Sergio e Luigi... un dialogo daoista?
Un gruppo di Fenici in volo
Sewan, la nostra mascotte
Hana, una grande volontà
Fabrizio e Massimo, qualità umana eccellente
Fabrizio, un'altra anima in crescita
Dovendo gestire diversi livelli di conoscenza, dai più avanzati ai principianti, la lezione è stata un po' diversificata rispetto al solito, quindi meno intensa e tecnica del previsto, e più diffusa e adatta alla situazione. Nella fase finale dell'incontro, dopo aver visto la postura, i passi, i cambi, alcuni esercizi di base e gli otto palmi base, abbiamo cercato di metabolizzare razionalmente il lavoro fatto dentro di noi. Ognuno ha dato il proprio contributo, e in effetti tutti hanno scoperto che "lavoro interno" significa lavorare dentro di sé per armonizzare la forza di gravita e l'equilibrio per gestire bene il rapporto con la terra.
Se consideriamo la differenza tra il nostro modo di praticare il Baguazhang e quello che vediamo in giro, viene da domandarsi: perché noi non studiamo e pratichiamo forme? Perché ogni volta ritorniamo quasi maniacalmente a questi benedetti otto palmi, sulla struttura, sui passi e sulla connessione, sulle catene cinetiche e sui principi di Song, Man, Lian eccetera?
La risposta è racchiusa in una parola: destrutturazione. Dobbiamo destrutturare, scombinare, andare a riconoscere i meccanismi sottili che ci legano al movimento, renderli precisi e connessi, e col tempo il corpo acquisirà la qualità necessarie perchè il movimento sia completo e pieno. Possiamo praticare per anni senza mai andare a vedere nel profondo un singolo movimento. Una forma racchiude centinaia di principi e di movimenti, occorre fermarsi a riconoscerli destrutturando.
Un altro concetto importante è quello del laboratorio. Ogni volta che pratichiamo, vedo persone che partono dall'esercizio assegnato e cominciano ad elaborare, a creare, a cercare nuovi movimenti, che si ascoltano e si mettono in discussione. Questo credo sia un'altra cosa importante: lasciare la libertà ad ogni persona di ascoltare il proprio interiore per scoprire come dentro si sente e come il suo corpo risponde al movimento.
Certo, questo processo chiede a volte più tempo che non imparare una sequenza di movimenti. Ma da sempre preferisco dare priorità alla qualità del corpo e del movimento che non alla forma. C'è meno da dimostrare in pubblico, è vero, ma un occhio esperto vede con piacere che nel tempo la qualità del movimento migliora, si asciuga, si adatta, si armonizza, è completo. Io stesso ho constatato che nonostante la pausa estiva, alcune persone sono tornate a muoversi in un modo diverso, più completo e connesso, in modo naturale. Per me è una grande soddisfazione vedere la crescita.
Spesso uso paragoni culinari per la nostra pratica: la cucina è esattamente l'ambiente alchemico per eccellenza, dove sostanze vengono trasformate per diventare nutrimento, piacere, e momento di crescita personale. Tutti i buoni praticanti di Baguazhang amano mangiare e bere bene, apprezzano il sottile, quello che in medicina cinese si chiama "mangiare con il cuore". Uno dei paragoni è quello della zuppa o della minestra: nella nostra minestra, che cuoce dentro la pentola, c'è ancora molta acqua, la qualità del cibo è ancora dispersa, troppo allungata. Se lavoriamo abbastanza, il calore del fuoco farà evaporare l'acqua in eccesso e cucinerà le verdure, e alla fine avremo un cibo buono e nutriente.
Grazie a tutti i ragazzi e ragazze che vengono a praticare con noi da Trieste a Chiavari, da Oderzo a Vicenza, dalla repubblica Ceca alla Corea. Per me e Sergio è sempre un piacere vedere lo spirito con cui ognuno di voi si avvicina alla pratica e la fa diventare sua. Grazie per il tempo, le energie, i chilometri, la buona volontà, la passione che ci mettete. Noi siamo felici di avervi con noi e speriamo che possiate portare a casa non solo la tecnica e la qualità del Baguazhang, ma anche il sorriso e la serenità di una pratica piena, profonda, felice.
Al 30 ottobre!
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