venerdì 20 novembre 2009

Qigong

Tanti anni fa, ormai più di trenta, il maestro Serge Dreyer mi spiegò una sera che cos'era il Qigong secondo la sua conoscenza delle arti marziali interne cinesi. Mi disse che il Qigong è la preparazione di una parte molto importante delle arti marziali, al punto che era diventata una pratica a se stante.

La sua spiegazione, per me che venivo dalla medicina tradizionale cinese, sembrava un po forzata, mi sembrava che volesse portare acqua al suo mulino. Oggi, a distanza di anni, riconosco che aveva ragione. Il respiro mi ha portato lontano, è stato il vettore che mi ha permesso di capire quello che non funzionava nella mia pratica e mi ha convinto a cercare altro.

Qigong è una pratica straordinaria, perchè richiede una grande fiducia in se stessi e una attenzione speciale a noi stessi. In una parola, qigong è consapevolezza. Ogni secondo scegliamo di essere sereni, lenti, attenti, consapevoli e rilassati. La qualità del respiro e del Qi è tale che se uniamo (come è nel lavoro interno) respiro al corpo, possiamo usare un diverso tipo di energia e di risultato.

Occorre guardarsi indietro per riscoprire e rileggere quello che abbiamo costruito negli anni, e recuperare quello che abbiamo perso o capito solo in parte. Qigong è basilare, senza la congruenza e il potere del respiro non esiste "interno". L'arte marziale, il combattere, è essenzialmente essere presenti in maniera totale e avere addestrato il proprio corpo a risposte naturali adatte.

La postura fisica ha un suo corrispondente nella postura mentale o psicologica o ancora spirituale, e questo è uno dei temi più difficili da spiegare a chi vuole imparare. Da una parte sembra una pratica inutile, non efficace, e questo innervosisce ancora di più. Dall'altra si rischia di finire per sovrastimare l'effetto del Qi, che in realtà è solo una parte delle 6 Armonie. Senza Yi, Xin e Li non c'è realizzazione.

Qigong = alto livello di pratica. Siccome lo abbiamo incontrato all'inizio della nostra ricerca, pensiamo che sia inutile o troppo elementare. E' un mito da sfatare, dobbiamo tornare al respiro e lasciarci guidare da lui. Senza respiro e senza lentezza non c'è arte interna. Se c'è una grande differenza tra esterno e interno, quella la fa il ruolo del respiro. Non ci credete? Provate.

E' bene ricordarlo, sempre, anche quando stiamo lavorando su Ming Jing.

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