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Vittorio Bottazzi era venuto a Vicenza nello scorso autunno per ricambiare una visita di cui parlavamo da lungo tempo. Volevo presentare loro mia moglie Laura, conoscere Cristina e spendere un po' di tempo, serenamente, per andare in giro nella provincia verde di Vicenza, avendo il tempo di parlare di tante cose. Vittorio aveva sempre qualcosa di interessante da raccontare, e lo sapeva fare bene.
Dopo una giornata trascorsa sulle rive del lago di Fimon, a berci un te al limone nell'ultimo sole della giornata, con Laura e Cristina che chiaccheravano amabilmente, la serata si preannunciava tranquilla. Di ritorno a casa, dopo cena con Vittorio ricominciammo (in realtà, come con tutti gli appassionati, si tratta di discorsi che non finiscono mai, si interrompono solo ogni tanto per necessità contingenti) a parlare di Baguazhang, di arti marziali, di armi e di altre cose.
A Vittorio interessava vedere il maneggio delle mezzelune del Baguazhang, e così, dopo tante parole, decidemmo di andare a praticare al parco dietro casa mia, nonostante fossero le dieci di sera. Per me non era una novità, perchè per praticare con un po' di tranquillità è meglio di notte o al mattino molto presto. Ci portammo dietro anche un Jian, perchè ci sembrava interessante vedere il maneggio che si fa nel Baguazhang di questa arma, e confrontarmi con l'esperienza di Tiaji Jian di Vittorio.
Il mio ricordo è che ad un certo punto ci siamo trovati a duettare con il Jian, uno con la spada, l'altro con il fodero, e per una lunga decina di minuti abbiamo "danzato" nel silenzio irreale del parco scambiandoci colpi, tagli, fendenti e affondi. I movimenti erano morbidi, fluidi, apparentemente senza sforzo, e il tempo non esisteva più, perchè quando tutto si concentra nell'arma e il corpo naturalmente segue e si adatta rapidamente. Una tecnica di Vittorio entrava, poi la mia spada lo toccava al polso, lui deviava e raggiungeva la mia gamba, ed era ogni volta una scoperta di un punto vulnerabile, di una nuova tecnica, di un movimento mai provato prima. Tutto avveniva in assoluta scioltezza, era davvero uno "scorrere insieme", pur cercando il risultato pratico, ma in maniera rispettosa e senza ego.
Sono momenti rari, queste "epifanie" arrivano come regali, come quando con Sam Masich abbiamo improvvisato un duello Jien - Lu Jiao Dao davanti al castello di Stirling nel 2008 a Tai Chi Caledonia. Le cose belle nascono senza cercarle, naturalmente, e sono il punto di arrivo di tanta pratica e di una evoluzione tecnica e mentale, in cui si è capaci di lasciar andare le cose, che diventano "ziran", spontanee, come dovrebbero essere.
Vittorio, dopo i virtuosismi dello scambio di Jian, si fermò ad un certo punto e con un bel sorriso, tra il sorpreso e il soddisfatto, disse: "Cavolo, bello!". Sudati e contenti, continuando comunque a chiacchierare di mille cose, ci incamminammo verso casa. Quel sorriso, quel momento magico notturno della pratica resteranno uno dei ricordi più belli di Vittorio, insieme al seminario di Torino e alla splendida cena con Ermanno e Marco.
(Nella foto, Jian e Dao incrociati. Nella simbologia tradizionale delle arti marziali cinesi, il Jian rappresenta il Drago, quindi lo Yin, perchè il Jian lavora di fino, taglia tendini e muscoli e punti delicati; mentre il Dao rappresenta la Tigre, quindi lo Yang, perchè lavora di potenza, taglia e squarta. Jian e Dao quindi sono lo Yin e lo Yang insieme, potenza e abilità insieme)
Dopo una giornata trascorsa sulle rive del lago di Fimon, a berci un te al limone nell'ultimo sole della giornata, con Laura e Cristina che chiaccheravano amabilmente, la serata si preannunciava tranquilla. Di ritorno a casa, dopo cena con Vittorio ricominciammo (in realtà, come con tutti gli appassionati, si tratta di discorsi che non finiscono mai, si interrompono solo ogni tanto per necessità contingenti) a parlare di Baguazhang, di arti marziali, di armi e di altre cose.
A Vittorio interessava vedere il maneggio delle mezzelune del Baguazhang, e così, dopo tante parole, decidemmo di andare a praticare al parco dietro casa mia, nonostante fossero le dieci di sera. Per me non era una novità, perchè per praticare con un po' di tranquillità è meglio di notte o al mattino molto presto. Ci portammo dietro anche un Jian, perchè ci sembrava interessante vedere il maneggio che si fa nel Baguazhang di questa arma, e confrontarmi con l'esperienza di Tiaji Jian di Vittorio.
Il mio ricordo è che ad un certo punto ci siamo trovati a duettare con il Jian, uno con la spada, l'altro con il fodero, e per una lunga decina di minuti abbiamo "danzato" nel silenzio irreale del parco scambiandoci colpi, tagli, fendenti e affondi. I movimenti erano morbidi, fluidi, apparentemente senza sforzo, e il tempo non esisteva più, perchè quando tutto si concentra nell'arma e il corpo naturalmente segue e si adatta rapidamente. Una tecnica di Vittorio entrava, poi la mia spada lo toccava al polso, lui deviava e raggiungeva la mia gamba, ed era ogni volta una scoperta di un punto vulnerabile, di una nuova tecnica, di un movimento mai provato prima. Tutto avveniva in assoluta scioltezza, era davvero uno "scorrere insieme", pur cercando il risultato pratico, ma in maniera rispettosa e senza ego.
Sono momenti rari, queste "epifanie" arrivano come regali, come quando con Sam Masich abbiamo improvvisato un duello Jien - Lu Jiao Dao davanti al castello di Stirling nel 2008 a Tai Chi Caledonia. Le cose belle nascono senza cercarle, naturalmente, e sono il punto di arrivo di tanta pratica e di una evoluzione tecnica e mentale, in cui si è capaci di lasciar andare le cose, che diventano "ziran", spontanee, come dovrebbero essere.
Vittorio, dopo i virtuosismi dello scambio di Jian, si fermò ad un certo punto e con un bel sorriso, tra il sorpreso e il soddisfatto, disse: "Cavolo, bello!". Sudati e contenti, continuando comunque a chiacchierare di mille cose, ci incamminammo verso casa. Quel sorriso, quel momento magico notturno della pratica resteranno uno dei ricordi più belli di Vittorio, insieme al seminario di Torino e alla splendida cena con Ermanno e Marco.
(Nella foto, Jian e Dao incrociati. Nella simbologia tradizionale delle arti marziali cinesi, il Jian rappresenta il Drago, quindi lo Yin, perchè il Jian lavora di fino, taglia tendini e muscoli e punti delicati; mentre il Dao rappresenta la Tigre, quindi lo Yang, perchè lavora di potenza, taglia e squarta. Jian e Dao quindi sono lo Yin e lo Yang insieme, potenza e abilità insieme)
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