lunedì 13 aprile 2009

100 cerchi

E' ormai uno standard in Cina misurare la capacità di un praticante di Baguazhang su un totale di 100 cerchi. In effetti i 100 cerchi sono un buon metodo, anche perchè sulla durata di 800 passi circa si possono vedere le caratteristiche fondamentali del Baguashen: centratura, postura, rispetto delle 8 regole fondamentali, stabilità, presenza, equilibrio, intenzione.

100 cerchi per parte (in senso orario e antiorario, quindi 200 in totale) sono un buon modo di continuare l'allenamento, dopo aver iniziato con i passi sospesi (piede sospeso altezza caviglia accanto all'altro per qualche secondo, per rallentare il passo e migliorare l'equilibrio) per acquisire stabilità. Dopo 200 cerchi si ha chiara la percezione che il piede va dove noi vogliamo che vada (e non dove vuole andare lui!).

Ancora, camminare i 200 cerchi struttura l'intenzione. La percezione è di essere una sfera in movimento con una punta, e quella punta è l'intenzione, l'elemento che rende la nostra sfera capace di bucare l'avversario. Ancora una volta Yang e Yin: nello Yin della sfera c'è uno Yang che è l'intenzione del combattente. Tutte le tecniche vanno in una sola direzione. "Altri sistemi usano mille tecniche, Baguazhang usa solo un palmo". Questo è il significato.

100 cerchi per capire a fondo uno dei 4 pilastri del Baguazhang. Il cerchio è il nostro insegnante (la Grande Forma Madre, come diceva Ma Gui, che ci dà tutte le risposte, basta chiederglielo), ma è anche una semplice tecnica. Credo che uno deli errori sia quello di camminare in cerchio senza farsi domande. Nel Baguazhang, come in tutti gli stili interni, è necessario continuare a farsi domande.

100 cerchi: nessuno può rispondere al posto nostro. L'unico modo di imparare è di farlo entrare dentro il nostro corpo attraverso la nostra curiosità e la nostra testardaggine. 

E qui devo mandare un messaggio a tutti coloro che praticano stili interni, ma specialmente ai miei allievi. Fermarsi quando cominciamo a capire, quando appena abbiamo aperto uno spiraglio tra le porte del Neijia, quando abbiamo già visto quali vantaggi personali ci procura una buona pratica paziente, fermarsi solo per la paura di non farcela o perchè vediamo solo un lunga scalinata in salita, è la prima grande prova da superare del Lavoro Interno. E' la prima soglia, la porta più esterna, la più psicologica, quella che per assurdo non siamo più preparati ad affrontare, quella che Sifu Adam Hsu chiama "masticare amaro". E' quella dove la maggior parte si ferma - posso dirlo? - scioccamente, perchè adesso che abbiamo visto di cosa si tratta, le altre porte saranno molto più accessibili e gestibili, nonostante tutto.

La passione deve andare di pari passo con la razionalità, la pazienza, il coraggio e la determinazione. Queste sono alcune delle caratteristiche di un buon carattere, di un buon praticante e non solo. Come per il corpo dobbiamo usare posture corrette, che mantengano la struttura in ogni attimo del combattimento per essere "uno", così dobbiamo esserlo nella nostra testa, usare posture mentali corrette. Quindi lasciar perdere al primo impedimento è un segnale preoccupante, non solo per un combattente.

100 cerchi, o 64 come insegnavano altri, o infiniti cerchi, quando abbiamo finito di stancarci e lasciamo andare, là inizia l'esplorazione del cerchio, là si entra finalmente nel Baguazhang. Riandate a vedervi Panda Kungfu, e scoprirete che forse anche nel film ci sono degli spunti utili, basta avere gli occhi per vederli. Ricordate la mossa segreta finale? Po non la conosce, ma l'ha immaginata. Ecco la chiave.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Mi sembra di conoscere i due energumeni con i guantoni....ma il terzo dov'è? Un caro saluto a Luca e Luigi.....a presto. Sergio