venerdì 1 aprile 2016

25 anni fa



Nei primi degli anni '90 Sergio Fanton ed io praticavamo già Baguazhang secondo il metodo di Sun Lutang, e con tutta la rispettosa libertà di ricerca di realtà del combattimento che ci è sempre sembrato giusto applicare alla pratica tradizionale interna cinese, rispettando i principi e seguendo i canoni. Per necessità di crescita ci siamo spinti in quegli anni fino in Francia, ai celeberrimi "Rencontres Jasnieres", a vedere e conoscere dei fratelli di pratica interna, anche se si trattava di Taijiquan andava bene, i principi sono gli stessi.

Di quei viaggi, specie di quel viaggio infinito, 15-20 ore di strade e autostrade e ancora strade e stradine, senza navigatore satellitare, senza Euro, senza garanzie e senza cellulari, fino ad arrivare a questo fantomatico campeggio sulle rive di un laghetto sconosciuto, è rimasta questa bella fotografia. Serve a ricordarci di come eravamo, e di come siamo oggi.

Sergio ha fatto un percorso straordinario, che ancora oggi mi stupisce per la sua chiarezza. Da body builder Sergio si è progressivamente trasformato in un esperto del movimento circolare, sinuoso, morbido e avvolgente, smussando insieme le spigolosità del suo carattere come del suo corpo. Ormai esperto sia nel Baguazhang che nell'Aikido, il suo cammino personale è passato attraverso grandi strade come la Boxe, il Sanda, il Wing Chung e il Kali, Sistema, il Krav Maga (di cui siamo entrambi istruttori) e qualcos'altro ancora.

A lui ho regalato una spada cinese, a segno di aver compreso il senso profondo della pratica che aveva iniziato. E lui, dopo dieci anni, dopo una bellissimo ritrovarsi (che posso definire karmico) mi ha regalato una bellissima katana, che piano piano prendo in mano per ascoltarne la magia.

Ad oggi Sergio è un amico fraterno, un prezioso sparring partner, un compagno di avventure e di crescita che permette a me, ma non solo, di vedere le cose sempre da un altro punto di vista. Come Yuri Debbi non smette di sottolineare con piacevole sorpresa, Sergio ed io abbiamo approcci diversi alla pratica, sin dalle posture, ma questo non è un difetto, ma un pregio, come le venature di un mobile di legno. Questa foto, recuperata fortunosamente da 25 anni di storia, oggi mi fa sorridere, mi rallegra, mi racconta di un cammino fatto. Oggi lo vedo da qui, ed assume un significato tutto nuovo.

Non mi stancherò mai di ricordare, ai giovani draghi che si cimentano con il Baguazhang, che hanno la fortuna di vedere e di poter incrociare le braccia, di poter toccare i muscoli, sentire il movimento dal vivo, non solo di un insegnante, ma di due praticanti dello stesso sistema, che hanno due esperienze diverse, entrambe ricche e valide, ma non per questo stereotipate, uguali, come si vorrebbe far credere che la pratica del Taijiquan o del Baguazhang ci debba rendere.

L'individualità è la fonte della differenza e della biodiversità, garanzia di sopravvivenza e di continuità della vita, anche di un'arte marziale. Guai se mancasse. Guai se solo i migliori uccelli potessero cantare nella foresta. Il canto di ogni animale è prezioso, per rendere ancora più vario e interessante l'armonia della natura.

Questa foto di 25 anni fa mi ricorda che la storia di domani la scriviamo oggi, non perdiamo l'occasione.

A domani, per i nuovi piccoli draghi.

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