Inizio il 2009 con un post sull'importanza dell'intuito.
Nelle arti marziali spesso non facciamo altro che seguire istruzioni e imparare a memoria movimenti di cui non conosciamo il reale significato.
Lavorare sull'intuito significa anche - a volte - avere il coraggio di uscire da ciò che ci è stato insegnato e fare di testa propria.
Etienne Decroux, indimenticato maestro di mimo (insegnante tra l'altro di Marcel Marceau), parlava dei tre livelli di apprendimento, dette anche le "3 i":
- imitazione
- immedesimazione
- interpretazione
Se non si arriva alla terza fase, resteremo per sempre schiavi di una pratica che davvero non conosciamo.
"Non si padroneggia la tecnica dell'adattamento alle circostanze servendosi della mente conscia; è necessario adeguarsi intuitivamente, in armonia con le leggi naturali, senza dover calcolare i propri movimenti.
Si dovrebbe rispettare questa facoltà interiore.
Credi nella vittoria senza pensieri di vanità e senza cercare di ricavare "utili" rivelazioni.
Se si desidera raggiungere lo stato supremo, non ci sarà alcun bisogno di preoccuparsi di questioni che turbano l'anima, non ci sarà alcun bisogno di custodirla.
Il corpo e l'anima diventeranno una cosa sola; non vi sarà alcuna distinzione tra il bene e il male.
Si acquisirà una conoscenza profonda della funzione della spada; si riuscirà a reagire spontaneamente a ogni situazione.
Benchè ci si provi, è impossibile insegnare questo stato supremo.
Si può giungere a tale condizione della mente e del corpo solo con una pratica incessante.
Quando si sarà conseguito un tale stato, si sarà in grado di adattarsi inconsciamente a tutte le situazioni".
(Da: "Tattiche segrete" di Kazumi Tabata, edizioni Ubaldini - Roma, 2004, p. 36)
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