Tutto risale al 17 luglio 2008, quando l'instancabile Andrzej Kalisz, divulgatore del Dachengquan e sicuramente uno dei migliori insegnanti dell'arte esplosiva di Wang Xiangzhai, ha pubblicato sul suo sito un frammento di traduzione di una lunghissima intervista a Zhao Daoxin, ultimo dei grandi combattenti di prima generazione di Yiquan-Dachengquan.
Ho scoperto per caso questa storica intervista grazie a Paul Silfverstrale, che ha appena aperto il suo nuovo sito e sta via via dando sempre più movimento al suo blog. Ma se solo provate a cercare "Zhao Daoxin" con Google, scoprirete quanto questa intervista sia un vero e proprio oggetto di culto in tutti i siti di lingua inglese, soprattutto perchè Zhao si esprime con grande schiettezza nel confronti delle arti marziali cinesi e di chi le pratica.
A proposito di Zhao (1908-1990), la sua storia è una delle classiche storie di personalità geniali nate in un tempo ricco di fermenti, quindi al momento e nel posto giusto. Era stato allievo di Zhan Zhankuei (o Zhaodong), maestro di Xingyiquan e guardia carovana di professione (quindi bodyguard di professione, in tempi di veri banditi), dal quale aveva appreso l'arte dello Xingyibagua, un raro mix dei due sistemi interni, frutto della aperta collaborazione tra Dong Haiquan e Guo Yunshen.
(Nota: Xingyibagua è usato oggi come un termine spregiativo. Per alcuni insegnanti di Baguazhang è una specie di anatema, tutto ciò che non è "puro Baguazhang" - e ce ne sarebbe da discutere! - oppure non è lo stile praticato dal Maestro, è automaticamente "xingyibagua", come dire: roba di poco valore, un mistomare, come la pizza funghi e gamberetti. Siccome non è mai lo stile a vincere, ma il combattente che lo pratica, preferisco rispettare ogni sistema ed eventualmente discutere il praticante. Mi sembra più corretto, e anche più sano).Zhao Daoxin era velocissimo nell'imparare e ancora più veloce nel mettere in pratica, tanto da finire ben presto nella cerchia di Wang Xiangzhai, sotto il sguardo attento. Nelle foto rituali d'epoca, dove tutti hanno uno sguardo serio e truce, Zhao era l'unico a farsi ritrarre con un sorrisetto beffardo, come a prendersi gioco delle formalità. Come dire: sono sicuro delle mie capacità. E infatti il suo carattere è definito come scontroso e caparbio. La vita gli riserverà un finale piuttosto difficile e amaro, anche dopo la "rieducazione". L'intervista risale infatti agli anni '80.
Zhao aveva appreso l'arte di Wang e poi, nel corso della sua vita marziale, lo ha rielaborato riportando lo "spirito vitale" dell'Yiquan di nuovo nello Xingyiquan e nel Baguazhang, creando quello che noi conosciamo oggi come Xin Hui Zhang, l'arte marziale creata da Zhao Daoxin, che contiene una forma in 64 movimenti. Vedere Xin Hui Zhang è come rivedere "un potente drago che nuota", come Wang Xiangzhai aveva definito Cheng Tinghua.
Delle 64 tecniche che Zhao insegnava nello Xin Hui Zhang, ognuna doveva essere studiata e sviluppata da sola, poi a coppia, in sparring, fino a renderla assolutamente efficace e pronta per il combattimento, quindi veloce e potente. Ogni tecnica contiene una energia da esprimere, ogni tecnica è un concetto marziale. Ritrovo in questo una grande vicinanza con le origini del Baguazhang e allo stesso tempo la stessa essenzialità dell'Yiquan. Me lo ha confermato anche Vittorio Bottazzi, maestro di Taijiquan di Torino, quando passò in visita nel paese di Zhao e ebbe modo di vedere e praticare Xin Hui Zhang.
A leggerla bene, l'intervista di Zhao Daoxin suona come un sonoro schiaffo in faccia al 90 - 95 per cento dei praticanti, e condivido il pensiero di Paul Silfverstrale quando scrive che per noi occidentali, nel 2009, la pratica del Taijiquan - come di tutte le arti interne del Neijia - contiene qualcosa di più che non la pura e brutale efficacia immediata in combattimento. Ma trovo comunque che leggere il pensiero di un vero combattente, l'equivalente dei vari Musashi, Ueshiba o Funakoshi della cultura giapponese, sia comunque degno di essere considerato con attenzione.
Per ora non ho modo di tradurlo in italiano, ma invito a quanti leggono l'inglese - o con l'aiuto di Google Translator - a leggere questa
intervista a Zhao Daoxin, già abbastanza lunga da dare moltissimi stimoli al lettore. La parte sul Baguazhang, ovviamente, è quella che più mi attira, ma voglio dedicare un post specifico a questo tema. Sono certo che i praticanti più seri si sentiranno piuttosto provocati!
Per i lettori di lingua francese suggerisco il
blog di Emmanuel Agletiner, una altra risorsa di conoscenza davvero niente male sul Dachengquan. In più si tratta di un collega di vecchi amici francesi di Yves Kieffer e miei degli anni '90, i coniugi Ribert, allievi di Wang Xuanjie, che conobbi nel 1990 nella foresta d'Orleans insieme al maestro Wang Qiang, quindi... tutto torna!
Ancora, provate a dare una occhiata a
questo video di Zang Fukui, che presenta Xin Hui Zhang (suppongo una forma libera, non La forma).
(Nella foto, Zhao Daoxin seduto, e accanto a lui Yao Chengguang, figlio di un altro grande combattente dell'Yiquan, Yao Zongxun)