domenica 28 settembre 2008

Osservazioni sul Baguazhang

La pratica mi regala quasi sempre delle interessanti insights che mi piace condividere con i lettori. E' un po' un diario di bordo della mia pratica, che di giorno in giorno si arricchisce e porta con sè allegria e soddisfazione.

Bagua contadino e Bagua cittadino
Non mi sono ancora ripreso dallo stupore - ma neanche troppo - di scoprire che a metà del secolo scorso, dopo l'esperienza delle Olimpiadi di Berlino del 1936 - dove il Wushu si era fatto conoscere per la prima volta al mondo occidentale - una comunicazione dall'alto aveva obbligato di fatto tutti i praticanti e gli insegnanti di arti marziali ufficiali ad adottare un passo strisciato, in sintonia con lo Xingyiquan. Da allora il passo strisciato è diventato l'unico passo possibile nel Baguazhang.

Da notare che Tang Ni Bu, passo che scivola sul fango, è stato interpretato in due modi: uno è quello di mantenere attentamente il peso sul piede dietro, immaginando la scivolosità del terreno, e quindi ha fatto nascere un Bagua stretto e a passi piccoli (un po' come lo stile Dai di Xinyiquan). L'altro modo è quello di spingere il piede anteriore in avanti con un colpo di reni, come se scivolasse sul fango, quindi di fatto facilitando l'estensione del passo (basta vedere Sun Zhichun). Questo permette di entrare rapidamente nella guardia dell'avversario, cosa confermata tra l'altro dalle 36 canzoni e dai 48 metodi.

Ricercando al di fuori degli ambienti ufficiali, si scopre invece che il passo più usato e più pratico è invece quello rullato, addirittura il "passo di corsa", come mi ha raccontato Maurizio Restaldo di recente. Nelle vecchie foto di pratica in gruppo della scuola di Li Ziming, se si guarda con attenzione, i passi dei praticanti in cerchio erano proprio "di corsa", cioè con il peso tutto sulla gamba anteriore e il piede posteriore sollevato.

Guardando la realtà del combattimento, sia sparring sia reale, trovo il metodo strisciato buono per lo studio, quello rullato efficace nella realtà. Per capire poi gli Otto Palmi, devo dire che il passo strisciato rischia non solo di impedire, ma anche di fuorviare completamente il praticante.
La torsione del corpo ne viene limitata e diventa difficile capire come si muove il corpo davvero. L'effetto estetico forse è bello, ma non è reale. Mi viene da pensare che nel tempo sia nato un Baguazhang cittadino, fatto per muoversi su superfici liscie e curate, a fini estetici, ed un Baguazhang contadino, ancora abituato a terreni sconnessi e a reali scontri fisici. Meno bello ma più autentico.

Consiglio: provare a praticare il passo rullato, anche coloro che provengono da un insegnanti di chiara fama. Ne vale certamente la pena.

Capire gli Otto Palmi
La sequenza è semplice, sono tre livelli: otto palmi fissi camminando in cerchio (Ba Da Zhang), otto cambi in cerchio (Lian Huan Zhang), variazioni su tema libere (You Shen Zhang). Ma vi prego di credermi se dico che la base di tutto sta nel capire bene gli Otto Palmi. I palmi sono direzioni, sono principi, sono concentrati di energia.

Bagua è anche spiegabile come la rosa dei venti: otto direzioni principali per capire dove andare, e inoltre indicano la variabilità del movimento. Sono principi, perchè indicano al contempo la direzione della forza e l'energia che deve essere usata. Sono concentrati, perchè occorre praticarli continuamente per "allungarli" con l'acqua dell'esperienza (spesso quella di altri sistemi marziali è utile) per capirne il significato.

E' dal confronto che si capiscono le cose. Gli Otto Palmi, come il Cambio Singolo e il Cambio Doppio, contengono principi attivi. E' ovvio che senza esperienza di applicazione pratica e di combattimento, praticare i palmi diventa una danza di sicuro effetto di salute, come il fratello Taijiquan, ma senza entrare di fatto nel mondo reale del Baguazhang.

Consiglio: cercare di capire a cosa servono i palmi concretamente, essere creativi e non mettere limiti. Secondo me pochi fino ad oggi, anche tra i cinesi, li hanno capiti a fondo, per diverse ragioni, basta guardare su Youtube.

Praticare la Struttura
Anni fa c'era un tale Mike Sigman che si divertiva a spingere le automobili di lato per spiegare il Fajing, il famoso An Jing del Taijiquan. Il grande Chen Xiaowang ha insegnato ai suoi allievi migliori la qualità del radicamento e del Fajing. Wang Shun Leung, indimenticato "sigung" del Wing Chung, aveva la stessa identica qualità della Struttura, i suoi pugni arrivavano come mazzate. Wang Shujin, infine, era talmente grosso che si faceva fatica a capirlo, si imputava tutto alla sua forza fisica, ma in realtà aveva sviluppato una forte Struttura.

Se si vuole avere successo nel lavoro interno occorre la Struttura. Questa si sviluppa in modo paziente e continuo con un lavoro certosino. La chiave di volta è il lavoro da soli sul Neigong, passando ore a costruire una connessione tra gambe, braccia e tronco. La forza nasce dalle gambe, non è modo di dire, e poi diventa la forza di tutto il corpo. Wang Quiang, mio insegnante di Da Cheng Quan, diceva sempre: "Pa Mien Fa Jing", otto direzioni di forza esplosiva: davanti, dietro, alto basso, destro sinistro e infine interno ed esterno.

Poi si lavora a due: Tuei Shou, Rou Shou, Dui Lien, San Shou e chi più ne ha più ne metta, usando tutte le energie necessarie per non diventare rigidi e neppure troppo cedevoli, per arrivare a portare il proprio corpo dentro l'avversario e colpirlo. Infine esiste il nostro amato Mok Jon, il manichino del Baguazhang, che può essere un albero.

L'albero ci dà energia senza contatto per sviluppare il Qigong, ma con contatto l'albero ci permette di studiare se la nostra energia è buona e quanta ne abbiamo. L'indicatore sono le foglie, se si muovono vuol dire che la nostra energia è arrivata, se si muovono spesso vuol dire che la stiamo dando con continuità, se si muovono molto vuol dire che è forte. Non bariamo: usiamo alberi con almeno 30-40 centimetri di tronco, altrimenti è troppo facile. E poi bisogna allenarsi con praticanti esperti. Un albero di 40 centimetri di diametro è un compagno esperto. Lui da lì non si è mai mosso, ha un grande radicamento, di certo migliore del nostro!

Consiglio: praticare con gli alberi, sono straordinari, e in più molto pazienti.

(Nella foto: la Spada nella Roccia di San Galgano del 1180 d.C., in Toscana, nella nostra magnifica Italia)

2 commenti:

Anonimo ha detto...
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