Sergio e Luigi... un dialogo daoista?
Un gruppo di Fenici in volo
Sewan, la nostra mascotte
Massimo, un educatore nato
Fabio, voglia di capire
Fabrizio e Massimo, qualità umana eccellente
Fabrizio, un'altra anima in crescita
Ieri sabato 1 ottobre abbiamo ripreso gli allenamenti di Baguazhang e questa volta ci siamo trovati davvero in tanti, più di una decina, a camminare in cerchio. E' stata una bellissima mattinata di lavoro e tutti mi sono sembrati piacevolmente stupiti dal lavoro circolare, soprattutto coloro che hanno partecipato per la prima volta.
Dovendo gestire diversi livelli di conoscenza, dai più avanzati ai principianti, la lezione è stata un po' diversificata rispetto al solito, quindi meno intensa e tecnica del previsto, e più diffusa e adatta alla situazione. Nella fase finale dell'incontro, dopo aver visto la postura, i passi, i cambi, alcuni esercizi di base e gli otto palmi base, abbiamo cercato di metabolizzare razionalmente il lavoro fatto dentro di noi. Ognuno ha dato il proprio contributo, e in effetti tutti hanno scoperto che "lavoro interno" significa lavorare dentro di sé per armonizzare la forza di gravita e l'equilibrio per gestire bene il rapporto con la terra.
Se consideriamo la differenza tra il nostro modo di praticare il Baguazhang e quello che vediamo in giro, viene da domandarsi: perché noi non studiamo e pratichiamo forme? Perché ogni volta ritorniamo quasi maniacalmente a questi benedetti otto palmi, sulla struttura, sui passi e sulla connessione, sulle catene cinetiche e sui principi di Song, Man, Lian eccetera?
La risposta è racchiusa in una parola: destrutturazione. Dobbiamo destrutturare, scombinare, andare a riconoscere i meccanismi sottili che ci legano al movimento, renderli precisi e connessi, e col tempo il corpo acquisirà la qualità necessarie perchè il movimento sia completo e pieno. Possiamo praticare per anni senza mai andare a vedere nel profondo un singolo movimento. Una forma racchiude centinaia di principi e di movimenti, occorre fermarsi a riconoscerli destrutturando.
Un altro concetto importante è quello del laboratorio. Ogni volta che pratichiamo, vedo persone che partono dall'esercizio assegnato e cominciano ad elaborare, a creare, a cercare nuovi movimenti, che si ascoltano e si mettono in discussione. Questo credo sia un'altra cosa importante: lasciare la libertà ad ogni persona di ascoltare il proprio interiore per scoprire come dentro si sente e come il suo corpo risponde al movimento.
Certo, questo processo chiede a volte più tempo che non imparare una sequenza di movimenti. Ma da sempre preferisco dare priorità alla qualità del corpo e del movimento che non alla forma. C'è meno da dimostrare in pubblico, è vero, ma un occhio esperto vede con piacere che nel tempo la qualità del movimento migliora, si asciuga, si adatta, si armonizza, è completo. Io stesso ho constatato che nonostante la pausa estiva, alcune persone sono tornate a muoversi in un modo diverso, più completo e connesso, in modo naturale. Per me è una grande soddisfazione vedere la crescita.
Spesso uso paragoni culinari per la nostra pratica: la cucina è esattamente l'ambiente alchemico per eccellenza, dove sostanze vengono trasformate per diventare nutrimento, piacere, e momento di crescita personale. Tutti i buoni praticanti di Baguazhang amano mangiare e bere bene, apprezzano il sottile, quello che in medicina cinese si chiama "mangiare con il cuore". Uno dei paragoni è quello della zuppa o della minestra: nella nostra minestra, che cuoce dentro la pentola, c'è ancora molta acqua, la qualità del cibo è ancora dispersa, troppo allungata. Se lavoriamo abbastanza, il calore del fuoco farà evaporare l'acqua in eccesso e cucinerà le verdure, e alla fine avremo un cibo buono e nutriente.
Grazie a tutti i ragazzi e ragazze che vengono a praticare con noi da Trieste a Chiavari, da Oderzo a Vicenza, dalla repubblica Ceca alla Corea. Per me e Sergio è sempre un piacere vedere lo spirito con cui ognuno di voi si avvicina alla pratica e la fa diventare sua. Grazie per il tempo, le energie, i chilometri, la buona volontà, la passione che ci mettete. Noi siamo felici di avervi con noi e speriamo che possiate portare a casa non solo la tecnica e la qualità del Baguazhang, ma anche il sorriso e la serenità di una pratica piena, profonda, felice.
Al 30 ottobre!