Ogni volta che si insegna Baguazhang ad una persona che non ha avuto esperienze precedenti, ci si ritrova nella stessa situazione: cosa è bene che una persona inizi a fare per praticare bene e con il maggior risultato?
Il maggiore beneficio è quello di capire la struttura della postura di base del Baguazhang e, una volta assimilata, superati i dolori delle gambe, delle spalle e una volta capito il corretto allineamento, passare alla camminata in cerchio.
Rimango sempre colpito dalla bellezza semplice di questo metodo. Stare in piedi, preparare il corpo nel modo corretto, dargli un focur e metterlo in movimento in linea circolare. All'inizio la finalità di tutto l'insieme non è così visibile, ma quando si arriva alla parte pratica, tutto torna.
Si corre però un rischio, cioè che la pratica circolare diventi un po' fine a se stessa, perchè non si capisce "dove" porta una pratica in cerchio. Da nessuna parte, in effetti. Intanto però la qualità del corpo e del movimento migliorano, fino ad eccellere.
E' a questo punto che entrano in gioco le tecniche semplici, le "applicazioni" del Baguazhang. Solo quando il corpo ha acquisito una corretta gestione dell'energia le applicazioni diventano circolari, potenti, veloci ed efficaci. Altrimenti tenderanno, per natura dell'uomo, ad essere frammentate, a non usare tutta l'energia del corpo.
L'energia del corpo è la prima energia. Poi vanno sviluppate quella della mente e infine quella dello spirito. Detta così fa molto mistico, ma non è così. E' una questione di credere per vedere, come scrive Wayne Dyer.
Il primo step, nel Baguazhang, è costruire una struttura e metterla in movimento. Tutto il resto viene da solo, con pazienza.
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