lunedì 16 dicembre 2013

San Ti Shi 三體勢



Era freddo, ghiaccio per terra, e mi allenavo in un angolo buio, non illuminato, in mezzo ad un prato di un parco vicino a casa.
Non ero molto contento quella sera, non stavo bene, e arrivavo da una corsetta per scaldare i polmoni malconci da un raffreddamento, non proprio al meglio della forma.
Mi sono messo al buio appositamente, per evitare contatti con il mondo e con la gente, con la luna unico testimone che mi guardava, quasi piena, tra i rami degli alberi spogli.
Ho deciso che sarebbe stato un allenamento statico, di postura, di resistenza, quasi una sfida a me stesso.
Scendo in San Ti Shi, e tento di allinearmi.
La sensazione è di una totale mancanza di coerenza del corpo, altro che allineamento.
Ogni arto è sconnesso, sembrano pezzi indipendenti, niente a che fare l'uno con l'altro.
Il tronco fatica a trovare l'allineamento verticale, allungo le cervicali e chiudo il bacino, connetto le gambe e cerco di scendere. Niente da fare.
Le braccia vanno spinte avanti e in basso, ma non le sento bene.
Si induriscono, ma non spingono.
Le gambe urlano ad un certo punto, i quadricipiti femorali fanno male.
Allora mi dico: aspetta ancora un minuto, passiamo questa soglia di dolore.
Mi rialzo appena, poi ridiscendo, aggiusto la postura, il dolore è sopportabile, insisto.
Dopo un minuto tento di resistere ancora, ma poi devo cambiare gamba.
Il dolore diventa una presenza normale, e riesco a stare meglio, forse non più a lungo, ma comodo.
Ogni tanto cambio lato, ma sento che il corpo si allinea sempre meglio, va naturalmente là dove deve andare, e lo fa da solo, per bene, seguendo un filo invisibile.
Le mani sono calde, presenti, hanno intenzioni vive di afferrare e di spingere, al punto che getto i guanti per terra e mi levo anche il berretto, tanto è il calore interno.
Pian piano comincia a restare l'intenzione e la forza muscolare diminuisce, o almeno sembra.
A quel punto ripenso alla schiena: ma dov'è?
Allora allungo la schiena, svuoto il petto, e lentamente anche le anche si cominciano ad allineare.
E' un processo tra il volontario e lo spontaneo, gli anni di pratica vengono in aiuto, il corpo sa come deve fare, anche se questa non è la sua posizione preferita.
Cambio la postura dopo cinque minuti, sinistra, destra, poi ancora sinistra e via via, i cambiamenti sono sempre meno problematici, vanno da soli, scorrono.
Cambio sul posto, non faccio passi, ma sento che le gambe si muovono bene, anche se indurite.
Poi penso: ci sono anche le posture incrociate, e incrocio.
La schiena si attiva con la torsione, e diventa ancora più viva.
Il sudore cola dalla schiena, sono completamente caldo e bagnato, ma comincio a percepire un minimo di unità.
La mente viene in aiuto: ricomincio a sgranare le otto regole per allineare il corpo di Sun e le dodici di Wang, le ripeto a memoria, e le cerco nel corpo.
E' un lavoro certosino, e mi accorgo di quanto non sono unito, ma l'intenzione lavora.
Dopo un'ora guardo il cellulare stupito: un'ora è passata?
Dopo quell'ora, però, succede qualcosa.
Quando passo da un lato all'altro, sento che la postura si è costruita, ha una sua anima, è densa e pesante, l'intenzione sta diventando più chiara, come una lama che viene battuta e ribattuta.
E a questo punto sento la cosa più attesa e più difficile che si realizza: le gambe scendono da sole e si allineano verso terra.
Sono seduto.
Niente a che vedere quando cerchi di scendere e il corpo non te lo permette.
Sono giù! La forza si distribuisce in modo diverso, sento la spinta diagonale delle gambe verso i pugni che ha cambiato vettori.
Non c'è spinta, non c'è trucco, le gambe scendono da sole, e tutta la postura si riallinea!
Il bacino si siede, le gambe scendono, e non ho rotto la connessione. Incredibile.
Sono contento, e cerco di sentire sempre meglio la postura.
In un momento di autoesaltazione penso: adesso ho capito!
Ma so bene che si tratta dell'ennesima piccola scoperta, uno dei piccoli satori quotidiani, che sono fatti per essere superati poco dopo.
Quindi non mi illudo, ma... torno a casa soddisfatto, come un gatto col sorcio in bocca.
Ti ho beccato, San Ti Shi!

Dedicata a tutti noi, sul cammino della pratica.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Il risultato sperato ad ogni allenamento!