Dopo molti anni di arti marziali sono arrivato alla conclusione che ci sono due modi per praticare e insegnare arti marziali: combattere o fuggire, che tradotto in pratica significa saper usare l'arte per combattere o usarla solo per se stessi come terapia. Non c'è niente di disonorevole in questo, sono due funzioni opposte che privilegiano finalità diverse. In realtà non sono opposte, ma assolutamente complementari. Questo è il senso dello Yin, dello Yang e del Cambiamento.
Praticare un'arte morbida come il Taijiquan o l'Aikido è una grazia per il corpo e per la mente, come lo è fare un'arte dura come il Kungfu o il Karate, ma in maniera meno aggressiva, oppure semplicemente eseguire ogni giorno la propria sequenza per mantenersi in forma e per assicurarsi una vecchiaia in forma e con un corpo ed una mente sani. Praticare Wushu ci aiuta ad essere atleti e performer di grande bellezza estetica, e già nella disciplina della pratica impariamo moltissime cose su noi stessi e sulla nostra capacità di cambiare e di diventare più bravi. All'eccesso, questo porta al narcisismo.
Pratica il combattimento è la strada di chi sente il richiamo dell'adrenalina, del confronto con se stesso, di "fare", di voler vedere l'efficacia prima di tutto, aver bisogno di sconfiggere il nemico, uno dopo l'altro, a qualunque costo, non importano le cicatrici, i lividi, le giunture mezze rotte, la stanchezza e le lacrime, l'importante è lanciarsi in mezzo e venirne fuori vivo. L'unico desiderio è vincere, farcela, picchiare più forte. All'eccesso, questo porta al masochismo.
Ognuno di noi propende naturalmente per una direzione o l'altra, con sfumature diverse, e nel corso della sua vita avrà dei cambiamenti e degli aggiustamenti. Non possiamo sfuggire alla nostra natura, la possiamo forzare per un periodo ma alle lunghe il nostro spirito emergerà. Lo scopo dell'arte marziale è imparare a stare bene, ad essere equilibrati, a difenderci, a combattere, a conoscerci e a decidere di essere noi stessi, e infine a realizzare lo scopo della nostra vita: la felicità.
Ogni buon insegnante ha un dovere morale principale: dare ai propri allievi la possibilità di crescere e di diventare maestri a loro volta, quindi di conoscere pienamente i due aspetti dell'arte marziale. Limitarsi a dare un solo aspetto dell'arte, sia quello solo del combattimento, o solo quello della forma, produce come conseguenza una errata percezione della realtà. Poi l'allievo, il nuovo maestro, deciderà.
Quando si arriva ad un certo punto della pratica, si comincia ad assaggiare il famoso "sapore amaro", che non è più solo il dolore dei muscoli per la pratica prolungata, ma anche lo sconforto di scoprire che siamo vulnerabili, che le nostre linee sono aperte, che i nostri muscoli non sono abbastanza forti, che la nostra mente è debole, che i pugni arrivano e siamo per terra.
Questo lo possiamo vedere in due modi: una disgrazia o una benedizione. Ma, a prescindere da come la vediamo, siamo comunque liberi di decidere che cosa vogliamo fare davanti a questa situazione. Nessuno ci chiede di diventare quello che non siamo. Ma dobbiamo conoscere il combattimento, la lotta vera, lo scontro a volte anche non piacevole, che ci fa arrabbiare. Dobbiamo aver lottato almeno una volta per fare uscire la bestia che c'è in noi in modo da conoscerla.
Poi saremo liberi di usare o non usare, e ogni tanto di tenere in forma la bestia, senza però esserne mai vittima. Le nostre mani sanno fare cose straordinarie ogni giorno, e devono continuare a farlo. Ma dobbiamo essere liberi di poter scegliere. Chi non conosce la propria bestia non è davvero libero, e prima o poi ci dovrà fare i conti.
Insegnare Baguazhang ci chiede di essere onesti, e di trasmettere una conoscenza completa. Senza l'aspetto del combattimento, almeno il lavoro a due di sparring e qualche assaggio di "amaro", la nostra pratica sarà vaga e vuota. Senza la forma e lo studio, ci bruceremo rapidamente come cerini, in uno sterile menare di colpi di cui il corpo e la mente faranno le spese.
Siamo liberi di scegliere, in ogni momento, ma per essere onesti e conoscere davvero le cose, dobbiamo anche assaggiare il lato amaro delle cose. Questa è la mia esperienza, e questa ho visto essere il vero insegnamento anche per la vita.
Nel percorso interno, varcare questa soglia corrisponde a passare la Porta della Paura, una delle Nove Porte interne della pratica. Le porte sono passaggi obbligati che solo un maestro può aiutare a superare, perchè sono momenti in cui la mente non riesce ad accettare la realtà delle cose. Ogni porta è una crescita. Non varcare quella porta blocca la crescita del praticante.
Un abbraccio
8 commenti:
Concordo in tutto e per tutto...ad oguno la ricerca della propria strada.
Hai parlato di salute e combattimento ma c'è dell'altro ...io nel kung fu e nelle AM ingenerale ho sempre cercato la conoscenza ..e devo dire che il bagua soddisfa molto più delle altre AM la mia sete di conoscenza...
Ciao Ishin, decisamente d'accordo con te, è un aspetto che non ho menzionato perché per me è implicito, la "conoscenza" è il sale della vita. Ma anche la "pratica" non scherza... :-) Grazie dell'intervento, sempre gradito. Ciao!
Articolo a mio parere molto interessante, assolutamente condivisibile ed espandibile oltre i confini del BaGua... detto questo... E le altre otto Porte?? Ne parliamo? Quali sono secondo voi...
Buoni Giorni e Buona Pratica a tutti.
Yuri
always a plesure to read your stuff.
Miss you brother.
Saar
Ciao Yuri, grazie del commento. Le altre 8 porte quali possono essere secondo te?
Hi Saar, how is your Bagua? Still practicing? Great news that you opened a Wu Tang Tai Chi Center in your city. Ciao!
Beh,
come prima cosa direi l'ACCOGLIENZA, la DISPONIBILITA'.
L'allievo deve presentarsi all'insegnante, ma anche ai compagni di pratica o agli allievi anziani (a chiunque ritenga possa dargli un insegnamento) con animo e cuore aperti.
Deve certo valutare secondo il suo "centro" ogni esperienza o insegnamento, ma, allo stesso tempo, deve "vuotare la sua coppa" e accettare la "lezione" anche se è dura, anche se non comprende a pieno (in quel momento) i metodi o gli scopi, anche se la lezione viene da una sconfitta o se necessita di "infinite" ripetizioni apparentementre ugluali e noiose...
Quindi, sempre a mio parre, la Prima porta che mi viene in mente è questa: l'ACCOGLIENZA...
tu che ne dici?
Buoni Giorni
Yuri
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