venerdì 17 dicembre 2010

Una certa maestria

Scende di nuovo la neve sulle colline venete intorno a Vicenza e imbianca dolcemente tutta Italia. Distolgo lo sguardo dal monitor del computer dopo aver letto un pubblico scambio di accuse tra noti insegnanti di arti marziali e, perplesso, guardo fuori dalla finestra facendomi delle domande sul senso della parola "Maestro".

Essere Maestro significa aver raggiunto un alto livello di abilità in un certo ambito. Si può essere maestri di canto, di recitazione, di lotta, di scuola, di scacchi, di violino, persino di vita. E' vero che essere maestri di sci, ad esempio, non ci dice nulla delle sue qualità umane. E'solo bravo a sciare e sa insegnarlo. Non deve essere per forza un illuminato.

Poi mi tornano alla mente le persone che ho conosciuto e che per me significavano "Maestro". Per prima mia madre, insegnante elementare per vocazione, dunque una "signora maestra", ma soprattutto una educatrice nata, dedita a far crescere nei bambini un senso civico, il rispetto degli altri, i valori della cooperazione e dell'autorealizzazione.

Poi gli amici: dovunque sono stato e ho lavorato o insegnato, ho sempre portato con me almeno una persona - speciale - con la quale ho aperto un rapporto di amicizia che poi durerà negli anni. Si tratta di amicizie limpide, trasparenti, senza dipendenze, libere di essere come sono. "Ti voglio libero come il vento" cantava Mercedes Sosa.

Poi i compagni di pratica: ho conosciuto tanti maestri. Con pochi è scattato un feeling e con loro ho mantenuto un rapporto, li ho ospitati, mi hanno ospitato, è stato sempre uno scambio ricco di stimoli, di riflessioni, di sincero desiderio di conoscersi e di approfondire le conoscenze, per superare i propri limiti. Dove non c'era feeling, ho lasciato perdere.

Poi ancora gli allievi: c'è questa stupenda nemesi del combattimento, in cui devi far diventare il tuo allievo più bravo di te per poter crescere a tua volta. Anche qua, ci si conosce, ci si annusa, e ci si sceglie. Siamo liberi, ed è bene che lo ricordiamo sempre, anche quando diamo per scontato che ci siamo e che ci saremo sempre.

E' quindi facile capire perchè nelle arti marziali essere Maestro - per me - significa essere davvero qualcuno di speciale. Non perchè valga di più degli altri - ho invece davvero paura delle persone che si sentono migliori solo perchè fanno digiuni o meditazione o sono dei maestri. Per me il maestro è una persona che, con serenità e con tutti i suoi limiti, permette e aiuta comunque gli altri di trovare la propria via.

Mi scrisse anni e anni fa un caro amico, maestro di Qinna: l'unico maestro ce l'hai dentro di te, non cercarne all'esterno, resta fedele a te stesso e cresci. E atteggiati a Maestro: solo se ci provi e fai tutto quello che dovrebbe fare un maestro, forse un giorno lo sarai. Sono in cammino da allora, e sono grato a tutti coloro che mi hanno permesso di fare i miei piccoli passi in avanti.

Il mio regalo di Natale per loro è un sorriso: quel sorriso che ci illumina il volto quando ci vediamo, quando passiamo del tempo insieme, quando ci alleniamo, sudiamo, ci impegniamo, cresciamo nella lotta e nella boxe, comprendiamo qualcosa di nuovo, ci sentiamo appagati, quando siamo felici anche solo di stare insieme e di condividere del tempo, la cosa più preziosa che l'uomo abbia in questo travagliato XXI secolo.

Facciamo regali a tutti, sorridiamo, e dimentichiamo quello che non serve. Seminiamo piccoli indizi di pace e di costruttività, siamo sempre i primi a costruire e gli ultimi a distruggere, facciamo il primo passo per mantenere uno stato di profonda serenità nonostante tutto. Farà stare meglio noi, per primi, e sarà un mattoncino in più per costruire un nuovo mondo.

Buone Feste!

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