I Canti e i Metodi del Baguazhang sono una fonte importante della teoria ma soprattutto della pratica del Baguazhang. Canti e i Metodi permettono infatti di capire la logica applicata del Baguazhang, a prescindere dallo stile e dalle molte differenze che uno stile così giovane ha saputo produrre in soli 150 anni (rispetto ad esempio ai 500 anni dello Xingyiquan).
Analogamente ai 64 palmi di Liu Dequan o di Gao Yisheng, che con la loro linearità hanno reso più facile la comprensione dell'applicazione marziale del Baguazhang, i Canti ci danno un riferimento nella pratica a due dell'arte, permettendoci di attraversare le acque a volte oscure della teoria degli otto trigrammi.
La loro diffusione è iniziata verso la fine del secolo scorso, quindi circa vent'anni fa, prima attraverso riviste cinesi specializzate, successivamente su qualche libro statunitense ed oggi facilmente anche sul web. In origine erano tenuti segreti, in quanto appannaggio dei Menren delle varie scuole, con l'impegno di non divulgarli all'esterno. Oggi sono sempre più diffusi perchè non vadano perduti.
Sappiamo che canti e metodi erano tradizione orale, venivano scanditi (cantati) durante la pratica in modo da essere ricordati, e si usavano artifici retorici (rima, cadenza, omofonie) per poterli facilmente memorizzare. Da qui la definizione di “canti”.
A differenza dei classici del Taijiquan e dello Xingyiquan, i Canti e i Metodi mirano alla praticità e fanno uso relativo delle metafore legate alle energie e ai principi. Costituiscono una voce che guida, fuori della forma, per verificare se la pratica va nella direzione giusta. Sono come piccoli fari che guidano le navi nel mare di notte, per evitare di andare ad infrangerci sugli scogli e per non perderci.
Baguazhang è uno stile sintetico, anche se apparentemente molto sviluppato (le forme servono a sviluppare specifiche abilità), basato su principi e pensato per chi ha già esperienza di combattimento. E' molto duttile, quindi si adatta facilmente a qualunque pratica, perchè non ha una forma unica ortodossa (per fortuna). Ma questo è anche il suo punto debole, perchè adattandosi molto rischia di perdere l'allineamento ai suoi principi, nel momento in cui viene troppo reinterpretato, perdendo così di vista il suo scopo.
Studio i Canti e i Metodi dagli anni '90 e ne ho fatto la mia guida personale nella pratica. Li ho tradotti in italiano (la versione di Shi Jidong tradotta da J. Crandall) perchè mi erano utili nella pratica e nel 2007 li ho pubblicati sul blog Ziran Neigong Quan perchè volevo fossero accessibili a tutti. Qualche anno fa sono stati ripubblicati da un paio di altri blog di Baguazhang e in qualche forum di arti marziali.
Attualmente ci sono almeno 4 versioni del Canti e Metodi, tra loro leggermente diverse, ma nel fondo molto simili, con poche variazioni di rilievo. Nonostante si facciano risalire a Dong Haiquan, alcuni dicono che questi canti siano in realtà rielaborazioni posteriori e che provengano dal lineaggio di Yinfu. Personalmente credo che sia una questione di lana caprina, allo stesso modo in cui i 64 palmi di Liu Dequan o di Gao Yisheng oggi vengono interpretati o rivisti in modi diversi e con sequenze diverse, a seconda delle scuole e degli stessi maestri nel corso della loro esistenza.
Cosa dicono i 36 Canti? Sono una guida per punti (4 concetti per canto) alla pratica del Baguazhang, adatta sopratutto per i principianti, ma vanno bene anche per gli esperti, a seconda di quanto riusciamo a “leggere tra le righe”. Più entriamo nel movimento descritto dai canti, più il sistema si presenta chiaro. I Canti indicano gli elementi di base dell'arte (postura, movimento, uso del cerchio, delle mani, dei piedi) misti insieme a spunti per il combattimento, a strategie essenziali per guadagnare la mano, e indicazioni psicologiche per sopraffare l'altro.
Accanto alle indicazioni dell'applicazione, i canti di fondo danno precise indicazioni su come il corpo debba stare e muoversi, in relazione al suo asse, in relazione all'avversario, in relazione all'ambiente e alla strategia del combattimento. Si ripetono solo in parte i principi che troviamo nei testi di Sun Lutang, di Jiang Rongquiao, di Wang Shujin ad esempio. Il resto sono indicazioni chiare sul modo di muoversi del Baguazhang. Ogni canto è pratica, ogni verso un principio, ogni immagine una ispirazione. Seguendoli da vicino si possono passare anni nella pratica, e se ne esce profondamente arricchiti.
Ma se cerchiamo iI significato ultimo del Baguazhang, è l'ultimo canto, il numero 36 a darcelo:
"Il vero significato del Bagua non è un mistero. Muovi agevolmente, comprendi la trasformazione, e percorri il cerchio molte volte. Non bloccare, non creare struttura, non perdere la mano. Sacrifica il tuo ego e scorri con le emozioni del tuo nemico”.
Il Bagua è un'arte di combattimento essenziale, che richiede costante movimento, cambiamento della direzione e dei vettori di forza, uso di passi rapidi e angolati, e di poter esplodere in sequenza in qualsiasi momento senza perdere il vantaggio della mano. La strategia è legata all'alternanza di cerchio e linea, e l'invito a non bloccare è fondamentale, perchè tendiamo sempre e comunque a usare forza dove non serve, e a rifugiarci nella struttura (reazione istintiva) perdendo il controllo.
Questo ultimo canto ci dice anche che dobbiamo mantenere un atteggiamento distaccato e sicuro per inseguire il nemico, senza imporre la nostra volontà a tutti i costi, ascoltando e seguendo il movimento dell'avversario, cercandolo non nella tecnica ma nell'intenzione, e lì usare flessibilità e ascolto per trovare la porta, aprirla e vincerlo. Lo stesso principio del cacciatore che insegue la preda con abilità e dedizione.
Come arrivare a questo risultato è quindi il compito dei 48 metodi, dove non si parla più di cose di base ma di specifiche tecniche e di atteggiamenti psicologici legati al combattimento. Ma questa è un’altra storia."
Luigi Zanini
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