lunedì 2 maggio 2011

Punto di svolta



Il seminario di Pula (30 aprile, primo maggio 2011) è stato sicuramente uno dei più intensi di questi ultimi mesi. Le novità erano molte: il nuovo programma articolato su nove livelli, tre modi e dieci punti, il ripasso di quanto visto in questi tre anni di pratica, quindi il nuovo animale della pratica, il serpente, e infine gli esami di livello.

E' stato molto bello vedere l'impegno di tutti, senza nessuna eccezione. Da ognuno è emerso uno "stile" di pratica, sia fisico che mentale, che comincia a delinearsi e a formarsi, cosa che mi fa molto piacere. Allo stesso modo sono emerse le difficoltà che ognuno incontra, quelle che definisco come "porte" da passare per poter accedere al prossimo livello di pratica.

La crescita in questi tre anni è stata notevole. Se ripenso alle difficoltà di coordinazione, di comprensione, di movimento, oggi siamo ben oltre. La strada è ancora lunga ma se rispettiamo tre regole semplici, ognuno potrà portare a casa grandi soddisfazioni e una solida esperienza.

Primo, l'importanza del gruppo. Baguazhang à almeno 50% (probabilmente 100% come diceva Adriano) pratica a due, sia fisicamente che mentalmente. Senza compagni, senza diversità e senza un riferimento esterno costante non c'è sviluppo. La psicologia del gruppo, con tutti i suoi momenti belli e i suoi momenti difficili, è necessaria per poter crescere.

Secondo, il valore dell'allenamento da soli. Buona parte del programma, quello da solo (cerchio, cambi, palmi, stretching, potenziamento, neigong, waigong, qigong, ecc.) va fatto a casa ogni giorno - o almeno il più spesso possibile. In gruppo si verifica e si confronta, ma soprattutto ci si allena a due. Lavorare da soli permette di crescere di livello, di imparare la tecnica, e insegna a conoscersi e a capire le cose. Buone letture sono altrettanto importanti.

Terzo, lavorare per diventare maestri. Mettersi come obiettivo di praticare bene un'arte non porta molto lontano, l'ambizione e la motivazione devono portarci a puntare in alto. Se pensiamo come dei maestri, sicuramente il risultato della nostra pratica sarà migliore. Prendersi la responsabilità di praticare bene è una scelta coraggiosa e che dimostra buon carattere.

Infine, lo dico con cognizione di causa, il segreto della pratica di gruppo: tolleranza, affetto e reciproco supporto. Con una attitudine gentile e paziente, il gruppo andrà crescendo e rinforzandosi. I tempi non sono facili, e proprio per questo dobbiamo prenderci cura uno dell'altro.

Buona pratica, Pula!

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