以心伝心
Sabato scorso abbiamo vissuto una giornata davvero speciale.
Prima di tutto è stata una giornata interamente dedicata al Baguazhang, otto ore in due tranches di quattro, la mattina dedicata ai ragazzi del primo anno e il pomeriggio per i veterani del terzo. A pranzo abbiamo avuto una pausa breve, un'oretta in cucina da me, caratterizzata da sonore risate, scambi di battute e nuove conoscenze. Infine, il pomeriggio è stato uno scambio di energie ancora più interessante e profondo: in una sala Baguazhang e lavoro sui Nove Palazzi, in un'altra sala Taijiquan nei principi e nella sua essenza.
Eravamo tutti insegnanti, e la cosa inusuale - quindi straordinaria - è stata la semplicità, la qualità, la disponibilità che si sono sviluppate naturalmente e che hanno coinvolto tutte le persone presenti. Chi doveva andare via subito, invece alla fine si è allenato per altre tre ore, e con soddisfazione. Cosa è rimasto della giornata? Personalmente una sensazione bellissima di collaborazione, cooperazione, apertura, scambio di conoscenza, piacere di lavorare. Mi porto dietro ancora questa sensazione fresca, che mi aiuta quando le cose si fanno un po' meno piacevoli.
La comunicazione, questa sconosciuta.
Possiamo passare anni a parlare e lavorare con il corpo, ma non riuscire a comunicare nulla. Perchè comunicare bisogna volerlo, ed è una alchimia che funziona solo se emittente e ricevente sono sintonizzati sulla stessa lunghezza d'onda e hanno lo stesso desiderio: conoscere l'altro. Spesso non vogliamo davvero conoscere, ma solo dire la nostra, preparare la nostra risposta. Quella non è comunicazione, è bisogno di trovare la nostra identità, un problema di sicurezza. La vera comunicazione è biunivoca, va e viene, e ad ogni passaggio lascia uno strato, una informazione, una emozione in più, libera energia, non occorre preoccuparsi troppo di quel che si dice. Quando i dialoghi si fanno liberi, leggeri e veloci, diventano quasi surreali, chi ascolta da fuori non comprende, ma chi è dentro si sente libero e le intuizioni diventano più importanti del detto. E' come nuotare, sciare, combattere, lottare, sperimentare.
Nella tradizione cinese e giapponese (ma credo sia un retaggio umano di base), per trasmettere le cose importanti della vita - amore, sentimenti, esperienze profonde - occorre usare un altro modo di comunicare. Un mio insegnante parla di "oral transmission", occorre una trasmissione viva e verbale, per spiegare certe cose, anche quelle legate alla pratica fisica, perchè le parole - l'intenzione dietro le parole in realtà - aprono opportunità nella mente, e il corpo allora può sganciarsi dagli schemi, trascendere e trovare una nuova via che prima non vedeva. Lo stesso maestro si preoccupa sempre di chiarire che "ogni parola si riferisce ad una tecnica concreta". Ha ragione, ci sono troppi "principi" in giro che non si incarnano mai realmente in una pratica.
Caveat emptor.
In Giappone, questo modo unico e profondamente vero, animale - non romantico - di comunicare è quello detto "da cuore a cuore". E' una modalità ancestrale, legato al cervello rettile (non proprio ma quasi, ci sono istinti naturali legati al DNA), diventa una comunicazione che trapassa gli strati e colpisce dentro. E' legata alla comprensione della pancia, quando sappiamo subito se una cosa fa o non fa per noi, ma non è razionale. Sappiamo tutti che l'unicità della persona risiede nel suo cuore, dove la sua volontà di vita è racchiusa. Il cervello è un attrezzo, uno strumento molto raffinato, ma spesso è diventato prevalente, causa la chiusura del cuore. Se il cuore non viene ascoltato a causa della paura o della rabbia, il cervello decide lui il da farsi, e rimuove i problemi in un altro modo. Senza cuore non si può praticare. La pratica senza cuore non esiste.
Quando passiamo giornate come quella di sabato, stiamo tornando al cuore della pratica, che non si manifesta solo in forme o strutture, ma nella ricerca del movimento del principio e del principio nel movimento. Stiamo parlando di arti marziali - e qui ognuno ha le sue priorità. Ma la cosa principale, come mi ha spiegato un caro amico, è il principio educativo della pratica interna. Non dobbiamo solo cercare il combattimento, o solo il movimento, o solo l'aspetto educativo, o ancora il processo. Neijia è tutto questo insieme. Sun Lutang lo ribadiva in ogni scritto: serve a creare persone migliori.
以心伝心
I shin den shin.
Da cuore a cuore