martedì 9 ottobre 2012

Sessantaquattro vie



La pratica dei 64 palmi lineari di Liu Dekuan è un viaggio alla ricerca dei molti valori nascosti del Baguazhang.

Le tecniche sembrano poco significative, agli occhi di un profano. Anni dopo si scopre invece con sorpresa una grande intelligenza "nascosta" (un po' come i calci e tante belle applicazioni del Baguazhang). Aver lavorato a lungo nel cerchio permette di farla entrare nel corpo, ne è un po' la condizione di base. Infatti, dopo un sano e prolungato esercizio di circolarità, la linea non è più la stessa e si tende naturalmente a curvare con tutto il corpo, a seguire il movimento come un flusso naturale. La linea tonda fluisce come un'onda, e pian piano si compatta e si addensa come una montagna.

La linea è una parente stretta (nella mia percezione) dello Xingyiquan più puro e semplice, dove il cerchio non è più fuori, ma dentro. Nel cerchio il principio è la presenza della continuità della circolarità, la ricerca del Lian Huan, l'essere sempre presente dentro di me e nel corpo in torsione. C'è molto della meditazione. Nella pratica lineare domina un principio Zen: fare quello che stai facendo, essere presente, nella ripetizione dopo ripetizione. La cosa più importante è fare quello che stai facendo. Tautologico.

Mano a mano si scopre il "carattere" di ogni movimento, di ogni tecnica, di ogni mano.
Il primo Tang è didattico, preciso, indica direzioni, e ricalca di nascosto gli otto animali.
Il secondo Tang è sempre il mio preferito, sin dal primo giorno che l'ho praticato, perchè scorre come un fiume in piena, lavora in torsione: dà grande soddisfazione, puoi interpretarlo a tutta forza.
Fino all'ottavo Tang: filosofico, elegante, raffinato, profondo, vale più di quanto si vede.
Quanto diretto può essere il Baguazhang, nonostante i suoi mille cerchi.

Dentro ad ogni tecnica dei 64 palmi ci sono almeno altri otto utilizzi pratici, li si capisce semplicemente entrando dentro ad ogni movimento e praticandolo in difensiva, in offensiva, schivando, incrociando, fintando, applicando calci, entrando dentro, scappando indietro, e così via. Ecco così nascere le "diecimila cose".

E' come prendere un carattere, un cerchio, e ripeterlo per infinite volte, finchè il corpo, stanco di trattenersi nel suo consueto modo vecchio di fare, finalmente lascia andare, si distrae, e la bellezza della natura fluisce dal terreno attraverso le gambe e il torso per fiorire nelle mani.

Ogni mano è una via.

Nessun commento: