venerdì 13 giugno 2008
Adattarsi
Il tempo e le condizioni metereologiche in Italia sono molto cambiate da quando ero bambino. Ancora prima del 2000 era possibile trascorrere in infradito e camicia aperta un lungo periodo, da maggio a settembre inclusi, e non ho ricordo di aver mai usato maglioni o pantaloni lunghi per mesi.
Adesso è diverso, il carattere delle estati nel nord-est italiano è molto piovoso, quasi monsonico, con temporali frequenti, quasi ogni sera la pioggerellina che chiude la giornata, nuvoloni bassi che oscurano il cielo e l'umore che ne fa le spese, oscillando tra le temperature al sole di 30 gradi e quelle della pioggia ormai sotto i 20.
Ovviamente non è il massimo, ma bisogna anche saper vedere i lati positivi. Adattarsi serve.
Il primo è che stanno fiorendo fiori che una volta sarebbero morti subito per il troppo caldo, come la mia passiflora sul terrazzo, che per la prima volta ha fatto boccioli e fiori bellissimi, e le rose antiche di Laura (mia moglie).
Il secondo è che nelle aziende si lavora meno male: se fuori piove, non c'è desiderio di scappare fuori, le temperature restano buone per la giacca e la camicia, e tutto sommato si è più concentrati e produttivi.
Il terzo è che ci si allena meglio. Con il fresco si suda meno, si soffre meno e si respira meglio. La temperatura aiuta a non sentirsi stanchi e questo è un piacevole diversivo rispetto agli allenamenti estivi sotto il solleone.
Il Tao insegna che ogni cosa ha un suo senso e viene per il bene. Nulla è in sè buono o cattivo, e il tempo di queste ultime estati insegna che se vogliamo vivere bene, positivamente, è necessario sapersi adattare.
Adattarsi è un processo attivo, dinamico, in cui si deve uscire rapidamente dal fastidio iniziale e si decide attivamente di cercare i vantaggi, le opportunità, l'allegria e le novità che un meteo così, con tante nuvole e poco sole, ci presentano.
E' un piccolo spostamento di prospettiva, ma, come imparo ogni giorno, rappresenta chilometri di spostamento nel medio o lungo periodo. Allenarsi al cambiamento è il tema di fondo del Baguazhang, e anche se non parlo di tecniche, questo è uno dei principi più importanti.
Baguazhang non ha forma, la vita è Baguazhang, camminare gli otto passi all'interno (e all'esterno) nei nove palazzi, gestire le otto direzioni come gli otto venti. Non soffia mai buon vento per chi non ha direzione, e non esiste porto sicuro per chi non sa dove andare.
Decidere la nostra direzione è essenziale. Poi potremo cambiarla, aggiustarla, adattarla. Il pericolo più grande è di non saper dove andare e lasciare che gli eventi ci guidino.
Quando camminiamo in cerchio e pratichiamo Baguazhang, sappiamo sempre dove andiamo? Cominciamo da qui.
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