martedì 16 dicembre 2008

Ma Gui Bagua

Ho scoperto pochi giorni fa il sito sul Baguazhang di Ma Gui di Andrea Falk, insegnante canadese di Neijia e traduttrice di numerosi, ottimi libri sullo Xingyi e Bagua. Il sito, che ho subito inserito nelle letture consigliate, è una miniera di conoscenza sulla pratica marziale di Ma Gui, uno dei personaggi più interessanti della discendenza del Baguazhang.

Ma Gui è stato il solo allievo di Dong Haiquan, il fondatore del Baguazhang, che non avesse preparazione marziale quando iniziò a studiare con lui, all'età di dieci anni. Pur avendo iniziato il suo studio co Yin Fu, presto Dong lo prese a ben volere e lo formò secondo i principi del Baguazhang.

A differenza di Yin Fu e di Cheng Tinghua, che avevano già una esperienza importante a livello marziale, Ma Gui prese da Dong Haiquan il meglio della sua pura esperienza, senza alcuna influenza marziale esterna. Inoltre, non cercò mai altre forme di combattimento, ritenendo il Baguazhang di già completo per lui.

Ma Gui aveva una struttura fisica eccellente, una forza "erculea" (si allenava con 70 kg per mano) ed è stato considerato uno dei grandi del Neijia cinese anche da Wu Tunan, famoso decano del Taijiquan, che lo cita con onore nel 1937 in un suo libro. Amava moltissimo combattere, non perdeva occasione per guadagnarsi una fama come combattente nonostante la sua scarsa statura. Ma Gui morì nel 1940. 

Ma Gui è passato nella storia del Bagua come uno dei più violenti capiscuola del Baguazhang, a causa della sua passione per il vino e per la sua forza spesso fuori controllo, che avrebbe causato la morte, direttamente o indirettamente, di alcuni suoi allievi. Inoltre mantenne l'insegnamento e lo standard ad un livello molto alto, fedele agli insegnamenti dei maestri, rendendo difficile il passaggio del metodo alle nuove generazioni. 

Il metodo di Ma Gui è affascinante per la sua semplicità e la sua essenzialità. Praticare gli elementi del suo sistema permette di comprendere con grande chiarezza il senso del movimento morbido del Baguazhang "classico", cioè quello attualmente più diffuso. Dentro lo Yin è racchiuso uno Yang come un pugno di ferro - e che pugno! - in un guanto di velluto.

Mi vengono alla mente le considerazioni che Wang Xiangzhai faceva a suo tempo, quando parlava dei vecchi maestri combattenti come Cheng Tinghua che "sembrava un dragone imperiale quando si muoveva", e analizzava senza pietà e senza nascondere la sua delusione, dello scarso livello di abilità pratica dei praticanti suoi contemporanei.

Occorre una profonda integrazione di corpo, mente e spirito per ridiventare draghi che volano. Il processo, per contro, richiede umiltà, perseveranza e uno sguardo rivolto lontano. I risultati ripagano ampiamente del lavoro fatto, ma questo lo si scopre solo dopo, non prima.

Il lineaggio di Yin Fu mi continua a stupire per il suo pragmatismo e la sua efficacia. Loriano Belluomini mi ha fatto riconsiderare questa branca importante del Baguazhang, e visto che Ma Gui aveva cominciato il Bagua con Yin Fu, trovo che dovremmo davvero tornare a praticare un po' più di Neigong di questa scuola per dare un senso ad una pratica altrimenti troppo morbida e poco efficace, sia nel combattimento, sia per la salute e la qualità del corpo.

Non a caso, credo, molte scuole - anche famose e cosiddette "complete" - di Baguazhang hanno sentito il bisogno di integrare la sequenza di palmi lineari di Liu Dequan nel loro curriculum, e questo sicuramente è avvenuto per dare un senso marziale pratico e veloce ai praticanti di cerchio. 

Il rischio è di aggiungere inutilmente forme alle forme (che spesso è anche un sistema di ricapitolare e di meglio strutturare le conoscenze di un maestro nel corso della sua vita ...) e di perdere di vista il contenuto, che è il Neigong, che rimane l'elemento chiave di ogni pratica interna, perchè non è una sequenza fisica di movimenti, ma una "forma mentis", una modalità della mente che lavora sul corpo per la sua trasformazione. 


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