
La sua spiegazione, per me che venivo dalla medicina tradizionale cinese, sembrava un po forzata, mi sembrava che volesse portare acqua al suo mulino. Oggi, a distanza di anni, riconosco che aveva ragione. Il respiro mi ha portato lontano, è stato il vettore che mi ha permesso di capire quello che non funzionava nella mia pratica e mi ha convinto a cercare altro.
Qigong è una pratica straordinaria, perchè richiede una grande fiducia in se stessi e una attenzione speciale a noi stessi. In una parola, qigong è consapevolezza. Ogni secondo scegliamo di essere sereni, lenti, attenti, consapevoli e rilassati. La qualità del respiro e del Qi è tale che se uniamo (come è nel lavoro interno) respiro al corpo, possiamo usare un diverso tipo di energia e di risultato.
Occorre guardarsi indietro per riscoprire e rileggere quello che abbiamo costruito negli anni, e recuperare quello che abbiamo perso o capito solo in parte. Qigong è basilare, senza la congruenza e il potere del respiro non esiste "interno". L'arte marziale, il combattere, è essenzialmente essere presenti in maniera totale e avere addestrato il proprio corpo a risposte naturali adatte.
La postura fisica ha un suo corrispondente nella postura mentale o psicologica o ancora spirituale, e questo è uno dei temi più difficili da spiegare a chi vuole imparare. Da una parte sembra una pratica inutile, non efficace, e questo innervosisce ancora di più. Dall'altra si rischia di finire per sovrastimare l'effetto del Qi, che in realtà è solo una parte delle 6 Armonie. Senza Yi, Xin e Li non c'è realizzazione.
Qigong = alto livello di pratica. Siccome lo abbiamo incontrato all'inizio della nostra ricerca, pensiamo che sia inutile o troppo elementare. E' un mito da sfatare, dobbiamo tornare al respiro e lasciarci guidare da lui. Senza respiro e senza lentezza non c'è arte interna. Se c'è una grande differenza tra esterno e interno, quella la fa il ruolo del respiro. Non ci credete? Provate.
E' bene ricordarlo, sempre, anche quando stiamo lavorando su Ming Jing.
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