Quest'anno non potrò essere in Scozia, con mio grande rammarico, ma il destino mi porta le "braccia" a casa, così posso continuare a tenere a livello la sensibilità nel Tueishou.
Sergio è sempre un solido punto di riferimento nella pratica, le sue braccia non sono mai scontate nè facili da gestire. Luca sta crescendo bene, mi insegna a insegnare, ed è sempre bello averlo intorno. Maurizio è passato a trovarmi questo fine settimana, e con le sue braccia stiamo cominciando un lavoro "sottile" che ha permesso a entrambi di entrare in nuovi discorsi.
Un discorso per esempio è quello della ricerca della perfezione, un tema che affascina tutti i praticanti. Diceva uno dei miei maestri che "dall'albero della Vita puoi prendere quello che vuoi, però poi lo paghi". Un altro detto dice che si può fare qualsiasi cosa nella vita, tutto dipende da quanto sei disposto a masticare amaro per questo.
Ho passato l'età degli entusiasmi senza fine, quelli in cui c'era la rincorsa a trovare il maestro più forte, il metodo più devastante, la conoscenza che va oltre tutte le conoscenze. Diciamo che ho pragmaticamente fatto un piccolo bilancio di quello che avevo raggiunto, in questi anni di pratica, e di quello che realmente voglio per il futuro, cosa davvero mi serve.
Non escluso nulla, anche di rimettermi in viaggio per la Cina, ma la mia ricerca della perfezione ha preso una strada diversa, forse più consapevole dei limiti di spazio e tempo in cui siamo, ma soprattutto del fine ultimo della pratica, che deve servire a me per primo, e non al mio ego.
Uno dei valori che è emerso dalla pratica con Maurizio è la serenità, cioè il praticare - il più possibile - in uno stato positivo, che riesca ad ancorare la mente ad uno stato di profondo benessere. Un secondo valore è la reciprocità, che implica il rispetto. Per crescere marzialmente dobbiamo far crescere altri intorno a noi che ci mettano in condizione di migliorare. Quindi loro devono essere più bravi di me. Bella questa nemesi marziale.
La perfezione che cerco oggi è una perfezione "integrata", che ha a che fare con la mia vita, con le scelte di fondo, con i rapporti umani, con la condivisione, con la crescita personale. Praticare arti marziali con il solo scopo di esaltare il proprio ego o far male al prossimo (un altro modo che ha l'ego per sentirsi grande) ha dentro di sè un germe autodistruttivo.
L'arte marziale è una via privilegiata alla conoscenza di noi stessi, che passa attraverso il raffinamento della pratica fisica e della qualità della mente. Specie nel lavoro interno, uno squilibrio della psiche si traduce in una pratica sbilanciata e nella coltivazione di convinzioni totali ed assolute. Mi sento lontano ormai da queste certezze.
La mia perfezione di oggi è relativa, ma cerca di essere soprattutto vera.
(Nella immagine, una scuola di Baguazhang in posa per una foto storica, fine 1800 credo)
1 commento:
Bello,sono completamente d'accordo,e questo mi conferma il sentito dire da altre persone altrettanto qualificate nell'importanza del ruolo di UKE,o partner di lavoro,o compagno d'allenamento o in qualsiasi altro modo si voglia chiamare...Sarebbe lungo e vario il tema se lo si volesse trattare,ci vorrebbe un capitolo appositamente dedicato,tutto qullo che posso dire è l'importanza che ricopre questo ruolo nel progredire della nostra pratica.Per il resto che è stato scritto,concordo pienamente in tutto,lo scambio tecnico,il confrontarsi a livello emotivo,lo scambio di senzazioni ed il confronto anche sotto aspetti non in comune secondo il mio parere è un livello elevato nell'apprendimento ed approfondimento della via..Non è nè semplice nè facile,ma la costanza ed il tempo sicuramente non faranno mancare i risultati.Un fraterno abbraccio.Sergio
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