempre troppi debiti verso questo maestro.

Rivedo fotografie di un anziano maestro di Taijiquan, che conobbi tanti anni fa e di cui sono ancora grato al Destino per avermelo fatto incontrare. Ne ammiro la completezza, il gesto, la personalità. Non è una bella foto, non è una posizione che affascina per la sua bellezza estetica, ma la torsione, la ricerca, l'intensità emerge da ogni linea del viso e del corpo.

Dopo l'ultimo seminario di Baguazhang ho fatto vedere a un mio allievo delle fotografie dai libri, e cercavo di fargli "vedere" le linee energetiche dei Grandi Palmi. Ogni maestro aveva le sue linee, diverse come le impronte digitali. La schiena descrive cerchi e allungamenti con le braccia e con le gambe che non si possono modificare coscientemente, bisogna esserci arrivati con l'esperienza. Man mano che andavo avanti mi rendevo conto che chiedevo troppo al mio interlocutore, perchè certe cose le vedevo solo io. Mi sono sentito un vecchio dinosauro, non per l'età anagrafica, ma per il fatto che vedo cose che altri non vedono. Hai sempre la sensazione di vederle solo tu. Forse è così.

Osservo espressioni di maestri cinesi ed europei - che, con mia soddisfazione, fanno parte delle mie ultime frequentazioni - e ne apprezzo l'intensità, la veridicità, la completezza. Il movimento è nulla senza l'intenzione, come la potenza è niente senza il controllo. Il loro Taiji Bagua Xingyi è pieno sempre. Se solo un praticante di Taijiquan cogliesse questo aspetto davvero magico negli altri, avrebbe una chiave straordinaria per la propria evoluzione psicofisica. 

Anni fa amici musicisti mi spiegavano che la musica sacra, quella scritta per messe, funerali, occasioni solenni, e non solo quella classica, ma anche contemporanea (come Aarvo Part, ad esempio) ha una energia diversa, speciale, intensa e focalizzata, che vuole esprimere il rapporto della trascendenza, perchè la musica religiosa parla di noi e del nostro interiore. L'intenzione con cui è stata scritta era precisa e intensa nella mente del musicista. Può un'intenzione cambiare il mondo? Chiedetelo alle vacche del Wisconsin, che con Mozart fanno più latte.

Imparare a guardare vedendo, serve per imparare a vedere se stessi e a migliorare.

Buona pratica.

(Nella foto, un dettaglio di origine veneziana)

domenica 13 luglio 2014

Sun Baguazhang 5



Foto di gruppo dopo il quinto incontro sul Baguazhang di Sun Lutang a Caldogno di sabato mattina scorso.
Sono felice del tasso di colore arancio (il colore della maglietta di ZIran Neigong Quan) nelle foto e dell'esito di questo corso di formazione in Baguazhang.

In queste mattinate di pratica e di studio aiamo riusciti a passare una grossa quantità di informazioni a Yuri e Monica, e con l'aiuto di Sergio, Alberto, Albertino, Luca e persino Tania, ieri abbiamo cominciato a inserire degl iinput nelle loro braccia, differenziati e decodificati, in modo che possano strutturarsi.

Il viaggio nel mondo del Bagua è sempre una sfida all'intelligenza, alla buona volontà e alla determinazione. Vedo che con il tempo - purtroppo ne occorre - la competenza, l'atteggiamento mentale e il carattere delle persone cresce e permette di apprezzare questa pratica.

Il Rou Shou è una pratica semplice se vogliamo, per molti versi destrutturata, ma contiene una quantità di informazioni e di pratiche che ci colgono solo andando avanti nella pratica. Lo distanza del Bridging è uno spazio vitale per chi vuole usare l'arte marziale, e occorre sperimentarlo a fondo senza pregiudizi.

Grazie a tutti e andiamo a vedere cosa ci riserverà a settembre il sesto incontro.

lunedì 30 giugno 2014

Cheng Ming Neijia Campus



Domani si parte.
Saranno sei giorni intensi, dal mattino alla sera e dalla sera al mattino.
Non ho voglia di preparare lo zaino, lo farò domattina, ma lo spirito è già entrato nel suo stato migliore.
Lavoro, sudore, impegno, presenza, consapevolezza, intenzione, raffinamento, comprensione.
Parto leggero, il silenzio sarà un compagno prezioso per rallentare e approfondire i solchi.
Ho letto i report di altri Campus di stili interni, è la stagione giusta.
Noto differenze incredibili tra un Campus e l'altro, non solo nella materia insegnata, nei contenuti, ma anche nella intenzione e nella reale conoscenza dell'insegnante.
Davanti a certi Campus mi inchino, vorrei avervi partecipato.
Davanti ad altri, sorrido e vado avanti.
Il mio sarà un campus eccezionale.
Poi, alla fine, tutto è impermanente, quindi perchè preoccuparsi?
I miei ragazzi li porto via con me nello zaino.
Grazie Laura.
Un abbraccio,
Luigi

(Nella foto, la mia palestra, ieri sera sotto la pioggia, e il sole che spunta)

Un consiglio


domenica 29 giugno 2014

Minimalismo funzionale



La vita ti presenta regolarmente occasioni per rivedere la pratica e le convinzioni su cui si basa. Un'occasione è arrivata con la visita di Angelo da Roma, con il quale mi sono rivisto di recente in occasione del "Baguazhang Day" e che adesso è venuto a trovarmi a Vicenza. Un grande piacere, soprattutto perchè gli amici si confermano sempre le persone con cui stai bene, anche dopo molti anni.

L'occasione per rivedere la mia pratica è arrivata con i filmati che Angelo mi ha portato. Filmati del 2002 a Roma dell'ultimo nostro seminario, messi a confronto con i filmati fatti ieri per passare memoria del movimento ad Angelo. Il confronto viene spontaneo, e si colgono sempre molti elementi interessanti, che portano a delle riflessioni sul metodo.

Dal 2002 ad oggi ho praticato una progressiva semplificazione nella pratica, ho ridotto la quantità di movimenti, di varianti, di gestualità che non avessero diretta e concreta attinenza con l'arte marziale. Lo scopo era di lasciare solo la struttura nuda ed essenziale, per armonizzarla con i principi interni e non rischiare di perdermi in movimenti fioriti, non utili o non compresi sino in fondo.

Sun Lutang appartiene alla generazione di maestri che hanno visto il Regno di Mezzo prima della rivoluzione. Lui come Fu Chengsun, Liu Yunchiao, Wang Shuchin ad esempio, hanno avuto una visione e una pratica del Baguazhang diversa, più squadrata forse, ma precisa e effettiva, non ancora modificata per altre necessità, e quindi legata alla concretezza dell'arte marziale.

Così oggi mi rivedo nei filmati di un tempo, e trovo un bel movimento, ricco, figlio di tutte le esperienze che avevo fatto fino ad allora. Guardo i filmati di ieri, e vedo un movimento semplice. Niente altri aggettivi, ma ci tengo a sottolineare che semplice non vuol dire facile. La soddisfazione è di sapere che ogni movimento di quella pratica per me ha un significato preciso, e che nulla è lasciato al caso.

Ricordo quante volte mi sono trovato a dimostrare Baguazhang accanto ad altri maestri, e percepivo il peso della mia scelta di fare e di presentare cose semplici. E' molto più facile e accattivante mostrare movimenti brillanti, scenici, con qualche prestito dall'opera cinese o dal Wushu moderno. Belli ma lontani dai principi. Dall'altro canto, oggi ho riassunto i principi del Baguazhang in poco più di una manciata di elementi, e questo permette all'arte di essere trasmessa chiaramente, senza ulteriori abbellimenti.

Resto fedele alla semplicità e a quello che si può applicare con un avversario scaltro e in movimento, con o senza armi, non per la gentilezza di chi sta fermo davanti a noi con un pugno ad aspettarci. Baguazhang ha dentro di sè una dialettica continua tra Cielo Anteriore e Cielo Posteriore, e i due mondi separati si fondono nel corpo e nella esperienza del praticante. Il Cielo Anteriore forma il corpo e lo spirito, il Cielo Posteriore forma l'intenzione e l'applicazione. Mescolare i due per abitudine rende mediocre il tutto.

La forma costruisce il corpo, in coppia si verifica, rispettare i principi ci protegge dallo sbagliare strada, e poi si torna al lavoro da soli per correggere e migliorare in coppia o con più avversari. Il confronto sereno e leale con altri metodi allarga la comprensione e elimina il superfluo. E' un processo senza fine, dove i peggiori consiglieri sono la fretta, l'orgoglio e la presunzione, tutti figli della paura. Baguazhang è un processo che coinvolge l'intera persona in un cambiamento, non solo un modo di muoversi.


martedì 17 giugno 2014

Incontri giugno e luglio




Incontri aperti informali

Durante i mesi di giugno e luglio (forse qualcosa anche in agosto), si tengono allenamenti aperti informali la mattina dalle 6 alle 7 e la sera dalle 19 alle 20 al parco di via Puccini a Caldogno. Chi è interessato può richiedere informazioni sulle serate in cui ci alleniamo con una e-mail, sarà un piacere allenarci insieme.


Incontri di formazione programmati

- Sabato 28 giugno: Baguazhang Reloaded. Avremo la visita del maestro Angelo Coluzzi da Roma, che resterà una giornata (vediamo se riusciamo a strappargli anche mezza domenica) per rivedere il programma di Sun Shi Baguazhang, con una particolare attenzione ai basics del Roushou. Angelo è un amico da molti anni, uno dei primi allievi esterni insieme al maestro Andrea Valente, che studiarono Baguazhang con me a Roma. Sarà un grande piacere rivederlo e lavorarci insieme. Chi vuole partecipare per ripassare il programma può unirsi a noi.

- Sabato 12 luglio: Bagua Roushou. Quinto incontro di formazione di Sun Shi Baguazhang. Stiamo completando la sequenza degli elementi di base del Baguazhang, e con Yuri e Monica siamo arrivati al lavoro con il partner, Roushou. Faremo una revisione del lavoro precedente, dove magari ancora qualche dubbio va risolto, e poi ci dedicheremo allo scambio di braccia e di movimenti del corpo per capire come organizzare difesa e attacco insieme in questo metodo. Chi volesse unirsi a noi per lavorare e offrire le sue braccia, è benvenuto.

Il senso della Forma



Di recente sono tornato sul banco di scuola e studio cose nuove. E' come andare in bicicletta, è una abitudine utile sotto infiniti punti di vista, non ultimo di tenere il cervello e il corpo allenati a cambiare logica, quindi a restare plastici e capaci di rigenerarsi. Studiare e imparare sono le chiavi per non smettere mai di crescere.

Certo, dal banco di scuola le cose si vedono diversamente che dalla cattedra. Si ritorna a cercare di capire, a farsi domande, a dover superare momenti di difficoltà, di incertezza, si rimette un po' tutto in discussione. Siamo bimbi in cerca di nutrimento. In questo processo di ritorno dietro ai banchi, una delle cose più importanti per me è stato capire l'importanza della forma e come va vissuta.

La forma è sempre stata vista come una cosa da imparare, da sapere, da praticare, da far vedere. Punto. La forma è un qualcosa di esterno, che va imparato come impariamo tante cose, ma resta un corpo estraneo, c'è un tempo in cui faccio la forma e uno in cui vivo normalmente. Finisce per essere un mondo chiuso: comincio e finisco la forma, poi faccio altre cose. Nei casi migliori, si pratica talmente tanto la forma che alla fine diventa un po' un'abitudine, ma spesso finisce lì. Non c'è una reale interazione tra quello che ho imparato e il mio modo di essere.

Tornato dietro ai banchi, mi sono accorto (grazie all'esperienza di oggi, chiaramente) che lo scopo della forma non è di "registrare" la forma nella nostra testa, nelle nostre braccia, nel nostro corpo, ma di "entrare" noi stessi "dentro" la forma come se entrassimo nel mare, cioè di rinunciare a noi stessi (Wang Wo) per fare in modo che il nostro corpo e la nostra mente diventino mare, diventino Taijiquan, ad esempio.

Questo "incarnarsi" della pratica richiede un atteggiamento molto proattivo, vivo, interessato, curioso verso la pratica. Non si può restare esterni al movimento, cioè mantenere un distacco mentale, una separazione tra Io e Forma. Lo sa bene chi tira pugni, il pugno diventa un modo naturale di esprimere un istinto, una emozione, non ci può essere spaccatura tra persona e pugno. Quando nuoti, o nuoti, o affoghi. 

Quando impari a guidare la macchina, il pensiero di dover fare una cosa o l'altra è un grande impedimento alla fluidità del processo. Quando acquisisci l'abitudine, tutto avviene naturalmente ed hai anche il tempo di cambiare musica, parlare dal cellulare e cercare un documento in borsa. Non si fa, ma si fa.

"Entrare" nella forma significa acquisirne le caratteristiche, fisiche, mentali, psicologiche. E' un percorso intenso, che richiede istruzioni dettagliate da parte dell'insegnante, un metodo chiaro e preciso e valido, e un atteggiamento intento, dedicato e analitico dell'allievo. E' un punto d'incontro dove tutti quanti mettono molta energia e intenzione. Non funziona andare a traino, è una scelta precisa. Per questo il detto: tre anni per trovare un buon maestro, tre anni per trovare un buon allievo.

L'energia dell'insegnante deve essere precisa, chiara e forte, ma anche calibrata sul momento e su quello che l'allievo può capire. Non si può far mangiare un pollo farcito a un bimbo di sei mesi, ma senza nutrirlo, il bimbo muore. L'intenzione è di andare verso l'allievo.

L'energia dell'allievo deve essere dedita, chiara e flessibile, deve adattarsi a ciò che arriva, con una consapevolezza che non capirà tutto quello che sta facendo, ma ha fiducia e si lascia nutrire. L'intenzione è di andare verso l'insegnante.

L'energia della forma, che passa attraverso l'insegnante, è una energia che riguarda gli antenati, le persone che hanno tramandato questo patrimonio. Ogni passaggio ha dato origine ad una modifica, ad un cambiamento, ad una impronta "genetica" sulla forma. La discendenza è quindi importante per avere una qualità meno alterata dei principi. Anche la qualità umana della persona depone a favore (ma non è sufficiente) di una trasmissione libera da modifiche gravi o deleterie. L'intenzione della forma è neutra, dipende come viene trasmessa e come viene imparata, dalle intenzioni e dalle attitudini dell'interazione.

La cultura giapponese definisce con quel "da cuore a cuore" una trasmissione che altrimenti è impossibile riassumere. Nell'apprendimento risiede il cuore vero della qualità della pratica. Ciò che faremo, tutto ciò che applicheremo dopo dipende dalla sincerità e dall'intelligenza con cui ci siamo messi in gioco nel momento dello studio e del rapporto con l'insegnante. I rapporti non sono mai facili, ma l'essere umano vive di rapporti e relazioni.

Tutta la nostra giornata, tutti i nostri movimenti piano piano diventano Taiji. Questo è ciò che ho capito rimettendomi dietro i banchi di scuola, e trovo che sia davvero utile, perchè sono contento di quello che vedo. Quando ciò che penso, ciò che dico e ciò che faccio sono in armonia, allora sono felice. In fondo Taijiquan è questo.


lunedì 26 maggio 2014

Il Maestro della Montagna



Raccontavo stasera al telefono ad un amico marzialista tedesco, il buon Andreas Engelhardt, che quando vado in montagna per camminare lunghe ore perso in mezzo ai boschi, ho la sensazione di essere a contatto con un maestro speciale, che io chiamo il Maestro della Montagna.

Molte volte sono stato ispirato a riflessioni profonde dalle lunghe camminate nei boschi dell'altopiano di Asiago, ad esempio, ma anche in Ahrntal, sulle Alpi svizzere, sugli Appennini, nelle Alpi austriache, dove c'è fatica, sudore, camminare e silenzio, la forza guaritrice della Natura opera i suoi quotidiani miracoli.

Già solo l'ascolto degli uccelli, della pioggia, del vento tra i pini, dei passi nel sottobosco aiutano a sentirsi bene, in un posto dove si è in rapporto diretto con il mondo.

Le intuizioni più belle, i pensieri più grandi, la sensazione di essere e di sentirmi vivo lo devo alla montagna e ai suoi maestri. Capisco alcuni amici, che da anni tornano nel Wudang per andare a trovare anziani solitari esperti di pratiche daoiste. Il camminare, il progredire è già parte della pratica e del risultato.

Poi, sfogliando il mio album di foto, ritrovo un volto di un gigante che sta a guardia della Val d'Astico, l'Altar Knotto. Ve lo dedico, sperando che anche voi possiate sviluppare la pratica interna di alchimia dell'ascolto del Maestro della Montagna.

venerdì 16 maggio 2014

Nuovo Ziran Neigong Quan su Wordpress



Ho duplicato su Wordpress, un blogger che ha una immagine secondo me migliore rispetto a Blogger, il nostro blog Ziran Neigong Quan.

Che ne pensate? Accetto commenti e consigli, sto valutando se trasferire il blog definitivamente su Wordpress.

Attendo vostre idee, ciao e grazie!

Luigi

giovedì 15 maggio 2014

Sun Shi Baguazhang 4



Il mattino di sabato 24 maggio ci troveremo per il quarto incontro sul Baguazhang di Sun Lutang nel nostro solito amato parco, confidando nel buon tempo, e praticheremo il quarto aspetto fondamentale del Baguazhang: gli esercizi di preparazione del movimento, detti anche Jibengong.

Negli incontri precedenti abbiamo visto il cerchio e i passi, gli otto palmi, i cambi singolo e doppio, costruendo quindi una solida base a tre gambe, sulla quale un praticante di arti marziali può cominciare a costruire la sua abilità. Già solo il camminare in cerchio in modo corretto insegna al corpo a mutare modalità di movimento. Gli esercizi preparatori insegnano ancor meglio al corpo come acquisire la qualità della schiena del drago, cioè del Chan Si Jin, la qualità del bozzolo di seta.

Ogni scuola ha i suoi propri esercizi, che contengono elementi necessari per la comprensione del movimento di tutto il corpo. Anche qui andremo al minimo possibile, per mantenere la focalizzazione, e scopriremo come dal piccolo si sviluppano le diecimila cose.

Invito tutti gli amici di Ziran a fare un salto sabato 24 maggio per praticare questi piccoli esercizi, così importanti e così belli.

Gli insegnamenti di Jou Tsung Hwa



Come lo stesso Grandmaster Jou ammetteva tranquillamente, solo nell’ultima decade della sua vita, specie negli ultimi anni, cominciò a fare autentici progressi nel Taijiquan. Da buon studioso dedicato, prese i classici come fonte primaria di studio. Infatti spesso diceva che il suo maestro era Zhang San Feng, riferendosi al leggendario fondatore del Taijiquan. In aggiunta ai classici, Grandmaster Jou aveva investito molto tempo studiando ogni testo antico, originale o riproduzione, che parlasse di taiji, qigong, meditazione o pratiche daoiste sull’energia.

Fece rivivere sistemi di pratica dimenticati e prese in prestito esercizi da altre discipline marziali , rivestendole degli attributi interni finché non diventavano un altro esercizio interno. Sviluppò sistemi di pratica nuovi ed unici, tutti intesi a portare verso nuovi progressi nel Taijiquan. Molti di questi sistemi li condivideva apertamente con tutti i suoi studenti. Altri, quelli più avanzati, li teneva da parte, non per un atto di segretezza ma semplicemente perché richiedevano un livello minimo di avanzamento che pochi raggiungevano. Comunque  condivideva liberamente un ampio campo di conoscenza e dava - a chiunque li potesse capire -  gli strumenti per impadronirsi dell’arte del taiji.

Le sue teorie erano semplici, ma a volte controverse. La pratica del taiji doveva seguire l’evoluzione dell’arte. La forma (o le forme) Chen dovevano sempre essere studiate per prime, i loro principi compresi e acquisiti. Solo allora poteva essere studiata la forma Yang, perché solo passando dal Chen la Yang poteva essere realmente compresa. Lo stadio finale dell’evoluzione era espresso nella forma Wu/Hao, che interiorizzava i principi fino a renderli sottili nuance. Oltre si andava verso un metodo puramente mentale. Queste, le “quattro forme classiche”, come lui le considerava, comprendevano il cuore dello studio e dell’insegnamento del suo taiji.

Allo stesso tempo non nascondeva quello che pensava delle forme al di fuori di queste quattro. La forma di Wu Jianquan era un derivato meno avanzato della forma Yang. La forma Sun era una ridondante mistura delle tre arti interne. Le forme con le armi erano spesso insegnate troppo presto nell’educazione di uno studente di taiji -- una perdita di tempo che poteva essere spesa con migliori risultati nella pratica e nella comprensione dei principi. Tutte le altre varianti erano semplicemente una distrazione dall’originale.

Grandmaster Jou approcciava lo studio e l’insegnamento del taiji in maniera olistica, cioè insegnava tutti I suoi aspetti: come arte marziale, come pratica spirituale, come filosofia, etc. Disapprovava quelli che insegnavano l’arte in maniera frammentata. Insegnata diligentemente, lui credeva che tutti i benefici diventassero un efficace effetto collaterale di una pratica diligente del taiji.

Se insegnato in maniera frammentata, i benefici erano ugualmente frammentati. Comprese che non tutti erano uguali. Di conseguenza insegnava alle persone di iniziare il loro studio col ritagliare la loro pratica secondo i loro limiti del loro corpo. Incoraggiava tutti, comunque, ad estendere i propri limiti al massimo. In ultima, lo rattristava che così tanti insegnanti non insegnassero (e spesso neanche conoscessero)  i principi del taiji e le pratiche daoiste energetiche, che erano il cuore del taiji.

Mano a mano che la comprensione di Grandmaster Jou si evolveva, allo stesso modo evolveva il suo modo di insegnare. Non si faceva illusioni sulla sua abilità e non permetteva al suo ego di bloccare la sua crescita. Ad esempio, per anni insegnò ai suoi allievi di usare la respirazione prenatale, on inversa, durante la pratica della forma. Nel contempo aveva investito molto tempo riflettendo sulla frase che era saltata fuori in un certo numero di testi antici relativi al qigong. La frase era “wuxi zhixi,” che tradotto indicativamente vuol dire “respirare senza respirare”. Attraverso molta meditazione e sperimentazione, Grandmaster Jou arrivò a comprendere il senso della frase e, dopo anni di insegnamenti a respirare nel vecchio modo , prese a usare la pratica di “respirare senza respirare”, passando l’insegnamento ai sui studenti (per maggiore informazioni vedi il suo libro Il Tao del Taijiquan).

Man mano che la comprensione del taiji del maestro Jou progrediva, si è concentrato sempre più sull’approccio "semplice è meglio". Ha continuato a rifiutare l'insegnamento di forme di armi e ha avvertito i suoi studenti che, se avessero voluto fare qualche progresso serio, avrebbero dovuto rinunciare a tutto quello che avevano imparato e tornare alle basi, concentrandosi sui principi puri del taijiquan. Puntava molto su drill di esercizi di base, sullo studio dei classici, e sulla forma Chen.

Molti dei suoi studenti lo abbandonarono durante questo periodo, scegliendo invece di perseguire strade più facili con una gratificazione più veloce. Ma ciononostante Grandmaster Jou non cedeva. Il Dongjing, l '"energia del sapere" era su di lui. Sapeva che era nel giusto e perseverava. A differenza di molti suoi contemporanei, era un purista e si rifiutò di mescolare qualsiasi tecnica di altre arti marziali nella sua pratica del taiji. Questo, affermava, è stato quello che ha portato alle sue scoperte nell’arte.

Ad esempio, durante i suoi numerosi viaggi Grandmaster Jou osservò che nessuno dei maestri di Taiji di allora erano in grado di fare sparring efficacemente solo con il taiji. In realtà, anche coloro che dicevano di poterlo fare, in realtà non usavano i principi puri del taiji, ma piuttosto tecniche di altre arti, mescolando tecniche di altre arti, come il gongfu, per sostenere il loro sparring. Da questa osservazione credeva di aver scoperto un errore quasi universale fatta da contemporanei e studenti ugualmente. Questa scoperta, a sua volta, ha portato a una delle sue scoperte più controverse. Lo scopo di praticare le forme, si rese conto, non era per combattere, ma piuttosto da utilizzare come modello per diventare un tutt'uno con i principi del taiji. In realtà, alla fine si convinse che l'uso di applicazioni delle forme avrebbero bloccato per sempre un praticante ad un livello dal quale non avrebbe mai stato fatto alcun progresso. Questa teoria non sta bene alle persone che avevano trascorso tutta la loro vita a praticare e insegnare applicazioni. Eppure la prova, come si dice, basta cercarla.

Quando faceva sparring, Grandmaster Jou diventava una dimostrazione di imprevedibilità. Lo attaccano e lui era dietro di te. Afferralo e lui non era più alla tua portata. Fare tuishou diventava come “spingere l’aria", poi improvvisamente tornava a spingere con le mani ed eri perso. Il Chin na era inutile contro di lui. Stili duri non potrebbero compensare le sue mosse imprevedibili. Come un ex sparring partner ha spiegato, "Quando facevi sparring con 'Grandmaster' Jou in genere finivi 'a testa in giù contro un palo senza ricordare come ci eri arrivato​​.'" Nemmeno per un attimo ha mai pensato di "inquinare" il suo taiji con qualsiasi altra arte marziale. Anni di infusione dei movimento del taiji ha ripagato con risultati molto alti – perché quando  questo uomo di 81 anni faceva sparring, lo faceva solo con i principi del taiji e non si riusciva a batterlo.

La morte di Grandmaster Jou è stato particolarmente difficile per coloro che hanno studiato sotto di lui, perché sapevano meglio di chiunque altro cosa il mondo aveva davvero perduto. Ma forse prima di lasciarci, Grandmaster Jou ci aveva già dato il segreto della maestria nel taiji, che, come tanti segreti, rimane in bella vista. "Torna alle basi e pratica." Con questo semplice fatto ci rendiamo conto che la comprensione è la parte facile. E’ la maestria che richiede una vita.

L'articolo originale si trova presso il Jou Tsung Hwa Memorial Site.


Inserito da Mark alle 14:05 del 31 luglio 2005 (traduzione dall'inglese)

lunedì 12 maggio 2014

Wang Fulai Laoshi



Ho avuto il piacere e l'onore di conoscere e praticare con il grande maestro Wang Fulai questo fine settimana, grazie alla cortesia del maestro Paolo Magagnato e insieme agli amici della grande famiglia Cheng Ming italiana ed europea. Sono stato immerso interamente per due giorni e mezzo negli insegnamenti, fisici ed energetici, di questo grande insegnante e grande persona, che con semplicità e pulizia ha trasmesso tutto se stesso ai suoi studenti.

In Wang Laoshi si percepisce la dimensione della tradizione. Ha avuto un solo ed unico insegnante, il leggendario Wang Shujin, e ci invita a fare lo stesso, ad avere fiducia in un solo metodo, che riunisce i tre principali metodi interni, Taijiquan, Xingyiquan, Baguazhang, e ancora Qigong e meditazione. Master Wang pratica e insegna con serietà, costanza e metodicità straordinari.

La sua non è solo dedizione, ma una passione insieme ad una determinazione che fanno di Wang Fulai un personaggio unico e irripetibile.Il suo tratto umano è speciale: riservato, però di grande disponibilità, attenzione, amabilità, e allo stesso tempo chiarezza, decisione e precisione. Dimostra la "semplicità" e la spontaneità di un bambino in un corpo capace di tecniche velocissime e morbide ma di grande impatto fisico, letteralmente.

E' stato un privilegio conoscerlo e vederlo all'opera in due delle tre arti, ma vederlo muoversi nelle applicazioni e sentirlo sulla pelle è stato ancora più interessante, ha confermato cose che non avevo ancora visto nè capito. Per la prima volta ho realizzato il detto cinese che dice che c'è sempre un cielo sopra l'altro cielo. Ci sono cose che non si possono capire senza l'aiuto di un maestro.

E ho capito che davvero ce ne sono molte altre ancora, che io neanche immagino che esistano.
Ars longa, vita brevis, dicevano i romani. Lo scopo non è raggiungere alcuno stato, è di godersi il viaggio.
Durante la pratica di questi giorni, e comunque sempre quando si va a Sesto dal maestro e amico Paolo Magagnato, l'ego viene messo a dura prova, e questo è il primo seme di una grande pratica vera: la pazienza.

Grazie maestro Wang Fulai, grazie maestra Huang Suchun, mi sono sentito davvero bene a praticare sotto la vostra guida.

lunedì 5 maggio 2014

Come una cascata



Quando vogliamo farci un'idea di qual è il risultato concreto della pratica "interna" delle arti marziali, dobbiamo provare a metterci anche solo vicino ad una cascata d'acqua, così come nasce nelle nostre montagne.

Solo con la forza di gravità, l'acqua è capace di esercitare una pressione enorme dopo 30 o 40 metri di salto, al punto che non è possibile starci sotto e neppure avvicinarsi. E stiamo parlando di acqua, quindi di una materia morbida in sè, che con la velocità e la massa diventa potente.

L'energia che sprigiona l'acqua quando si infila in una gola e cade con dislivello, è l'energia che possiamo muovere dentro di noi per canalizzarla e esprimerla in modo marziale. Se riusciamo a comprendere nel profondo questa idea, riusciremo anche a percepire come il corpo si può muovere con potenza naturale.

Questa naturale potenza è la connessione che nasce dal radicamento e che si esprime nella qualità del corpo e nell'emissione di forza. Niente di mistico, tutto molto concreto e fisico.

venerdì 2 maggio 2014

Wuji Qigong 無極氣功



Il primo lavoro sul respiro non è legato ad una tecnica, ma alla consapevolezza. Questa fase è una fase precedente al lavoro sul respiro, ma è già legata al respiro perchè lo usa per portare quiete dentro il corpo e la mente. Si chiama Wuji Qigong (il respiro di ciò che non limiti) e consiste nel riportare una persona al suo stato originario, privo di tensioni, grazie ad un profondo processo di fusione di respiro e consapevolezza.

La consapevolezza non è un dato di fatto acquisito una volta per tutte, ma uno stato di coscienza particolare, che permette di espandere la percezione dei sensi e di acuire l'ascolto del nostro stare in quel momento, di andare ad ascoltare il funzionamento dei nostri organi interni e di coordinare il respiro con tutta l'attività degli apparati scheletrico, muscolare, tendineo, circolatorio e respiratorio.

La consapevolezza è il ponte attraverso il quale si comunica con l'interno di noi stessi. Non è cosa di poco conto, perchè l'ascolto fatto con profonda consapevolezza ci porta ad osservare molto da vicino il funzionamento del nostro corpo e della nostra mente, e ci permette di armonizzare le nostre varie parti, da quelli più esterni a quelli più interni. 

La consapevolezza non è razionale e lucida, nè costante. E' la conseguenza dell'aver messo la mente in una posizione di non agire, di non interferire, ma solo di ascoltare. La consapevolezza è uno stato di ascolto intenso, rilassato e profondo, una posizione di accoglimento attivo, che mano a mano porta ad uno stato di introspezione, a guardarsi dentro, senza alcuna intenzione di modificare alcunchè, ma di sola e pura osservazione.

Per arrivare a questo stato dobbiamo passare alcune tappe, o porte, per arrivare a togliere delicatamente ogni strato di tensione o di disturbo o di agitazione per ascoltare il corpo com'è dentro.

Dobbiamo fermare il lavorio ininterrotto della mente, e questo avviene solo quando la mente è occupata da una attività che lo coinvolga completamente. La mente non può pensare a due cose contemporaneamente, quindi possiamo portarla via dai suoi mille pensieri portandola sul respiro. Il respiro va ascoltato con grande attenzione, fino a fare impegnare la mente così tanto dentro di sè da dimenticare tutto il resto. Allora comincia la consapevolezza.

Lo stato del nostro corpo fisico spesso è fuori dal controllo, cioè abbiamo atteggiamenti di tensione involontaria o inconscia, che ci blocca, o ci muove, o ci agita. Il primo obiettivo è di fare in modo che questo cessi, ma senza andare ad attaccare direttamente il sintomo, ma semplicemente tornando costantemente sul respiro e sulle sensazioni interiori che percepiamo e osserviamo.

Quando la mente e il corpo iniziano a stare bene, si rilassano e viviamo dentro il respiro, come se fossimo nuvole nel cielo, a quel punto siamo pronti per cominciare a praticare il Qigong.

Per Alberto.


martedì 1 aprile 2014

Kali & Karambit





Ebbene si, Ziran non si ferma mai :-) col primo sole siamo fioriti anche noi!

Dopo qualche mese di attività ridotta, con lo spuntare della primavera siamo riusciti ad organizzare un nuovo evento, che ci mettesse a contatto con il mondo del Kali e delle arti di combattimento filippine, andando a lavorare su cose solide e pratiche.

L'amico Andreas Engelhardt è un insegnante di Fuerth in Germania, ed è anche un collega di lavoro. Qualche anno fa ci siamo conosciuti, e abbiamo condiviso le nostre idee sulle arti marziali. Da allora abbiamo cominciato a pensare ad un possibile primo incontro, e con la pazienza siamo riusciti a realizzarlo sabato scorso.

Andreas è sceso dalla Germania con Rainer, sua amico ed allievo, ed noi di Ziran eravamo in quattro ad attenderlo. Abbiamo deciso di fare un allenamento in combinazione: al mattino ho insegnato io i basics di Kuai Wu Xing, e nel pomeriggio ha insegnato lui dandoci una panoramica "intensa" di Kali, del Dumog, del Panantukan e dell'uso del letale Karambit.

Sul Kuai Wu Xing posso dire solo che abbiamo insistito molto su radicamento, gambe e spostamenti per essere veloci ed efficaci, e un po' meno sulle combinazioni triplate e su altri elementi di questo metodo, che mi riservo comunque per un prossimo incontro che terremo a breve.

Sul Kali siamo partiti dai 12 angoli, per andare sulle tecniche di Cap, lavoro a due e poi siamo passati alle applicazioni a mani nude, aprendo un mondo affascinante e molto vicino al nostro del Baguazhang, grazie alle tecniche circolari, dirette, pulite, essenziali ed efficaci.

Ciliegina sulla torta, Andreas ci ha insegnato quattro o cinque buone applicazioni di quell'arma strepitosa che è il Karambit, entrando in dettagli anatomici che davvero fanno capire come i filippini hanno saputo gestire i rapporti con i loro vicini così ingombranti senza perdere l'indipendenza.

Davvero una giornata intensa e con lividi, ma con grande soddisfazione. Il pranzo è durato un paio d'ore, come di consueto, ed è stato all'insegna della gioia degli occhi e del palato. Un grazie alle nostre magnifiche vivandiere, che si prodigano sempre e rendono i seminari degli eventi.

La sensazione è che sia la prima di molte, molte altre con Master Andi.

lunedì 24 marzo 2014

Legami interni



Negli Otto Palmi  c'è un lavoro nascosto che rende i palmi "veri" (nel senso fisico e marziale del termine) ed è l'attenzione all'intenzione di movimento e di torsione che ci mettiamo dentro noi. E' un insieme di attenzione, intenzione, forza fisica e presenza energetica insieme.

Quando si cammina in cerchio portando un palmo, occorre osservare queste accortezze:

1. un palmo è yin e uno yang, quindi uno tira e uno spinge, a seconda del movimento del cerchio. Quindi, senza che questo si manifesti all'esterno, anche se i palmi sono simmetrici, usate due energie distinte e sentitele distinte dentro.

2. se distinguete yin e yang, automaticamente la schiena comincerà a fare un lavoro diverso, di tirare e spingere anche lei, separando destra e sinistra, e sentirete che questo differenziare porta maggiore torsione e avvolgimento nel corpo. Occorre immaginare di avere una persona che spinge su una mano e noi che vogliamo entrare con l'altra. In genere quella interna tira e quella esterna spinge.

3. ascoltando le nove perle, mano a mano sentiamo che spesso sono sconnesse, non unite, che manca un legame tra loro. Partire della tre perle delle braccia, e cercate di sentire che ogni giunto è in piena espansione, su tre dimensioni, che ruota, torce e spinge (e/o tira) insieme. Principio del cavatappi della fisica.

4. una volta fatto questo su ogni perla del braccio, noterete che le braccia saranno molto più attive e che il movimento generale cambierà in meglio, perchè l'intenzione cambia il movimento. Riadattate la struttura a questa nuova qualità di forza.

5. applicate il lavoro delle tre perle superiori alle tre perle della schiena. Il movimento è più sottile e su un altro asse, ma potrete notare che bacino, plesso brachiale e collo possono ancora migliorare il loro grado di torsione e di presenza. Di nuovo, quando queste tre perle saranno attive, troverete maggiore forza e potenza e connessione, e allora dovrete riaggiustare la postura in senso orizzontale (ma non solo).

6. passate alle gambe e scoprite come le tre perle possono darvi maggiore spinta, torsione e forza. Tanto in alto quanto in basso, il radicamento nasce così. Stesso procedimento delle tre precedenti. Ogni perla ha una sua logica di rotazione, torsione, spinta. Cavatappi anche li.

7. in questo processo, lo sguardo resta sempre all'altezza dei palmi (non guardare giù) e li osserva mantenendo l'allineamento e dando energia ai palmi. Le mani sono vive, le dita estese ma non rigide, e l'insieme del corpo rilassato ma con molta intenzione. Non c'è rigidità, ma solo una pressione costante e una tensione leggera di tutte le catene tendino-muscolari.

8. mantenete questa intenzione per tutto il tempo della camminata, in modo da abituarvi ad avere uno stato del corpo unito, intero, integrato, con tutte le perle attive, in modo costante e naturale, che diventi una nostra abitudine. Ci accorgeremo dopo un po' che tutta la prospettiva di pratica cambia, se attiviamo i centri di snodo dell'energia-forza-intenzione.

Questa è la "qualità" del lavoro interno. Insieme alla "quantità" porta grandi risultati. Gli otto palmi servono a creare i primi collegamenti, e quando saranno solidi, potremo pensare agli altri collegamenti, da un palmi all'altro.

Questo post è dedicato a Yves Kieffer.

(L'immagine cerca di riassumere il concetto dei legami interni: connessione, armonia sinergica, continuità, presenza, rotazione, torsione, spinta. Il risultato è bellezza estetica, ma è un effetto collaterale)

venerdì 21 marzo 2014

Jou Tsung Hwa



Con piacere leggo che l'amico Alberto Pingitore ha lanciato un meeting annuale per ricordare Master Jou, ovvero Jou Tsung Hwa, maestro di Taijiquan, autore del famoso "Il Dao del Taijiquan", che nel 1998 ci ha lasciati fisicamente, ma che con i suoi straordinari scritti e con la sua attività in tutto il mondo ha cambiato il corso di questa arte marziale.

A Master Jou ho dedicato su questo blog già qualche articolo, perchè davvero quest'uomo ha ispirato generazioni di praticanti, ha donato le ali ad una pratica che oggi non ha più lo stesso fascino misterioso di allora, quanto piuttosto una vocazione commerciale, ma Jou ne ha sempre fatto uno strumento di crescita marziale e personale.

Master Jou aveva una visione "stravagante" per un cinese di cultura (professore di matematica e autore di molti libri sull'argomento) e di fama come lui: la verità è nella pratica, e la pratica ci rende liberi. Jou Tsung Hwa era un vero ricercatore, uno che non si accontenta di risposte prefabbricate o di fedeltà indiscusse a questo o a quel maestro o metodo. Le uniche fonti erano i classici e il confronto, con una visione sociale del Taijiquan che ancora oggi è di estrema attualità.

Alberto Pingitore lo ha invitato dagli USA in quegli anni in Italia, ed è rimasto l'unico ad aver avuto questo privilegio, di poterci vivere accanto per giorni e assorbirne le idee, le tecniche, lo spirito, l'energia e l'entusiasmo soprattutto, cosa di cui Master Jou non mancava mai.

Io l'ho conosciuto nel 1998 negli States a Winchester in Virginia, un mese prima che un incidente stradale lo portasse vie, durante A Taste of China, insieme a Pat Rice, Sam Masich, Jeff Bolt, e tanti altri maestri e amici. Ho seguito i suoi seminari durante la manifestazione, abbiamo avuto modo di chiacchierare insieme, ho "sentito" su di me le sue capacità di Fajing e mi ha fatto anche un piccolo regalo di pratica, che serbo ancora gelosamente.

Al ritorno dagli USA, all'annuncio della sua scomparsa, ho sentito il bisogno di scrivere un articolo per una rivista italiana per commemorare questo straordinario personaggio, che altrimenti sarebbe passato sotto silenzio. Il suo grande libro, "Il Dao del Taijiquan" è la miglior introduzione al Taijiquan che io conosca, e al contempo una fonte di sipirazione continua. Una copia autografata è nella mia libreria e la conservo con affetto.

Attendiamo quindi intrepidi l'11 e 12 ottobre 2014 per andare a praticare a Grosseto da Alberto Pingitore, per scoprire e ricordare l'eredità fisica e morale che Master Jou ci ha lasciato. Per maggiori informazioni e prenotazioni scrivete ad Alberto sotto questo link.




Flusso





"La mente deve essere sempre in stato di flusso, perchè quando si ferma da qualche parte ciò significa che il flusso si interrompe, e questa interruzione è dannosa per il benessere della mente.
Nel caso della spada, significa morte.
Quando lo spadaccino si erge contro il suo avversario, lui non pensa all'avversario, né a sé, né ai movimenti di spada del suo nemico.
Lui sta lì con la sua spada e, dimentico completamente della tecnica, è pronto solo a seguire i dettami del subconscio.
L'uomo si è annullato, come possessore della spada.
Quando si colpisce, non è l'uomo, ma la spada nella mano del subconscio dell'uomo che colpisce".

Takuan Soho

(Nella foto Sergio durante un seminario di spada con Sensei Pascal Krieger )

sabato 15 marzo 2014

Karambit



Grandi novità per il seminario del 29 marzo!

Avremo il piacere di avere con noi per il seminario di Kuai Wu Xing e di ricevere una lezione nel pomeriggio di sabato da Andreas Engelhardt, un amico tedesco di Fuerth, esperto nell'uso di questa arma speciale, un piccolo coltello di origine Sud-Est Asiatica. Il Karambit è caratterizzato da una forma a mezzaluna e un anello alla base dell'impugnatura, per renderlo veloce e flessibile nelle applicazioni.

Andreas ha un vasto repertorio nel Silat indonesiano, nel Kali filippino e nell'uso di questa e altre armi. Inoltre condivide con noi una passione enorme per le arti marziali applicate, e come noi ama incontrare praticanti di altri metodi per scambiare e sviluppare la pratica.

La grande ricchezza dell'uso del Karambit per noi del Baguazhang deriva alla incredibile analogia di utilizzo di questa arma, che segue perfettamente le orbite e le idee del Lao Seng Tuo Bo e delle armi corte e cortissime del Bagua come il Pun Gung Bi e altre armi da mano, piccole ma estremamente efficaci a medio e corto raggio.

Quindi, per coloro che possono investire qualche ora del loro tempo anche nel pomeriggio di sabato, consiglio caldamente di restare con noi dopo pranzo (Laura come sempre provvederà ad un ricco buffet di cibarie per la pausa, dalle 13 alle 14) per incontrare Andreas.

Sono previsti per il futuro anche altri incontri con lui, sempre sotto forma di scambi e di incontri, ma gli insegnanti di Andreas sono personaggi di primo piano nel mondo marziale asiatico. Non è escluso che presto ci si possa anche incontrare con loro, in Italia o in Germania.

A sabato 29!

martedì 11 marzo 2014

快五行拳 Kuai Wu Xing Quan



快五行拳 Kuai Wu Xing Quan significa "Cinque pugni elementari veloci", ed è un metodo di Xingyiquan più moderno e rapido rispetto alla tradizione dello Xingyi. Rispetto ai cinque pugni dei cinque elementi tradizionali dello Hebei, Henan o Shanxi, Kuai Wu Xing si preoccupa prima delle dinamicità e della ricerca di efficacia del movimento, in genere molto rapido, piuttosto che della preparazione della struttura.

Funziona meglio con persone che già hanno familiarità con lo Xingyiquan, che lo praticano magari da tempo e che vogliono ribaltare o semplicemente affiancare un'altro modo di allenarsi al tradizionale concetto dei "tre anni prima di muoversi". Kuai Wu Xing nasce dall'esperienza di alcuni maestri cinesi, che provenivano da una solida esperienza di combattimento, che si resero conto della lentezza con cui progredivano gli allievi nella pratica tradizionale, e si presero il rischio di ribaltare l'approccio.

Spesso lo Xingyiquan soffre di una mancanza di applicazione pratica, cioè non viene mai portato ad un livello di efficacia che gli permetta di confrontarsi con altri discipline marziali o da combattimento, ma rimane un esercizio da ripetere a solo, un po' come il Taijiquan.

Il concetto base è fedele ai precetti dello Xingyiquan tradizionale, quindi Santishi, Cinque pugni, allineamenti e torsioni, lavoro di immagini, fasi e concatenazioni, ma segue tre regole aggiuntive:
1. triplare sempre il colpo
2. entrare e uscire rapidamente
3. allungare i movimenti

Kuai Wu Xing serve a sviluppare un lavoro aerobico del corpo e allungare - rinforzandole - le catene tendino muscolari, i movimenti e le dinamiche. 

Il seminario si terrà a Caldogno, parco di via Puccini, dalle 9 alle 13 di sabato 29 marzo 2014. Per maggiori informazioni potete scrivere a questo blog.

giovedì 27 febbraio 2014

BGZ terzo incontro



 







Visto che Giove Pluvio non ci ha dato tregua la settimana scorsa, alla fine ci siamo rifugiati in una palestra in quel di Caldogno per il terzo incontro di formazione in Baguazhang, Sun shi. E' stato un incontro intenso, come al solito, e in questa occasione davvero speciale grazie all'intervento del maestro Yves Kieffer.

In sei abbiamo lavorato a fondo sugli ultimi due pilastri del Baguazhang, il cambio singolo e doppio di palmo. All'inizio dell'incontro abbiamo ripassato i passi, il cerchio e gli otto palmi madre, insistendo specialmente sui dettagli tecnici del movimento e della postura del corpo, specie sugli avvolgimenti.

Il lavoro del Baguazhang è lento, silenzioso e progressivo. Non c'è modo di immaginare prima come sarà il movimento, finchè il corpo comincia a rispondere in maniera appropriata e si può andare oltre, alla scoperta di nuove dinamiche. E' naturale che all'inizio la postura, il movimento e l'intenzione siano difficilmente comprensibili, ma col tempo tutto cambia.

Il cerchio rappresenta la Terra, gli otto palmi rappresentano il Cielo, e i cambi di palmo rappresentano l'Uomo. Sono tra livelli che richiedono l'armonizzazione tra gambe, braccia e tronco, un lavoro essenziale per costruire la qualità del corpo. Questo è l'obiettivo del Cielo Anteriore. Le applicazioni sono invece il tema del Cielo Posteriore.

E' utile per tutti rimettersi in cerchio e studiare il movimento di continuo, rinnovando attenzione a comprendere i sottili meccanismi che governano la statica e la dinamica del nostro corpo. Ad un livello meccanico iniziale, la forma quadrata permette di comprendere la struttura statica esterna, per poi passare alla struttura rotonda, in cui si apprende la logica dinamica del movimento. Già nella dialettica tra le due forme, quadrata e rotonda, si scopre che c'è sempre margine per il miglioramento.

Ringrazio tutti i partecipanti, Yuri, Monica, Yves, Alberto, Sergio, per la pazienza e la passione che dimostrano nel rinnovare la loro presenza al lavoro interno. Pur lavorando su pochi elementi specifici e molto precisi - per non perdersi nei meandri delle interpretazioni - si scopre sempre un mondo dentro di noi. Avere una guida è fondamentale per non perdersi.

Ad aprile 2014 avremo il quarto incontro sugli esercizi di preparazione del Baguazhang. Sono gli "attivatori" delle dinamiche che abbiamo visto sinora, e sono curioso di vedere la reazione del corpo a questo nuovo livello di movimento del corpo. Il bello di questo sistema è la possibilità costante di evolversi.

(In sequenza: gruppo BGZ a fine allenamento, Monica e Yves nel palmo della Fenice, la torta n.3 di Monica con i Bagua del Cielo Anteriore, una foto del terzo tempo del seminario, e infine una foto ricordo con il m.o Kieffer ad Asiago, che è mio insegnante e caro amico da oltre vent'anni)

martedì 18 febbraio 2014

Terzo incontro di Baguazhang



Sabato prossimo 22 febbraio alle ore 9.30 e fino alle ore 13.00 si terrà il terzo incontro di formazione nel Baguazhang stile Sun Lutang a Caldogno, al parco di via Puccini.

Argomenti del giorno saranno Dan Huan Zhang e Shuan Huan Zhang, i cambi singolo e doppio di palmo e di piede. Nei precedenti incontri abbiamo visto la base di Da Mu Xing, il cerchio, i passi e la camminata, e Ba Da Zhang, gli otto palmi base, le posture che si usano per sviluppare il Nei Gong nel Baguazhang.

Questo terzo incontro verte sulla capacità di usare le gambe, il tronco e le braccia per muoversi in modo connesso, e creare il principio di Shen Fa nell'azione principale del Baguazhang, che è il cambio di profilo, di mano e di piede. I primi due cambi sono la base di tutto il sistema, di cui gli otto animali sono variazioni tecniche dello stesso principio secondo le otto direzioni.

Avremo il piacere di ospitare il maestro Yves Kieffer, che parteciperà al seminario e resterà con noi a pranzo, quindi tutti invitati gli amici di Ziran Neigong Quan. Attendiamo Yuri e Monica da Modena, e gli altri amici della scuola.

A sabato.

sabato 4 gennaio 2014

Come quando fuori piove



La pioggia batte senza pietà gli ultimi pomeriggi di ferie prima del grande inizio 2014.
Cosa fare?

Ecco come Sergio ed io abbiamo pensato di passare il tempo: Espada y Daga! Un bel paio di orette trascorse oggi a tirare di rattan secondo il Sinawalli, poi lavoro libero per capire bene i tagli, e infine coltello nella mano libera per scoprire i disequilibri di distanza e di uso del coltello rispetto al rattan.

L'anno del Cavallo si preannuncia bene. Il Cavallo è un animale leale, sincero, nobile e che porta bene. Ogni mese del 2014 porterà un incontro a casa Ziran, e tra poco uscirà il calendario. Scaldate bene il corpo, perchè ce ne sarà per tutti e per tutti i gusti!

Le porte sono sempre aperte, chi vuole partecipare basta che scriva alla e-mail indicata a destra nel blog.