Siamo ancora freschi del seminario di Baguazhang, tenuto sabato e domenica scorsi a Torino, e l'entusiasmo soffia ancora nella vele (almeno per me!). Anche la giornata di oggi è stata bella densa di ricordi, di risate, di soddisfazione.
Sto provvedendo a caricare tutte le immagini (non proprio perfette, causa la scarsa luce e la micromacchina fotografica usata) su un link, che pubblicherò su queste pagine.
Mi sento di ringraziare di cuore gli organizzatori dell'incontro, Marco e Vittorio, per aver fatto del loro meglio per farmi sentire benvenuto a Torino - e ci sono riusciti molto bene.
La fiducia e l'onestà sono elementi a cui dò grande importanza, nella scelta delle amicizie.
Quindi voglio veramente ringraziare i partecipanti, una ventina di belle persone che con la loro partecipazione, la loro dedizione e la loro pazienza sono riusciti a trasformare un insieme di persone in un gruppo nel tempo record di due mezze giornate.
E' stato un "menù di assaggini", un autentico Dim Sum del Baguazhang, per cui non c'è stato il tempo - nè la volontà - di correggere il dettaglio o di fermarsi ad approfondire un solo tema.
Ma credo anche che siamo riusciti nell'obiettivo - ambizioso - di vedere nel suo insieme questo "elefante invisibile" che è il Baguazhang.
Siamo partiti da alcune posture di preparazione, siamo andati verso i cerchi, grande, medio e piccolo, per scoprire alcuni cambi di palmo, il pamo che buca e i nove palazzi. Poi abbiamo visto alcuni degli otto palmi base, la logica del fajing e gli esercizi semplici, che permettono di risolvere i problemi complessi. Infine le applicazioni di base del cambio singolo e doppio, un po' di ru shou in coppia, e alla fine ci siamo salutati.
Tutto è perfettibile, vedremo se la passione avrà la meglio sulla pigrizia ;-)
Ricordo, per tutti i partecipanti, le tre parole segrete di Sun Lutang sul letto di morte: "Pratica, pratica, pratica!".
Invito tutti coloro che hanno voglia e tempo a scrivere due righe sul seminario, e ad inviarle per email o a postare un commento (basta fare click in fondo a questo articoletto) per farci sapere com'è andata dal suo punto di vista.
Ovviamente resto a vostra disposizione per informazioni, approfondimenti ed altro.
Alla prossima
(Nella foto: Luigi e Ermanno in: "C'era un zanzara sulla tua fronte...")
lunedì 31 marzo 2008
venerdì 28 marzo 2008
Haiku e il Buddha
Foglie in cammino
sul silenzio dell’acqua
oltre l’autunno
(Sergio Tresin Satalich - Torino)
La maggior parte degli uomini, Kamala, sono come una foglia secca, che si libra e si rigira nell'aria e scende ondeggiando al suolo.
Ma altri, pochi, sono come stelle fisse, che vanno per un loro corso preciso, e non c'è vento che li tocchi, hanno in se stessi la loro legge e il loro cammino.
(da: "Siddharta" di Herman Hesse)
giovedì 27 marzo 2008
A due giorni dal seminario di Torino
Alcune considerazioni per i partecipanti e gli amici in vista del seminario di Baguazhang di Torino.
- Vi siete mai domandati qual è il senso ultimo della vostra pratica? C'era un bellissimo thread in un forum di arti marziali con questo titolo, ma il tema non è stato capito. Non sempre mi sono dato risposte facili o piacevoli. Il senso di un'arte marziale ha molto a che fare con chi siamo noi e quali sono i nostri progetti per il futuro. La pratica contiene dei principi. Se la nostra vita non è in armonia con questi principi, abbiamo qualcosa su cui lavorare.
- Abbiate una mente Zen, una mente di principiante, una lavagna bianca su cui scrivere cose nuove. E' come viaggiare e cercare nei paesi che si visitano le stesse cose che conosciamo già a casa nostra: non va. La nostra mente assomiglia a uno specchio. Fate in modo che sia pulita, trasparente, che rifletta le immagini che vi arrivano. Dopo avrete tempo per decidere. Adesso vivete per l'ora, per il momento.
- Baguazhang è un istinto. Dobbiamo tornare a usare i nostri istinti. Solo allora avremo imparato davvero cos'è un'arte marziale. E torneremo ad essere liberi.
A sabato.
- Vi siete mai domandati qual è il senso ultimo della vostra pratica? C'era un bellissimo thread in un forum di arti marziali con questo titolo, ma il tema non è stato capito. Non sempre mi sono dato risposte facili o piacevoli. Il senso di un'arte marziale ha molto a che fare con chi siamo noi e quali sono i nostri progetti per il futuro. La pratica contiene dei principi. Se la nostra vita non è in armonia con questi principi, abbiamo qualcosa su cui lavorare.
- Abbiate una mente Zen, una mente di principiante, una lavagna bianca su cui scrivere cose nuove. E' come viaggiare e cercare nei paesi che si visitano le stesse cose che conosciamo già a casa nostra: non va. La nostra mente assomiglia a uno specchio. Fate in modo che sia pulita, trasparente, che rifletta le immagini che vi arrivano. Dopo avrete tempo per decidere. Adesso vivete per l'ora, per il momento.
- Baguazhang è un istinto. Dobbiamo tornare a usare i nostri istinti. Solo allora avremo imparato davvero cos'è un'arte marziale. E torneremo ad essere liberi.
A sabato.
martedì 25 marzo 2008
Saggezza semplice
lunedì 24 marzo 2008
Bagua post training - Adam Hsu
Per gli amici che aspettano di lavorare sui Nove Palazzi a Torino il 29 e il 30 marzo, ecco un assaggio di qualità, il maestro Adam Hsu di Cupertino (California, USA), una personalità storica nel Baguazhang.
Buon training!
人 Ren - Uomo
Nel Baguazhang l'Uomo è l'elemento che collega il Cielo e la Terra, in lui si realizzano le potenzialità che Terra e Cielo offrono.
La testa è tonda, come la volta celeste, i piedi a terra formano un quadrato, come la Terra.
Unire Terra e Cielo significa in concreto unificare i passi e gli spostamenti con la potenza espressa da gambe, braccia e tronco.
Senza continuità, dalla Terra non può salire l'energia che si manifesta poi nella braccia, il Cielo.
La potenza è la differenza di potenziale tra la Terra e il Cielo.
Dobbiamo scendere per trovare la forza di esplodere (Fali).
Il processo è lento, per stratificazione e assimilazione, ed è simile alla crescita di un albero: l'energia cresce lenta e sedimenta fino a divenire concreta.
Occorrono anni perchè divenga morbida e spontanea.
Scriveva Allen Pittmann:
"Nel Baguazhang i più importanti principi sono:
- Muovete il vostro corpo naturalmente, evitate i movimenti secchi e rigidi
- Allungate le braccia ma contraete i muscoli dei trapezi
- Armonizzate la vostra energia vitale e la vostra forza fisica
- Tenete concentrato il vostro Qi nel Tan Tien sotto l'ombelico (...)
- Osservate il principio di essere internamente legati e esternamente allungati
- Rimanete sempre rilassati
- Rimanete liberi da ansietà ed impazienza, siate lenti
- Cercate la continuità di azione e respiro
- Tenete il vostro petto morbido e libero per la circolazione del Qi"
(da: "PA-KUA Eight Trigram Boxing", USA 1989 - Nella foto: il m.o Fu Cheng Sun)
La testa è tonda, come la volta celeste, i piedi a terra formano un quadrato, come la Terra.
Unire Terra e Cielo significa in concreto unificare i passi e gli spostamenti con la potenza espressa da gambe, braccia e tronco.
Senza continuità, dalla Terra non può salire l'energia che si manifesta poi nella braccia, il Cielo.
La potenza è la differenza di potenziale tra la Terra e il Cielo.
Dobbiamo scendere per trovare la forza di esplodere (Fali).
Il processo è lento, per stratificazione e assimilazione, ed è simile alla crescita di un albero: l'energia cresce lenta e sedimenta fino a divenire concreta.
Occorrono anni perchè divenga morbida e spontanea.
Scriveva Allen Pittmann:
"Nel Baguazhang i più importanti principi sono:
- Muovete il vostro corpo naturalmente, evitate i movimenti secchi e rigidi
- Allungate le braccia ma contraete i muscoli dei trapezi
- Armonizzate la vostra energia vitale e la vostra forza fisica
- Tenete concentrato il vostro Qi nel Tan Tien sotto l'ombelico (...)
- Osservate il principio di essere internamente legati e esternamente allungati
- Rimanete sempre rilassati
- Rimanete liberi da ansietà ed impazienza, siate lenti
- Cercate la continuità di azione e respiro
- Tenete il vostro petto morbido e libero per la circolazione del Qi"
(da: "PA-KUA Eight Trigram Boxing", USA 1989 - Nella foto: il m.o Fu Cheng Sun)
sabato 22 marzo 2008
Siamo su 武 林 Wulin.it
Ammiro da tempo lo spirito imprenditoriale, le capacità manageriali e - soprattutto - le doti umane del maestro e amico Gianfranco Russo di Roma, maestro di Qinna e Jeet Kune Do.
Di lui scriverò più avanti in dettaglio, anche per presentare un modello di professionalità e di qualità nel mondo delle arti marziali italiane.
Per il momento mi limito a ringraziarlo per aver voluto pubblicare l'annuncio del seminario di Baguazhang di Torino del 29 e 30 marzo 2008 sul suo sito.
Sifu Russo è a capo di una scuola di Qinna tradizionale, che progredisce costantemente nel livello grazie ad un intenso lavoro di ricerca - direi scientifica se il termine fosse adatto. Ha invitato per anni in Italia alcuni tra i migliori maestri di quest'arte dagli USA e dalla Cina, ha studiato Shaolin in Cina e ha lasciato eccellenti tracce di sè in Europa e nel mondo con i suoi numerosi contributi.
Nel nostro piccolo, Gianfranco Russo ha gentilmente contribuito con il capitolo sul Qinna ne "Il Kung Fu" edito da Xenia qualche anno fa (a cura di Yves Kieffer e Luigi Zanini).
Nel mondo del Jeet Kune Do fa riferimento a personaggi quali Dan Inosanto, Nino Pilla, Larry Hartsell o Chai Sirisute, per non citarne che alcuni, ospiti da anni della scuola Lian Long Quan.
Mi permetto di consigliare la sua scuola a tutti coloro che mi scrivono per avere un riferimento di qualità nel Gongfu a Roma e in tutta Italia.
天 Tian - Cielo
Nel Baguazhang tutto quello che riguarda mani, braccia e tronco del corpo fanno parte del Cielo.
Come un albero affonda le radici nella Terra, così i suoi rami e le sue foglie sono immerse nel Cielo.
Quindi tutti i movimenti delle mani, delle braccia, le torsioni del corpo e la potenza dei muscoli degli arti superiori, inclusa la capacità e l'arte del trasmettere l'energia colpendo è legato al Cielo.
Scriveva Dong Hai Chuan:
“Il potere del palmo degli otto trigrammi è illimitato.
I palmi sembrano colpire prima ancora che la mano si sia mossa.
Quando la mano si infila verso l’alto, mille uccelli rendono omaggio alla Fenice;
Quando la mano si infila in avanti, una tigre si abbatte sulla preda.
Camminando in cerchio un’anatra selvatica solitaria si allontana dallo stormo;
Ma quando i palmi spingono in avanti, possono muovere una montagna.
Ora schivando, ora piegando la testa, il suo corpo scivola dentro e fuori;
Usando la forza dell’avversario vibra un colpo in contrattacco,
Come spingere una barca lungo la corrente”.
Come un albero affonda le radici nella Terra, così i suoi rami e le sue foglie sono immerse nel Cielo.
Quindi tutti i movimenti delle mani, delle braccia, le torsioni del corpo e la potenza dei muscoli degli arti superiori, inclusa la capacità e l'arte del trasmettere l'energia colpendo è legato al Cielo.
Scriveva Dong Hai Chuan:
“Il potere del palmo degli otto trigrammi è illimitato.
I palmi sembrano colpire prima ancora che la mano si sia mossa.
Quando la mano si infila verso l’alto, mille uccelli rendono omaggio alla Fenice;
Quando la mano si infila in avanti, una tigre si abbatte sulla preda.
Camminando in cerchio un’anatra selvatica solitaria si allontana dallo stormo;
Ma quando i palmi spingono in avanti, possono muovere una montagna.
Ora schivando, ora piegando la testa, il suo corpo scivola dentro e fuori;
Usando la forza dell’avversario vibra un colpo in contrattacco,
Come spingere una barca lungo la corrente”.
venerdì 21 marzo 2008
土 Tu - Terra
Nel Baguazhang tutto quello che riguarda piedi, gambe e bacino fanno parte della Terra.
Il radicamento alla Terra è la fonte della potenza nel colpire, e allo stesso tempo l'estrema mobilità è legata alla saldezza delle radici.
Quindi gli spostamenti, i passi, i cerchi, i Nove Palazzi e lo stadio Volante sono legati alla Terra.
Scriveva Li Ziming:
"(...) Dong Hai Chuan enumera tre vie definitive per battere un avversario:
1) quando uno attacca, posso neutralizzarlo e contrattaccare simultaneamente. Questo si chiama il metodo di avanzata reciproca.
2) quando uno attacca, intercetto e contrattacco allo stesso tempo. Questo si chiama il metodo di fermata e intercettazione, cioè rompere l'attacco e contrattaccare contemporaneamente.
3) quando uno attacca, evado e ridireziono il suo attacco con lo spostamento dei piedi. Questo si chiama il metodo di fuggire e scomparire o sfuggire come un'ombra.
Dei tre metodi, il primo è migliore del secondo. Il terzo è il più complesso e profondo, e può esere usato solo quando la tecnica è stata sviluppata ad un livello di maestria".
(da: "Liang Zhen Pu Eight Diagram Palm", USA 1993)
Il radicamento alla Terra è la fonte della potenza nel colpire, e allo stesso tempo l'estrema mobilità è legata alla saldezza delle radici.
Quindi gli spostamenti, i passi, i cerchi, i Nove Palazzi e lo stadio Volante sono legati alla Terra.
Scriveva Li Ziming:
"(...) Dong Hai Chuan enumera tre vie definitive per battere un avversario:
1) quando uno attacca, posso neutralizzarlo e contrattaccare simultaneamente. Questo si chiama il metodo di avanzata reciproca.
2) quando uno attacca, intercetto e contrattacco allo stesso tempo. Questo si chiama il metodo di fermata e intercettazione, cioè rompere l'attacco e contrattaccare contemporaneamente.
3) quando uno attacca, evado e ridireziono il suo attacco con lo spostamento dei piedi. Questo si chiama il metodo di fuggire e scomparire o sfuggire come un'ombra.
Dei tre metodi, il primo è migliore del secondo. Il terzo è il più complesso e profondo, e può esere usato solo quando la tecnica è stata sviluppata ad un livello di maestria".
(da: "Liang Zhen Pu Eight Diagram Palm", USA 1993)
mercoledì 19 marzo 2008
Baguazhang a Torino, istruzioni per l'uso
PS del 20.03.08
E' vero, ogni tanto mi piace provocare. Non mi sembra giusto modificare o censurare questo post, visto che corrisponde al mio pensiero e mi piace così com'è, anche se è uscito un po' grezzo. Ma ci tengo a ricordare che non bisogna sempre prendersi (e prendermi) troppo sul serio. A sabato! Luigi
Visto che questo blog a quanto pare viene letto, nonostante sia l'unico a scriverci (invito chi vuole a inviare i suoi contributi, sono tutti benvenuti - salvo approvazione del sottoscritto), approfitto di questo potente mezzo di comunicazione per dare un paio di indicazioni ai partecipanti del 29 e 30 marzo a Torino.
- Forse non sembra, ma non ho molto da dire. Più che altro ho molto da sudare. Tutto quello che c'è da sapere sul Baguazhang è già stato scritto, fatto, filmato e raccontato. Aprite Youtube e dateci un occhio, è già tutto lì. Se venite per trovare la Verità del Bagua, spendete male il vostro tempo (la cosa peggiore, non ne abbiamo così tanto) e i vostri soldini.
- Non sono il migliore insegnante di Baguazhang. Anzi, come giustamente ama ricordarmi il mio onorevole cugino, da un punto di vista accademico sono l'ultimo delle fonti attendibili, perchè gestisco informazioni di quarta o quinta mano. Quindi se volete il pedrigree, non sono un cane di razza. Pura razza bastarda, però sono allegro e mi diverto. ;-)
- Non ho più tanta voglia di parlare. Una volta nei miei seminari tenevo conferenze con i partecipanti, nel pio tentativo di convincerli a capire e a entrare nella profondità dell'Arte. Oggi non lo faccio più. Quindi chi viene per praticare e capire dalla pratica è benvenuto. Chi ha domande, non ha la risposta garantita, salvo se ci pensa davvero sopra lui.
- "If you love somebody, set them free": citazione d'obbligo di Sting per dire che mi piace sentirmi libero e lascio liberi i partecipanti di fare quello che vogliono. Questo l'ho imparato ormai dai cinesi. Quindi sappiate che se siete convinti che farete un grande seminario, oppure se crederete che sia stata una autentica schifezza, avete perfettamente ragione.
Buona Pasqua di Resurrezione a tutti, è tempo di risorgere.
(Nella foto i maestri: Mario Napoli, Nils Klug e Luigi Zanini, Tai Chi Caledonia Push Hands Discussion, Stirling 2005 - Photo: courtesy of: Lonnie Liebermann)
E' vero, ogni tanto mi piace provocare. Non mi sembra giusto modificare o censurare questo post, visto che corrisponde al mio pensiero e mi piace così com'è, anche se è uscito un po' grezzo. Ma ci tengo a ricordare che non bisogna sempre prendersi (e prendermi) troppo sul serio. A sabato! Luigi
Visto che questo blog a quanto pare viene letto, nonostante sia l'unico a scriverci (invito chi vuole a inviare i suoi contributi, sono tutti benvenuti - salvo approvazione del sottoscritto), approfitto di questo potente mezzo di comunicazione per dare un paio di indicazioni ai partecipanti del 29 e 30 marzo a Torino.
- Forse non sembra, ma non ho molto da dire. Più che altro ho molto da sudare. Tutto quello che c'è da sapere sul Baguazhang è già stato scritto, fatto, filmato e raccontato. Aprite Youtube e dateci un occhio, è già tutto lì. Se venite per trovare la Verità del Bagua, spendete male il vostro tempo (la cosa peggiore, non ne abbiamo così tanto) e i vostri soldini.
- Non sono il migliore insegnante di Baguazhang. Anzi, come giustamente ama ricordarmi il mio onorevole cugino, da un punto di vista accademico sono l'ultimo delle fonti attendibili, perchè gestisco informazioni di quarta o quinta mano. Quindi se volete il pedrigree, non sono un cane di razza. Pura razza bastarda, però sono allegro e mi diverto. ;-)
- Non ho più tanta voglia di parlare. Una volta nei miei seminari tenevo conferenze con i partecipanti, nel pio tentativo di convincerli a capire e a entrare nella profondità dell'Arte. Oggi non lo faccio più. Quindi chi viene per praticare e capire dalla pratica è benvenuto. Chi ha domande, non ha la risposta garantita, salvo se ci pensa davvero sopra lui.
- "If you love somebody, set them free": citazione d'obbligo di Sting per dire che mi piace sentirmi libero e lascio liberi i partecipanti di fare quello che vogliono. Questo l'ho imparato ormai dai cinesi. Quindi sappiate che se siete convinti che farete un grande seminario, oppure se crederete che sia stata una autentica schifezza, avete perfettamente ragione.
Buona Pasqua di Resurrezione a tutti, è tempo di risorgere.
(Nella foto i maestri: Mario Napoli, Nils Klug e Luigi Zanini, Tai Chi Caledonia Push Hands Discussion, Stirling 2005 - Photo: courtesy of: Lonnie Liebermann)
"Il primo a costruire, l'ultimo a distruggere"
Alcuni spunti di questa ultima settimana dopo un involontario lungo silenzio.
Dedico queste mie riflessioni al Tibet, che sta vivendo un altro momento di profonda sofferenza.
- Arte come Artigianato
Ho letto un interessante articolo sullo Shintaido in Francia, una disciplina giapponese di recente nascita ma di profonde radici. E' straordinario vedere come la pratica dell'esercizio fisico, in armonia con i principi di base della cultura orientale, siano capaci di rigenerare benessere, equilibrio, stabilità e consapevolezza. L'arte, anche marziale, è artigianato, lavoro quotidiano di cesello, abilità consumata che nasce da un lungo esercizio (il significato ultimo del termine Gong Fu).
Per quello che riguarda me, sono felice di aver ritrovato questa concezione dell'Arte come Artigianato, che in fondo ho sempre coltivato nella mia pratica e ho cercato di passarlo ai miei allievi. Di sicuro ha il pregio di far restare umili e aperti, quindi flessibili, aiutando a crescere in consapevolezza e in salute fisica, merito non da poco (specie per chi ha più di quarant'anni).
- Anacronismo del combattimento
Colloqui con amici marziali di questi ultimi tempi mi hanno indotto a ripensare al ruolo e al valore del combattimento, inteso come l'elemento che sembra determinare il valore ultimo dell'arte marziale. Il combattimento fisico è un elemento importante della vita di ogni essere, sia umano che animale. E' la metafora fisica del processo mentale, psicologico e spirituale della nostra vita, che è lotta per il raggiungimento dell'armonia, o felicità.
Pensare al combattimento dandogli valore assoluto secondo me è un grosso limite, come lo è fare di qualsiasi arte l'oggetto di tutta la propria vita. Infatti gli artisti non vivono - in genere - vite serene. Nell'epoca globale, dove la Cina stermina i Tibetani, mezzo mondo è in uno stato di guerra, e il resto del pianeta (con poche eccezioni) non gode di ottima salute, mi sembra anacronistico.
- "Il primo a costruire, l'ultimo a distruggere"
Mi sono imbattuto tre anni fa in un simpatico libro, "Serenità al lavoro" di Michael Carrol, uomo azienda e meditatore. Il libro inizia con il racconto dell'autore che a 26 anni lascia tutto per andare a fare vita monastica con i monaci tibetani. Al momento cruciale, dopo un lungo ritiro e dopo un lungo colloquio, denso di pronfondi significati, il maestro dice all'allievo: "Torna a casa e trovati un lavoro".
Satori!
Dai 35 consigli pratici - eccellenti, tratti dal "Lojong", o allenamento per la mente tibetano - di questo uomo di marketing e di meditazione, il più bel principio che ho trovato per ora è: "Sii il primo a costruire e l'ultimo a distruggere". E' un impegno con se stessi di portata fondamentale: stimola ad essere sempre in prima linea quando vorremmo mandare tutto all'aria. L'ho usato anche martedì mattina scorso in un importante incontro di lavoro. Ed ha davvero operato un immediato miglioramento della situazione. Ve lo passo così: essere sempre i primi a costruire e gli ultimi a distruggere. E' necessario per tutti noi, specialmente in questi tempi.
domenica 9 marzo 2008
Combattimento: forma e contenuto
Il Dao è uno, inconoscibile, inesprimibile, al di là di questo mondo. La sua manifestazione in questo mondo è la dualità, lo Yin e lo Yang.
Nelle arti marziali interne cinesi la perfezione è tornare all'unione originaria, al Dao. Come si applica questo principio di unione e di semplicità?
La forma (sequenza di movimenti) è solo una parte del'insieme, è il suo contenuto. E' la parte Yang, contiene i principi attivatori dell'arte marziale. Ma sono principi, non sono ancora espressi, da soli sono morti. Vanno studiati, studiati, e ancora studiati, confrontati, capiti. E' un percorso che richiede di uscire dalle nostre convinzioni e dai nostri limiti, per essere liberi di capire.
L'applicazione (esercizio fisico, passi, spostamenti, tecniche semplici, lavoro in coppia, combattimento, sparring) è l'altra parte, è la sua forma. E' la parte Yin che contiene lo spazio in questa dimensione umana per sperimentare i principi. Da sola l'applicazione non è definita, è pura potenzialità, non sa dove andare o cosa fare. Tutto è possibile, ma nulla sembra vero. Anche qui inizia un percorso fatto di pratica, pratica, pratica e poi confronto, comprensione.
Un Maestro che ha già fatto questo percorso ci può aiutare a trovare la porta giusta. Poi sta a noi entrare e fare il nostro cammino. Solo nelle nostre braccia, nelle nostre gambe, nel nostro corpo, nella nostra testa possiamo diventare il punto di unione dei principi e dell'applicazione. Nessuno lo può fare al nostro posto. E nessuno userà le tecniche che usiamo noi, perchè siamo unici. Non c'è una tecnica che vale per tutti.
La forma è il 49,5% dell'arte. L'applicazione è l'altro 49,5%. La forma influenza l'applicazione, l'applicazione influenza la forma. E' solo se continuiamo a confrontare forma e applicazione che scopriamo la Verità. Dobbiamo fare in modo che le due cose siano in armonia, che il principio sia vero nell'applicazione e che l'applicazione corrisponda al movimento nella forma.
Viene la tentazione di modificare la forma perchè non corrisponde all'applicazione. No, perchè la forma ha un significato antico e profondo, è molto più probabile che noi non l'abbiamo capita del tutto fino ad oggi. Se la forma non va, è un problema nostro, non della forma. Scopriremo più avanti che voleva dire altre cose. Intanto sono felice di aver capito anche solo il 10% del significato della mia forma, e non dimentico le sue applicazioni, anzi le sviluppo e le moltiplico, le allargo fino a creare un nuovo metodo. Ma mantengo inalterata la forma. Ricordate Wang Xiangzhai, Mao Deng Lao Ren, il Vecchio delle Contraddizioni?
Modifichiamo le applicazioni? Sì, finchè non diventano perfette, cioè applicabili sempre e comunque nella realtà. E' un lavoro che non finisce mai. Le applicazioni devono essere efficaci, pratiche, semplici, reversibili, ergonomiche, dirette, chiare, lucide. E' il lavoro dello scultore, che leviga fino alla perfezione ogni dettaglio della sua opera. Prima si ripete l'applicazione da soli per imparare il movimento e la dinamica del corpo, poi la si verifica in due.
Nelle applicazioni se ne va quasi tutto il tempo della pratica. Se va bene, tienila, sennò non è quella giusta. Non esiste applicazione perfetta senza confronto con l'altro, perchè da soli rischiamo di raccontarci molte bugie (ecco il problema di chi pratica solo forme). In coppia con un'altra persona l'applicazione trova la sua evoluzione, la sua conferma o la sua negazione, la sua verità, grande o piccola che sia.
Nella pratica troviamo un mondo: dal Qinna al Fali, dal Rou Shou al San Shou, dal corpo a corpo alla distanza, dall'esterno all'interno, dal morbido al duro, dal previsto all'imprevisto, dal veloce al lento. Praticare con la stessa persona permette di raffinare le tecniche; praticare con altre persone aiuta ad essere flessibili e verificare che una tecnica funzioni davvero con tutti.
Resta l'ultimo 1% finale. E' la "scintilla divina" che ci accompagna da sempre, ma che noi non vediamo a causa del nostro errato guardare. Il dito e la luna. Non esistono segreti, non esistono scorciatoie, solo umiltà. Quando scopriamo qualcosa, l'illuminazione che abbiamo è un attimo di quella scintilla. Lo scopo è di fare in modo di avere sempre una scintilla che ci illumini.
Nella pratica quotidiana dobbiamo usare queste proporzioni:
- Forma 10%
- Applicazioni 80%
- Forma 10%
La forma rappresenta l'inizio, l'abc del cammino, e in seguito diventa un riferimento a cui tornare per raffinarlo e comprenderlo di più. L'applicazione rappresenta lo sviluppo del tema, la vera parte del cammino, quella che dà un senso alla prima.
Alla fine del cammino, le applicazioni assomigliano molto ai puri principi, e i principi sono identici con le applicazioni. Dal grande al piccolo, dal movimento all'immobilità. Abbiamo ricreato il Dao. Grazie Master Jou.
(Nella foto: Wang Peisheng in azione)
Nelle arti marziali interne cinesi la perfezione è tornare all'unione originaria, al Dao. Come si applica questo principio di unione e di semplicità?
La forma (sequenza di movimenti) è solo una parte del'insieme, è il suo contenuto. E' la parte Yang, contiene i principi attivatori dell'arte marziale. Ma sono principi, non sono ancora espressi, da soli sono morti. Vanno studiati, studiati, e ancora studiati, confrontati, capiti. E' un percorso che richiede di uscire dalle nostre convinzioni e dai nostri limiti, per essere liberi di capire.
L'applicazione (esercizio fisico, passi, spostamenti, tecniche semplici, lavoro in coppia, combattimento, sparring) è l'altra parte, è la sua forma. E' la parte Yin che contiene lo spazio in questa dimensione umana per sperimentare i principi. Da sola l'applicazione non è definita, è pura potenzialità, non sa dove andare o cosa fare. Tutto è possibile, ma nulla sembra vero. Anche qui inizia un percorso fatto di pratica, pratica, pratica e poi confronto, comprensione.
Un Maestro che ha già fatto questo percorso ci può aiutare a trovare la porta giusta. Poi sta a noi entrare e fare il nostro cammino. Solo nelle nostre braccia, nelle nostre gambe, nel nostro corpo, nella nostra testa possiamo diventare il punto di unione dei principi e dell'applicazione. Nessuno lo può fare al nostro posto. E nessuno userà le tecniche che usiamo noi, perchè siamo unici. Non c'è una tecnica che vale per tutti.
La forma è il 49,5% dell'arte. L'applicazione è l'altro 49,5%. La forma influenza l'applicazione, l'applicazione influenza la forma. E' solo se continuiamo a confrontare forma e applicazione che scopriamo la Verità. Dobbiamo fare in modo che le due cose siano in armonia, che il principio sia vero nell'applicazione e che l'applicazione corrisponda al movimento nella forma.
Viene la tentazione di modificare la forma perchè non corrisponde all'applicazione. No, perchè la forma ha un significato antico e profondo, è molto più probabile che noi non l'abbiamo capita del tutto fino ad oggi. Se la forma non va, è un problema nostro, non della forma. Scopriremo più avanti che voleva dire altre cose. Intanto sono felice di aver capito anche solo il 10% del significato della mia forma, e non dimentico le sue applicazioni, anzi le sviluppo e le moltiplico, le allargo fino a creare un nuovo metodo. Ma mantengo inalterata la forma. Ricordate Wang Xiangzhai, Mao Deng Lao Ren, il Vecchio delle Contraddizioni?
Modifichiamo le applicazioni? Sì, finchè non diventano perfette, cioè applicabili sempre e comunque nella realtà. E' un lavoro che non finisce mai. Le applicazioni devono essere efficaci, pratiche, semplici, reversibili, ergonomiche, dirette, chiare, lucide. E' il lavoro dello scultore, che leviga fino alla perfezione ogni dettaglio della sua opera. Prima si ripete l'applicazione da soli per imparare il movimento e la dinamica del corpo, poi la si verifica in due.
Nelle applicazioni se ne va quasi tutto il tempo della pratica. Se va bene, tienila, sennò non è quella giusta. Non esiste applicazione perfetta senza confronto con l'altro, perchè da soli rischiamo di raccontarci molte bugie (ecco il problema di chi pratica solo forme). In coppia con un'altra persona l'applicazione trova la sua evoluzione, la sua conferma o la sua negazione, la sua verità, grande o piccola che sia.
Nella pratica troviamo un mondo: dal Qinna al Fali, dal Rou Shou al San Shou, dal corpo a corpo alla distanza, dall'esterno all'interno, dal morbido al duro, dal previsto all'imprevisto, dal veloce al lento. Praticare con la stessa persona permette di raffinare le tecniche; praticare con altre persone aiuta ad essere flessibili e verificare che una tecnica funzioni davvero con tutti.
Resta l'ultimo 1% finale. E' la "scintilla divina" che ci accompagna da sempre, ma che noi non vediamo a causa del nostro errato guardare. Il dito e la luna. Non esistono segreti, non esistono scorciatoie, solo umiltà. Quando scopriamo qualcosa, l'illuminazione che abbiamo è un attimo di quella scintilla. Lo scopo è di fare in modo di avere sempre una scintilla che ci illumini.
Nella pratica quotidiana dobbiamo usare queste proporzioni:
- Forma 10%
- Applicazioni 80%
- Forma 10%
La forma rappresenta l'inizio, l'abc del cammino, e in seguito diventa un riferimento a cui tornare per raffinarlo e comprenderlo di più. L'applicazione rappresenta lo sviluppo del tema, la vera parte del cammino, quella che dà un senso alla prima.
Alla fine del cammino, le applicazioni assomigliano molto ai puri principi, e i principi sono identici con le applicazioni. Dal grande al piccolo, dal movimento all'immobilità. Abbiamo ricreato il Dao. Grazie Master Jou.
(Nella foto: Wang Peisheng in azione)
giovedì 6 marzo 2008
Seminare
domenica 2 marzo 2008
29-30 marzo 2008, seminario di Baguazhang a Torino
Luigi Zanini avrà il piacere di tenere un seminario di Baguazhang a Torino a fine marzo 2008, sabato 29 e domenica 30.
Topics del seminario saranno:
- in generale: Baguazhang, una visione panoramica del sistema, dal cerchio al combattimento libero
- nel dettaglio: Jiu Gong, tecnica e filosofia dei Nove Palazzi
Contenuti:
Secondo una visione didattica attuale delle arti marziali, è più stimolante praticare se si capisce a cosa porta un certo allenamento e se lo si riesce a vedere nel suo insieme.
Invece di praticare un solo elemento del sistema per comprenderlo a fondo, l'obiettivo di questo seminario è quello di vedere in sequenza gli elementi di base del Baguazhang e di capire a cosa servono e come si uniscono nell'applicazione dell'arte. Unica eccezione sarà lo studio dei Nove Palazzi, che occuperà una parte significativa dell'incontro.
In otto ore i principianti avranno modo di farsi un'idea generale del metodo, e i praticanti più esperti potranno approfondire la conoscenza degli spostamenti del Baguazhang, cioè i Nove Palazzi.
Si tratta del primo incontro a Torino, a cui in futuro potrebbero seguire altri incontri, più strutturati per un apprendimento progressivo.
Il seminario è aperto a praticanti di ogni stile, nel reciproco rispetto di opinione e di pratica.
Gli orari sono indicativamente: 15-19 di sabato 29 e 9-13 di domenica 30 marzo, in una palestra centrale di Torino. L'abbigliamento è libero, dall'abito tradizionale alla tuta ginnica, scarpe pulite da palestra.
Per maggiori informazioni sul luogo e sui dettagli, rivolgersi agli organizzatori:
- Marco Superbi, 348 8029204
- Vittorio Bottazzi, 338 7215585
Topics del seminario saranno:
- in generale: Baguazhang, una visione panoramica del sistema, dal cerchio al combattimento libero
- nel dettaglio: Jiu Gong, tecnica e filosofia dei Nove Palazzi
Contenuti:
Secondo una visione didattica attuale delle arti marziali, è più stimolante praticare se si capisce a cosa porta un certo allenamento e se lo si riesce a vedere nel suo insieme.
Invece di praticare un solo elemento del sistema per comprenderlo a fondo, l'obiettivo di questo seminario è quello di vedere in sequenza gli elementi di base del Baguazhang e di capire a cosa servono e come si uniscono nell'applicazione dell'arte. Unica eccezione sarà lo studio dei Nove Palazzi, che occuperà una parte significativa dell'incontro.
In otto ore i principianti avranno modo di farsi un'idea generale del metodo, e i praticanti più esperti potranno approfondire la conoscenza degli spostamenti del Baguazhang, cioè i Nove Palazzi.
Si tratta del primo incontro a Torino, a cui in futuro potrebbero seguire altri incontri, più strutturati per un apprendimento progressivo.
Il seminario è aperto a praticanti di ogni stile, nel reciproco rispetto di opinione e di pratica.
Gli orari sono indicativamente: 15-19 di sabato 29 e 9-13 di domenica 30 marzo, in una palestra centrale di Torino. L'abbigliamento è libero, dall'abito tradizionale alla tuta ginnica, scarpe pulite da palestra.
Per maggiori informazioni sul luogo e sui dettagli, rivolgersi agli organizzatori:
- Marco Superbi, 348 8029204
- Vittorio Bottazzi, 338 7215585
Il passo giusto nel Baguazhang
Non ricordo dove l'ho letto, ma di recente mi sono sorpreso di trovare in un blog in inglese la storia di un noto maestro di Baguazhang che, dopo aver usato per una vita il passo cosiddetto del Leone (rullando quindi il piede dal tallone alle dita, al contrario del passo strisciato) si era trovato a dover cambiare metodo di insegnamento perchè Beijing aveva prescritto un nuovo modo di usare il passo (Tang Ni Bu, Camminare Nel Fango), suffragato (si diceva) dallo Xingyiquan.
Altrove (nel web e fuori) ho trovato spiegazioni diverse, a volte fantasiose, a volte solo legate ad una immagine, ad un precetto, ad un ideale. Si fa così, punto e basta.
Chi pratica Baguazhang sa che Tang Ni Bu è un passo impegnativo, sia fisicamente (perchè il piede deve essere esteso in avanti e quindi costringe ad un passo piuttosto innaturale), sia perchè altera l'atteggiamento di tutto il corpo. Ha però dei vantaggi: rafforza le gambe, costringe a usare uno slancio del corpo, insegna a usare una buona presa sul terreno, permette di portare il peso in basso.Quindi ragioni più che valide per praticarlo.
Sempre?
La domanda viene spontanea nell'utilizzo a due del Baguazhang. E' "obbligatorio" usarlo anche nella pratica? nel combattimento? La pratica insegna che il passo del Leone è molto più sciolto, più veloce e più spontaneo, permette di recuperare anche posizioni più complesse e di cambiare al volo da situazioni difficili. In sintesi: è il passo più adatto nel momento topico del Baguazhang.
Sun Lutang usava il passo del Leone, mentre Tang Ni Bu si usa nel Wushu moderno. Li Ziming usava il passo del Leone, e molti altri antichi maestri non si preoccupavano troppo del passo, era un mezzo per un fine. In realtà, passando da Tang Ni Bu, il passo di un praticante si avvicina di più al terreno, è più attento al movimento, e alla fine anche il suo passo del Leone è molto più basso, diretto e meno evidente.
Anche nel Taijiquan ricordo lunghe discussioni per quel modo così plateale di sollevare la punta del piede nelle transizioni della forma dei 24 movimenti (Jian Hua Tai Ji Quan). Nessuna arte marziale da combattimento lascia il piede appoggiato sul tallone per aprire la punta del piede in un modo così "artistico". Ma stiamo parlando di arti di combattimento, non di forme moderne.
Anni fa, dopo una dimostrazione in Scozia, il maestro Dan Docherty mi chiese piuttosto seccato perchè avevo usato il passo rullato, invece del classico, corretto passo scivolato. La risposta era semplice, era la sequenza degli Otto Animali di Sun Lutang, quindi era il passo giusto. Ma a lui piaceva di più quello scivolato (immagino perchè lo aveva vista per tanti anni ad Hong Kong). Sembra più giusto, perchè tanti lo fanno e quindi è uno standard. Ma è giusto fare sempre quello che fanno gli altri?
Dopo anni di pratica ho scelto di essere pragmatico. Uso il passo scivolato per Ba Da Mu Zhang e per il riscaldamento in cerchio (cambio singolo, doppio, esterno, studio e varianti). Quando inizio a muovermi per le tecniche seplici, per le tecniche a due e per le forme libere, uso il passo rullato (Leone), badando a tenerlo vicino a terra il più possibile e a muoverlo per linee basse, dirette e veloci.
Altrove (nel web e fuori) ho trovato spiegazioni diverse, a volte fantasiose, a volte solo legate ad una immagine, ad un precetto, ad un ideale. Si fa così, punto e basta.
Chi pratica Baguazhang sa che Tang Ni Bu è un passo impegnativo, sia fisicamente (perchè il piede deve essere esteso in avanti e quindi costringe ad un passo piuttosto innaturale), sia perchè altera l'atteggiamento di tutto il corpo. Ha però dei vantaggi: rafforza le gambe, costringe a usare uno slancio del corpo, insegna a usare una buona presa sul terreno, permette di portare il peso in basso.Quindi ragioni più che valide per praticarlo.
Sempre?
La domanda viene spontanea nell'utilizzo a due del Baguazhang. E' "obbligatorio" usarlo anche nella pratica? nel combattimento? La pratica insegna che il passo del Leone è molto più sciolto, più veloce e più spontaneo, permette di recuperare anche posizioni più complesse e di cambiare al volo da situazioni difficili. In sintesi: è il passo più adatto nel momento topico del Baguazhang.
Sun Lutang usava il passo del Leone, mentre Tang Ni Bu si usa nel Wushu moderno. Li Ziming usava il passo del Leone, e molti altri antichi maestri non si preoccupavano troppo del passo, era un mezzo per un fine. In realtà, passando da Tang Ni Bu, il passo di un praticante si avvicina di più al terreno, è più attento al movimento, e alla fine anche il suo passo del Leone è molto più basso, diretto e meno evidente.
Anche nel Taijiquan ricordo lunghe discussioni per quel modo così plateale di sollevare la punta del piede nelle transizioni della forma dei 24 movimenti (Jian Hua Tai Ji Quan). Nessuna arte marziale da combattimento lascia il piede appoggiato sul tallone per aprire la punta del piede in un modo così "artistico". Ma stiamo parlando di arti di combattimento, non di forme moderne.
Anni fa, dopo una dimostrazione in Scozia, il maestro Dan Docherty mi chiese piuttosto seccato perchè avevo usato il passo rullato, invece del classico, corretto passo scivolato. La risposta era semplice, era la sequenza degli Otto Animali di Sun Lutang, quindi era il passo giusto. Ma a lui piaceva di più quello scivolato (immagino perchè lo aveva vista per tanti anni ad Hong Kong). Sembra più giusto, perchè tanti lo fanno e quindi è uno standard. Ma è giusto fare sempre quello che fanno gli altri?
Dopo anni di pratica ho scelto di essere pragmatico. Uso il passo scivolato per Ba Da Mu Zhang e per il riscaldamento in cerchio (cambio singolo, doppio, esterno, studio e varianti). Quando inizio a muovermi per le tecniche seplici, per le tecniche a due e per le forme libere, uso il passo rullato (Leone), badando a tenerlo vicino a terra il più possibile e a muoverlo per linee basse, dirette e veloci.
sabato 1 marzo 2008
Baguazhang stile Liu
Lo Stile di Liu Dekuan
Lo stile Liu di Bagua Zhang è praticato in linea retta diversamente da altre forme di Baguazhang, che sono praticate camminando in cerchio.
Liu Dekuan creò una nuova forma che includeva sessantaquattro tecniche di combattimento dal Baguazhang tradizionale, practicate in linea.
Liu si decise a creare questa forma dopo aver compreso che la maggior parte della gente aveva difficoltà nello sviluppare abilità nel combattere e le componenti interne dell'arte camminando in cerchio.
Oggi lo stile Liu è praticato in combinazione con altri metodi di Bagua Zhang.
(da: School of Eastern Martial Arts, 2005)
Lo stile Liu di Bagua Zhang è praticato in linea retta diversamente da altre forme di Baguazhang, che sono praticate camminando in cerchio.
Liu Dekuan creò una nuova forma che includeva sessantaquattro tecniche di combattimento dal Baguazhang tradizionale, practicate in linea.
Liu si decise a creare questa forma dopo aver compreso che la maggior parte della gente aveva difficoltà nello sviluppare abilità nel combattere e le componenti interne dell'arte camminando in cerchio.
Oggi lo stile Liu è praticato in combinazione con altri metodi di Bagua Zhang.
(da: School of Eastern Martial Arts, 2005)
Baguazhang - Metodo #47
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