BAISHI
L’ideogramma che indica “Bai” raffigura due mani unite tenute basse. Questo è l’atteggiamento tenuto dai cinesi quando mostrano rispetto o riverenza agli dei o ad una persona di status superiore come un insegnante; per estensione può designare l’eccellenza. Sappiamo che in cantonese “Sifu” è il termine formale con cui ci si rivolge ad un insegnante di arti marziali cinesi (così come ad un praticante esperto in qualunque disciplina). Il termine in mandarino è “Shi Fu”. L’ideogramma “Shi” è uno schizzo di una (la prima) bandiera che fu posta nella capitale e per estensione indicò quello che sta sopra gli altri e quindi il capo in comando, il maestro, etc.
Ci sono due ideogrammi diversi che possono essere usati per indicare “Fu” nel contesto di “Shi Fu”/”Sifu”. Il primo significa: “uno che agisce o decide”, cioè un insegnante o istruttore. Il secondo ideogramma che rende “Fu” significa “padre” ed è composto da una mano e un bastone o un’ascia - il padre era considerato il capo e l’educatore della propria famiglia.
Un altro termine usato per dire “insegnante” è “Lao Shi”, che letteralmente significa “Maestro Anziano” - nella società tradizionale cinese gli anziani erano riveriti per la loro esperienza e sapienza. Comunque questo termine viene usato più spesso per riferirsi ad un insegnante di calligrafia o di pittura, piuttosto che ad un insegnante di arti marziali.
A partire dalla Rivoluzione, il governo cinese, nel suo attacco al “feudalismo” disincentivò l’uso di questi termini, favorendo invece il termine “Jiao Lian” che indica l’allenatore o l’istruttore. Perché questa avversione? Perché la maggior parte dei praticanti di arti marziali in occidente non conosce nulla di “Bai Shi”? Perché non è più ampiamente praticato? Qual è il suo fine? È ancora importante nella società moderna?
Consideriamo il contesto culturale in cui si sviluppò “Bai Shi”. Innanzitutto, ogni società, prima o dopo, si struttura in modo gerarchico; con l’influenza del confucianesimo e con la sua concezione della pietà filiale - cioè il rispetto dei propri superiori (per età, grado, parentela, etc.), la società cinese si dimostrò particolarmente propensa ad accogliere questo aspetto.
In secondo luogo c’è la relazione lunga, e a volte non semplice, che le arti marziali cinesi hanno intrattenuto con la religione e la filosofia cinesi; ciò ha condotto all’adozione di particolari elementi rituali, di meditazione e filosofici nella pratica delle arti marziali. L’uso dell’ideogramma “Bai” lo evidenzia.
Quindi cos’è “Bai Shi”? Nel contesto delle arti marziali cinesi è la cerimonia rituale guidata da un maestro in cui uno o più studenti “attraversano la porta” e divengono discepoli. Dopo che le condizioni di “Bai Shi” sono state lette o spiegate agli studenti, questi le accettano e la cerimonia inizia.
Normalmente questa dovrebbe tenersi nella casa o nello studio del maestro dove dovrebbe esserci un ritratto del fondatore dello stile. Di solito, ma non sempre, viene pagata una somma dai nuovi discepoli, tradizionalmente in un sacchetto rosso perché il rosso è un colore di buon auspicio e perché è ritenuto sconveniente mostrare apertamente il denaro.
Quindi il maestro mette un’offerta di frutta di fronte all’immagine del fondatore, accende un determinato numero rituale di bastoncini d’incenso che dà allo studente, questi s’inginocchia davanti al ritratto del fondatore dello stile e pratica il “Koutou” (letteralmente “batte la testa”) tre volte per mostrare il proprio rispetto alla memoria del fondatore.
Lo studente quindi si rivolge verso il maestro e di nuovo pratica il “Koutou”. L’incenso viene poi messo in un incensiere di fronte all’immagine del fondatore. La cerimonia è finita; lo studente ha “attraversato la porta”.
Quali sono innanzitutto le implicazioni della cerimonia? Lo studente, sottoponendosi al “Bai Shi” si è impegnato verso la scuola, verso il fondatore dello stile, verso i suoi fratelli e le sue sorelle di gong fu così come verso il suo maestro. Il maestro riconosce l’impegno concedendo allo studente di “attraversare la porta” e a sua volta s’impegna a dare allo studente la completa trasmissione dell’arte e quindi a cominciare a dargli lezioni a porte chiuse così come quelle del “Nei Kung”.
Ora ci si può riferire allo studente chiamandolo “Men Ren”, letteralmente “persona che ha varcato la soglia" e d’ora in poi non sarà più un semplice studente.
Questa tipologia di iniziazione rituale si riflette sulle società segrete cinesi e sugli ordini religiosi Buddisti e Taoisti. In tutte queste realtà la cerimonia con cui avveniva l’iniziazione era solo il primo passo in un lungo processo di trasmissione degli insegnamenti più segreti ad un discepolo - un processo che avrebbe potuto richiedere decenni.
Questo processo era studiato per creare un gruppo di fratelli (sorelle nel caso dei conventi) che potevano riconoscersi reciprocamente per esempio da speciali linguaggi convenzionali o dalla conoscenza di determinate tecniche particolari.
Come può, uno studente, meritare la scelta del maestro per il “Bai Shi”? Tradizionalmente doveva essere ospite dal maestro per tre anni, quindi il maestro doveva essere suo ospite per altri tre. Dopo i sei anni, se lo studente aveva mostrato sincerità e impegno, sarebbe stato accettato. Naturalmente questo significava che, se queste regole venivano applicate rigidamente, molti studenti non erano accettati al “Bai Shi”. E questo è certamente vero.
Oggi molti studenti si vantano di aver studiato con un maestro, o addirittura di essere studenti che “hanno attraversato la porta” quando al massimo lo conoscono superficialmente. Spesso maestri di uno stile si allenano anche con maestri di altri stili ma non li riconoscono come loro maestri.
Altri maestri, specialmente quando diventano anziani, hanno studenti che hanno fatto il “Bai Shi” con loro, ma che poi non istruiscono personalmente, lasciando l’impegno a studenti più avanzati. Così molti che, di fatto, hanno studiato Nei Kung o hanno fatto altri allenamenti “a porte chiuse” dopo il “Bai Shi” non li hanno ricevuti di prima mano da un maestro.
Solo quest'anno, in un viaggio in Cina di recente, ho avuto la sensazione di come dovesse essere allenare il Tai Chi prima che Yang Luchang portasse l'arte a Pechino. Nel 1984 ho visitato le montagne Wudang dove Chang aveva vissuto per alcuni anni, ma seguendo le letture delle ricerche affascinanti nel Tai Chi Chuan scritte da Ma You Ching, basate sul lavoro ed esperienze del tardo, grande storico delle arti marziali cinesi Wu Tunan, sono arrivato a Bao Ji e il villaggio della famiglia Chen.
Bao Ji è nella provincia dello Shaanxi circa 5 ore di treno dall'antica capitale Xian. Chang San-feng ha vissuto qui nel tempio taoista del Padiglione d'Oro. Qui Wang Zhong-yue imparò l'arte. E' interessante vedere che l'arte era realmente insegnata "a porte chiuse" cioè all'interno di una comunità religiosa e questo spiega bene il perchè di una cerimonia rituale e l'uso di bastoncini di incenso.
Nel villaggio della famiglia Chen ho visitato la casa dove Yang Lu-chan studiò con Chen Chang-xing. Oggi è diventato un museo con i soldi di Taiwan. Restando fuori dalle grandi porte di legno e dalle alte mura che circondano la casa non si vede nulla di ciò che avviene dentro e credo che l'allenamento avvenisse qui piuttosto che in altri posti all'aperto , in modo che i praticanti del metodo Pao Chui della famiglia Chen non vedessero l'allenamento del Tai Chi.
Storicamente sembra che il training del Tai Chi avvenisse solo in piccoli gruppi in modo che insegnante e studenti si conoscessero bene e intimamente. La regola di attendere 6 anni prima di cominciare a studiare "attraversando la porta" sembra quindi essere piuttosto recente. E' una regola che il mio insegnante si rifiutò di seguire.
Al tempo era ventenne, insegnava Tai Chi Chuan di mestiere a Hong Kong con molti famosi maestri delle famiglie Yang e Wu. La gente veniva da lui per due ragioni - perchè insegnava l'arte in maniera pratica e perchè potevano imparare rapidamente.
Sfortunatamente questo portò una delegazione di maestri più anziani a percorrere la strada fino alla sua porta e a dirgli di smetterla. Accettò di smettere, solo se avessero accettato di prendere su di loro il mantenimento della sua famiglia. Naturalmente rifiutarono.
Abbiamo parlato in dettaglio di chi può ricevere il Bai Shi, ma non di chi lo può dare. Normalmente solo quando un maestro ha dato il permesso formale, allora un allievo può dare il Baishi. Purtroppo ci sono molti liberi battitori nel mondo del Tai Chi che vogliono essere visti come grandi maestri, ma che mancano in conoscenza e abilità.
Nel Tai Chi Chuan, nel Baishi, nella vita vale la stessa regola: caveat emptor.
Dan Docherty, UK