martedì 24 novembre 2009
Passione e pazienza
E' davvero impressionante l'analogia tra la crescita in natura (piante, animali, la terra stessa nel suo ciclo vitale) e la crescita dell'essere umano. Ma non sono certo il primo ad accorgersene, già molti scrittori cinesi hanno usato la metafora della natura e delle piante (ad esempio Hong Zicheng, "Aforismi sulla radice degli ortaggi") per parlare dell'uomo.
Crescere è un fenomeno che non si può comandare, ha i suoi tempi e la sua logica. Mi è sempre piaciuto il fatto che non possiamo imporre ad un fiore di sbocciare quando vogliamo noi, lo farà quando le sue logiche (calore, luce, terreno, condizioni, umidità, sostanze nell'aria, nutrimento, vento, acido-basico, ecc.) saranno attivate tutte insieme. Al momento giusto, che per ognuno è diverso.
Per un insegnante che desidera vedere il suo gruppo crescere, la cosa più difficile da accettare è che la crescita dei suoi allievi è come quella di un fiore, ha tempi e modi che non sono sempre sotto il suo controllo. Per l'insegnante è ancora più difficile perchè, se il fiore non cresce, lui subito pensa: forse non ho una buona didattica, devo migliorare il mio metodo, forse quello che insegno non è così immediato, ecc. Per arrivare all'obiettivo però occorre lavoro, non si possono tralasciare parti, occorre che tutte vengano sviluppate. Non ci sono scorciatoie, davvero.
(C'è anche il caso dell'insegnante che pensa: sono tutti stupidi, il mio metodo è perfetto, non capiscono quanto sono bravo - ma non lo considero il mio caso personale).
Così comincia un lungo percorso, che è in sostanza un percorso di revisione continua, di miglioramento costante, di fare in modo che le cose possano assimilate meglio, di portare esempi pratici e concreti, di elaborare esercizi efficaci, di aiutare il corpo a comprendere senza passare prima per il cervello. Mostrare non basta. Ma il muro contro cui un insegnante si ferma spesso è: come fare scattare nell'allievo un processo che si chiama passione?
La passione si può trasmettere, ma la comunicazione funziona solo se c'è un trasmettitore e un ricevitore. Se uno dei due non è acceso, se è in "stand-by", o se la "frequenza" tra l'uno e l'altro non è giusta, non funziona la comunicazione. La comunicazione è una negoziazione delicata. Non basta dire le cose, moltissimo dipende dal modo, dai messaggi che diamo (anche involontari), dalle parole che usiamo. Il nostro cervello generalizza, distorce, semplifica costantemente e quindi rovina la comunicazione. Occorre essere "in sintonia" per riuscire a passare le informazioni, e bisogna esserlo in due. Non è facile. Pensate alla persona con cui dividete la vostra vita e capirete quello che voglio dire.
La passione è fondamentale, perchè fornisce il carburante per il lungo viaggio che è la crescita. Non è un viaggio di una settimana o di un mese, ma di anni. Il grande problema di oggi è la falsa percezione che i giovani (e non solo loro) hanno di "tutto adesso", "tutto intorno a te", "qui e ora". L'esperienza insegna che i tempi reali sono lunghi (vedi la scuola, le lingue, la musica, un mestiere, a guidare ecc.), e che si impara lentamente. Occorre tempo per assimilare cose che non sono nostre e integrarle nel nostro modo di pensare e di fare. Occorre un atteggiamento di apertura che spesso abbiamo dimenticato per cercare di difenderci.
Il Baguazhang non fa eccezione, anzi, forse è uno dei metodi di crescita personale e marziale più difficili da assimilare, perchè richiede abilità fisiche, psicologiche e personali (carattere, flessibilità, determinazione) abbastanza rare. Non sono più un teenager da alcune decadi, e come scriveva qualcuno, "a 40 anni un uomo non si fa più distrarre". Stranamente queste considerazioni sono condivise con quasi tutti gli insegnanti e gli amici che praticano stili interni.
Baguazhang richiede passione e continuità, una fiamma che non si bruci rapidamente e duri nel tempo (grazie alla curiosità, alla vivacità, al desiderio), ma che comunque sia anche fiamma, fuoco, bruciante ma soprattutto onesto desiderio di capire e di crescere. I risultati arrivano, lo posso assicurare dalla mia esperienza, ma il fiore sboccia quando è il momento giusto. Quindi è inutile spingere, tirare, forzare. Invece è fondamentale pulire, togliere, semplificare, ridurre, fare uscire la bellezza di ciò che è dentro, che non si vede.
Michelangelo diceva che la statua era già dentro il blocco di marmo, e che lui non ha fatto altro che liberarla dal marmo in eccesso. Ecco il senso della ricerca. Bruce parlava di assorbire quello che serve e buttare via quello che non serve. Sembrano parole scontate, invece sono una preziosa guida all'atteggiamento mentale corretto per crescere. A volte ciò che sembra inutile è invece molto utile, e anche lì dobbiamo lavorare per capirlo.
Ma è difficile aspettare.
Sto imparando.
Con pazienza.
(Foto di: Suzi Jankovic. Rovigno, agosto 2008, cercando un posto per il seminario 2009 di Baguazhang)
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1 commento:
Conosco molto poco SUZI,ma quanto scritto è la conferma della mia personalissima impressione quando l'ho conosciuta,e come non restare incantati da queste parole....alta qualità e grande persona.Ciao .Sergio.
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