domenica 3 aprile 2016

Baguazhang 1.1 la partenza degli Unicorni



E' stata come me la aspettavo: diversa, vivace, intensa, nuova anche per me, perchè anche quando tutti gli elementi sono gli stessi, è la differenza della persona che crea la nuova miscela. Sto parlando della prima puntata del corso triennale di Baguazhang per istruttori partita ieri pomeriggio a Caldogno e che formerà i nuovi istruttori di Baguazhang per i prossimi tre anni.

Nonostante qualche defezione, alla fine ci siamo divertiti un bel po', ricominciando da zero.  E' sempre affascinante spiegare il cerchio e la camminata, i passi e i cambi, la struttura del movimento e delle posture, a persone diverse, con background diversi e con personalità corporee diverse. Sembra tutto facile, ma alla prova dei fatti non è sempre realizzare un radicamento mobile, una pesantezza dinamica, una intenzione a cui corrisponda un movimento del corpo unitario e integrato.

E' stato molto bello vedere i diversi approcci, tutti di persone con molta esperienza e in diverse fasi della loro vita personale e marziale, porre domande completamente diverse, fare i conti con le proprie sensazioni, chiedere ragione del perchè stanno facendo una cosa in quel modo e non in un'altra. Sergio ed io abbiamo provato a rispondere a tutte le domande, e abbiamo dato il meglio di noi stessi nel far toccare con mano quello che teorizzavamo.

Come dicono i migliori maestri, il corpo va sentito, toccato, sperimentato, percepito sensorialmente. Un  po' per tutti è passato il tempo del "fa così perchè te lo dico io" e dell'imparare nuove forme, nuove sequenze, e ripeterle per ore ed ore. Già il Baguazhang non è uno stile per principianti, e poi così come lo intendiamo noi, è uno stimolo a lavorare sulla ristrutturazione del corpo e della mente, al cambiamento, al mettersi in gioco.

Per assurdo, la tecnica non ha alcuna importanza in questa fase. Nel cerchio non c'è tensione, non c'è blocco, non c'è ricerca di efficacia. E' un laboratorio in cui smontare le nostre tensioni psicofisiche e rimontare nuove attitudini di movimento coerenti, continue, logiche rispetto a ciò che vogliamo ottenere. E devo fare i complimenti ai partecipanti per il grande lavoro fatto, spesso alla ricerca di un modo "giusto" per il loro corpo di esecuzione.

Sono stato molto contento. Alla fine ho dovuto introdurre cose nuove rispetto a tre anni fa, e altre cose non sono arrivato in fondo a poterle spiegare ieri. Ma va bene così, ogni corso ha una sua personalità che va rispettata e armonizzata. Ringrazio Matteo, Massimo e Fabrizio per la dedizione e l'attenzione che ci hanno dato, e per l'impegno. Ringrazio Sergio Fanton, prezioso fratello di pratica, per la sua disponibilità e per la qualità del lavoro svolto.

Adesso non resta che preparare le date dei prossimi incontri.
Buona pratica a tutti

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