mercoledì 19 marzo 2008

"Il primo a costruire, l'ultimo a distruggere"













Alcuni spunti di questa ultima settimana dopo un involontario lungo silenzio.
Dedico queste mie riflessioni al Tibet, che sta vivendo un altro momento di profonda sofferenza.

- Arte come Artigianato

Ho letto un interessante articolo sullo Shintaido in Francia, una disciplina giapponese di recente nascita ma di profonde radici. E' straordinario vedere come la pratica dell'esercizio fisico, in armonia con i principi di base della cultura orientale, siano capaci di rigenerare benessere, equilibrio, stabilità e consapevolezza. L'arte, anche marziale, è artigianato, lavoro quotidiano di cesello, abilità consumata che nasce da un lungo esercizio (il significato ultimo del termine Gong Fu).
Per quello che riguarda me, sono felice di aver ritrovato questa concezione dell'Arte come Artigianato, che in fondo ho sempre coltivato nella mia pratica e ho cercato di passarlo ai miei allievi. Di sicuro ha il pregio di far restare umili e aperti, quindi flessibili, aiutando a crescere in consapevolezza e in salute fisica, merito non da poco (specie per chi ha più di quarant'anni).

- Anacronismo del combattimento
Colloqui con amici marziali di questi ultimi tempi mi hanno indotto a ripensare al ruolo e al valore del combattimento, inteso come l'elemento che sembra determinare il valore ultimo dell'arte marziale. Il combattimento fisico è un elemento importante della vita di ogni essere, sia umano che animale. E' la metafora fisica del processo mentale, psicologico e spirituale della nostra vita, che è lotta per il raggiungimento dell'armonia, o felicità.
Pensare al combattimento dandogli valore assoluto secondo me è un grosso limite, come lo è fare di qualsiasi arte l'oggetto di tutta la propria vita. Infatti gli artisti non vivono - in genere - vite serene. Nell'epoca globale, dove la Cina stermina i Tibetani, mezzo mondo è in uno stato di guerra, e il resto del pianeta (con poche eccezioni) non gode di ottima salute, mi sembra anacronistico.

- "Il primo a costruire, l'ultimo a distruggere"

Mi sono imbattuto tre anni fa in un simpatico libro, "Serenità al lavoro" di Michael Carrol, uomo azienda e meditatore. Il libro inizia con il racconto dell'autore che a 26 anni lascia tutto per andare a fare vita monastica con i monaci tibetani. Al momento cruciale, dopo un lungo ritiro e dopo un lungo colloquio, denso di pronfondi significati, il maestro dice all'allievo: "Torna a casa e trovati un lavoro".
Satori!
Dai 35 consigli pratici - eccellenti, tratti dal "Lojong", o allenamento per la mente tibetano - di questo uomo di marketing e di meditazione, il più bel principio che ho trovato per ora è: "Sii il primo a costruire e l'ultimo a distruggere". E' un impegno con se stessi di portata fondamentale: stimola ad essere sempre in prima linea quando vorremmo mandare tutto all'aria. L'ho usato anche martedì mattina scorso in un importante incontro di lavoro. Ed ha davvero operato un immediato miglioramento della situazione. Ve lo passo così: essere sempre i primi a costruire e gli ultimi a distruggere. E' necessario per tutti noi, specialmente in questi tempi.

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