Era la mia prima volta a San Francisco: nonostante sia una città calda, molto accogliente, forse una delle più europee della costa ovest, restava comunque una città enorme, cosmopolita, piena di gente di tutte le etnie, con zone riservate e strade enormi. E con tutti i rischi e le implicazioni del caso a muoversi da soli senza conoscerla. Se penso che mi sono andato a infilare nelle stradine di Chinatown da solo alle due del mattino in cerca della scuola del maestro Kuo…
Arrivato ancora al buio nel parchetto, l’unica persona che vedo è un signore di circa quarant’anni con barba e baffi che praticava Wu Xing Quan (Xingyi), ma non mi azzardo, vista l’ora, ad attaccare discorso. Dopo una decina di minuti sto per andarmene quando una voce mi chiama da poco lontano. Mi volto e vedo arrivare Henry Look, anzi, sifu Look.
Passo veloce, sulla sessantina, stretta di mano forte, personalità decisa ma simpatica, la sua vita incisa sul suo viso. Sifu Look mi presenta la persona che praticava Xingyi: è un suo allievo (come avevo immaginato). Dopo una mezzora di correzione della pratica, di lavoro a due e di scambio di mani, sifu Look mi chiede se ho ancora un’oretta di tempo per parlare un po’.
Da lì ci spostiamo in auto verso i piers di San Francisco, i moli che danno sulla famosa baia, e lì ci immergiamo in un caffè all’americana nelle enormi pot che bollono tutto il giorno. Poi si esce sul molo con vista mare e là troviamo quattro cinesi che praticano Zhan Zhuang. Presentazioni di rito, poi qualche confronto di pratica del Baguazhang, fammi vedere quello che fai tu, che ti faccio vedere quello che faccio io.
Scambio di tecniche, discussione di teoria, un paio di movimenti accennati, curiosità e interesse. Sifu Look è aperto, diretto, ama parlare ma ancora di più ascoltare, una dote rara. E’ un architetto di moda, ha parecchie realizzazioni importanti al suo attivo tra ristoranti e hotel, ma quando parla di arti marziali si illumina di una luce particolare.
Mi aspettavo di incontrare una persona diversa: più “cinese”, più riservata, più difficile da discuterci insieme. La sera prima, grazie ai buoni uffici di Jane Hallander, avevo cenato con sifu Doc Fai Woung, un altro grande della storia delle arti marziali negli USA. Con lui tutto era molto formale, affascinante e - lo ripeto - molto cinese.
Risposte generiche, metafore e umorismo di gusto orientale, gestualità ridotta al minimo. Invece con Henry Look è diverso. Per essere un allievo di Kuo Lien Yin, sifu Look è molto aperto, senza reticenze, alla mano. Mentre parliamo e scambiamo tecniche, sifu Look mi indica qualche correzione e fa delle annotazioni sui miei movimenti, e gliene sono grato.
La sua prospettiva non è legata esclusivamente ad una scuola, ha una visione più ampia, più distaccata, segno di chi ha visto molte cose, di chi di strada ne ha fatta. I movimenti grandi, le posture ampie, aperte … tutto mi ricorda un altro grande caposcuola del passato, Zhang Zhao Dong, cosa che mi fa rimpiangere ancora di più di non aver conosciuto Grandmaster Kuo, il maestro di Henry Look.
Kuo Lien Ying era un personaggio carismatico…. (continua)
P.S: Il giubbetto bianco della Nike della foto lo avevo comprato a San Francisco in quei giorni. Ancora oggi lo uso per praticare quando piove o fa freddo. I bei ricordi per fortuna durano...