domenica 19 febbraio 2017
In punta di piedi
Se c'è una attitudine che ho sempre apprezzato nei miei insegnanti (quelli storici, con cui ho stretto un legame importante), era l'eleganza, l'umiltà e la leggerezza. Jou Tsung Hwa, Stefano Bellomi, Wang Qiang sono solo alcuni, ma erano tutte persone così, trasparenti, dirette, direi naturalmente eleganti. Non tutti possedevano tutte le qualità insieme, ma nel fondo ognuno aveva una visione e una serie di valori condivisibile e condivisa. C'era determinazione e coraggio, ma anche rispetto per gli altri, spazio per la crescita e un desiderio - non sempre chiaramente espresso - di vederti comunque volare con le tue ali, sviluppare le tue potenzialità.
Stefano Bellomi, la persona con cui sono cresciuto dai 15 ai 26 anni, sia dentro che fuori la palestra, aveva una straordinaria intelligenza istintiva, capiva cose che io razionalmente capivo solo dopo anni. La sua guida è stata una specie di proiezione, di lancio, la cui spinta propulsiva dura ancora oggi in me e nella mia motivazione. Una parte di lui vive ancora in tutto quello che faccio. Stefano come me non amava la "sportivizzazione" delle arti marziali, e nonostante i poderosi scambi di calci e pugni che ci scambiavamo quotidianamente (come credo tutti più o meno facessimo negli anni '70 e '80 dello scorso secolo), avevamo un codice di rispetto anche nei confronti dei nuovi e dei vecchi della scuola. C'era un rispetto intrinseco delle cose, delle persone, dei miti, che venivano rispettati e presi a modello. Certe sensazioni sono rimaste dentro per sempre, le porto con me.
"Gli insegnanti servono a semplificare il percorso agli allievi", diceva uno dei miei insegnanti, servono a indicarti le buche o i rovi da evitare e le deviazioni da non prendere, dove avresti perso tempo. Non sempre si poteva evitare, ma almeno i ragazzi erano avvisati, e mantenevano per gli insegnanti un senso di gratitudine. Stefano aveva un sistema "giroscopico" interno di buon senso: nonostante tutto non lo perdeva mai, anche quando aveva molte palestre e contemporaneamente studiava e massaggiava e ne faceva mille insieme. Quando vide i primi combattimenti di Sanda, scosse la testa, perchè capiva che stavamo andando in una nuova direzione, che era già lontana da quella tradizionale, dei suoi insegnanti, della sua storia personale. Ma tant'è, la storia ci insegna che non possiamo fermare il mondo, al massimo possiamo decidere se salirci in groppa o lasciarlo andare.
Oggi sento tanto la mancanza di Stefano e della sua eleganza. Wang Qiang aveva una visione ampia, perché aveva praticato Baguazhang e stili esterni, prima di cominciare Dachenquan con Wang Xuanjie, e nella sua posizione di ricercatore dell'università aveva buoni contatti. Anche lui era elegante: una mattina, scendendo per l'allenamento, guardando il mio abito mi chiese: l'ha fatto tua madre? Risposi di sì, era vero, e lui tutto contento: come in Cina!!! Lui in cambio vestiva in camicia, pantaloni con la riga e mocassini, pura foggia occidentale, in un mutuo scambio di posizioni di rispetto nelle rispettive culture.
Master Jou era una persona decisamente vitale e felice, quando era in compagnia, e aveva il dono di far sorridere sempre. Per lui l'arte marziale era stata una benedizione di tarda età e l'aveva proiettato in nuove dimensioni della conoscenza e della sua astrazione matematica. Non conosceva stanchezza e non poneva limiti. Aveva solo le idee molto chiare e ribadiva la sua visione, con ottimi argomenti. Sempre in punta di penna, sempre con l'evidenza delle prove.
Mi mancano, i tempi dell'eleganza. Mi piace l'idea - sempre e comunque - di passare in punta di piedi, e in un mondo che urla le sue idee strampalate, stimo chi comunque mantiene la sua eleganza e lo fa, per suo conto, coscienziosamente, liberamente, e prosegue il suo cammino senza fare rumore. Chi regala felicità e sa dare la sua amicizia in genere possiede questa attitudine. Se mai dovessi insegnare queste ultime lezioni di Baguazhang, una sicuramente sarebbe dedicata a come vivere il Baguazhang con profondità, con intensità e, certo, con eleganza.
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