giovedì 25 dicembre 2008

Buon Natale!















Un abbraccio caldo e circolare, pieno di cose belle e momenti felici, per questo fine di 2008 e per un 2009 che ci insegni l'arte della centratura e della serenità.

Buon Natale a tutti gli amici che porto con me nel cuore:

- i Maestri, coloro che mi permettono di crescere

- gli Allievi, coloro che mi insegnano a crescere

- gli Amici, coloro con i quali è bello crescere

- i Conoscenti tutti, che hanno portato qualcosa di nuovo nella mia vita

Buon Natale!



lunedì 22 dicembre 2008

Un pensiero per Natale

"Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non rischia e non cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce. 

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti. 

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati. 

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. 

Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante. 

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce. 

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare. 

Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità." 

PABLO NERUDA

domenica 21 dicembre 2008

Neigong: pensieri















Neigong vuol dire solidità. Senza un corpo solido e una mente solida, non si può essere né flessibili né efficaci. 

Il combattimento è fatto di Yin e di Yang che mutano costantemente, ancora più veloci dell'intenzione.

Non possiamo pensare in combattimento, dobbiamo scorrere con gli avvenimenti.

Neigong vuol dire anche Qigong, lavoro del respiro. Il respiro passa per i cinque archi e le nove perle, riempie il corpo e lo nutre. Questo è buon Gongfu.

Neigon vuol dire scendere, radicarsi, attaccarsi a terra, e allo stesso tempo volare.

Questi sono alcuni pensieri dalla mia pratica di stamattina.

sabato 20 dicembre 2008

Si avvicina Natale

Quando si arriva a questa parte dell'anno, tutto diventa più dolce. Non so se capita a voi di percepirlo, ma la sensazione è che dicembre sia il mese che dovrebbe introdurre al silenzio, alla riflessione e alla pace dell'inverno. Per questo mi piace tanto la neve in questa stagione.

L'inverno è la stagione del rene, è il momento del freddo e dell'immobilità, del recupero delle energie che poi fioriranno in primavera. Senza il rallentamento dell'inverno, la terra non recupera le sue forze. Se non ci fermiamo ora, dopo tutto sarà più difficile. Più freddo è l'inverno, più forte ne esce la terra e il suo frutto.

Venerdì sera ho avuto a cena un maestro di Taijiquan e la sua compagna. Poi sono arrivati un altro caro amico delle arti marziali e la sua compagna. Siamo stati benissimo, tutti insieme a cena, abbiamo parlato fino a mezzanotte. Chiamo in Scozia alcuni amici di Taijiquan, e mi invitano ad andare a trovarli in aprile prossimo. Mi chiamano amici del Baguazhang di ritorno da lunghi viaggi, e forse passano a trovarmi per Natale. 

Mai come in questo momento ho chiaro il senso della "famiglia" del Neijia. Sarà questo momento dell'anno, che stimola la riflessione e la comunità, ma percepisco un senso di partecipazione, di condivisione del cammino di tutti coloro che praticano. Siamo tutti in pellegrinaggio verso il nostro destino, e ci facciamo compagnia lungo il cammino, come verso Santiago, senza aspettative.

La Natura ci chiama a riposare, a fermarci, a raccogliere lo spirito per la prossima primavera. Facciamo in modo che questa attesa diventi comunione con i cari, con gli amici, con i compagni di cammino, senza altro scopo che il condividere il tempo, la conoscenza e la passione insieme. Non c'è nulla di più bello che dedicare tempo e attenzione agli altri, senza attese e pieni di serenità.

Che il nostro contributo alla Pace nel Mondo di questo Natale, di questa Nascita di Luce, sia la nostra disponibilità.

Un abbraccio e Buon Natale.

Luigi Zanini

(Nella foto, una delle molteplici manifestazioni naturali di Siddharta Gauthama, detto "Il Risvegliato", vecchio amico e compagno di viaggio)

venerdì 19 dicembre 2008

Sviluppare il radicamento

Se c'è una pratica essenziale nelle arti marziali interne, questo è il radicamento, sviluppare profonde e solide radici. Per sviluppare potenza, stabilità, velocità e flessibilità, il radicamento è necessario.

Il radicamento è parte integrante del Neigong, delle pratiche interne che stanno alla base degli stili interni. Senza Neigong il Neijia non esiste, si riduce ad una danza senza struttura.

La pratica del radicamento significa più cose contemporaneamente:

- scendere con il peso del corpo sulle gambe

- piegare le gambe progressivamente fino a essere molto bassi ma camminare in maniera sciolta

- fare aderire la pianta dei piedi al terreno come ventose

- mantenere la schiena comunque dritta e con l'osso sacro piegato in avanti, la testa che tira verso l'alto

- usare una respirazione normale, lenta, seguendo il Piccolo Circuito Celeste

I segnali di un buon lavoro sono i seguenti:
- i polpacci iniziano a fare male, ad essere duri come il marmo
- la terra sembra spingere il corpo verso l'alto
- il corpo diventa più elastico, specie la schiena nella zona lombare
- la schiena diventa più stabile e forte

Nota bene: questa pratica rientra nell'ambito del "masticare amaro" necessario per diventare bravi nelle arti marziali. E' molto più facile non farlo che farlo, perchè il dolore fisico, i limiti dell'età e del corpo diventano evidenti. Ma soprattutto la voglia di soffrire alla fine ci può far desistere. Si può fare anche a meno, senza dubbio. Ma i risultati della pratica marziale saranno inevitabilmente diversi.

Radicarsi è considerato uno dei segreti del Neijia, una delle pratiche di Neigong. Quando un maestro voleva far praticare un allievo, gli diceva in confidenza: questo è il segreto di un buon Gongfu! e l'allievo praticava perchè si sentiva degno di questo grande segreto, e superava le difficoltà. Mi auguro che lo facciate anche voi, senza bisogno di dirvi che è un segreto!

Ci avviciniamo a Natale, quindi cerchiamo di usare bene il tempo libero per praticare. L'anno scorso, in questo periodo, camminavo i Nove Palazzi in mezzo alla neve e con una grande gioia nel cuore per la "nuova" pratica e il blog che stava nascendo. Ricordo quella gioia oggi, che guardo il cielo blu dopo due settimane di pioggia e vedo le montagne ancora bianche e stupende.

Coltivare buoni pensieri, comprare libri sani e leggere cose che sostengono il cuore, questa è buona pratica interiore quando non ci alleniamo al parco. Questo è un altro "segreto" per vivere serenamente, in modo da avere davvero un buon passaggio verso la luce che nasce (lo Yang nello Yin) della nuova primavera.

martedì 16 dicembre 2008

Ma Gui Bagua - Un poema

Ma Gui sembra aver lasciato una poesia, ovvero un breve poema, sulla sua pratica del Baguazhang.
L'ho tradotto dall'inglese da un testo di Craig Ovenden, che lo ha reso nella sua traduzione con ritmo e metrica, per restare il più possibile fedele alla tradizione orale cinese.
Come tutte le tradizioni orali, cioè passate di persona in persona dal vivo per ricordare dei principi, il significato va meditato lungamente. 
Vale la pena di sforzarsi un poco e di farsi qualche domanda, per capire il senso profondo del poema, che racchiude una vita di pratica. C'è sempre qualcosa da imparare.
Quando si parla di fornace, ad esempio, si parla di alchimia interna e di come qui Qigong e Neigong vanno insieme per creare la potenza interna del Baguazhang. 
La potenza del serpente è una metafora per la sensazione di un corpo che è ben strutturato e si muove agilmente e con piena potenza.
Il cerchio come Madre è un concetto antico nel Baguazhang, come conferma il nome del cerchio, Da Mu Xing, la Grande Forma Madre. 
Buona scoperta.

Ma Gui Bagua

Ogni giorno, la saggezza sorge,
Come il sole nel cielo
Riempie la terra di luce dorata
E irraggia la tua mente.

Con la pratica
Purifica il tuo corpo,
Purifica la tua mente confusa.
Cammina il cerchio col maestro,
Spegni la tua mente chiacchierona.

I cerchi vengono da dentro dal profondo,
I cerchi si manifestano fuori,
Venendo da una fonte esterna
I cerchi vivono dentro. 

Passano gli anni, passano i mesi,
Cammina il cerchio dentro e fuori
E riconosci tua madre nel cerchio.
Chiedi al cerchio come fare.

Tempo di verifiche nella fornace
Ogni giorno, ogni ora,
Ogni mattino ad ogni alba
Senti la potenza del serpente.

Tempo di verifiche, intenzioni crudeli
Tempo di vivere e morire è adesso.
Respingi colpi e apparizioni,
Chiedi al cerchio come fare.

(C) Craig Ovenden, traduzione dall'inglese di Luigi Zanini

(Nella foto: Wang Peisheng, grande maestro di Neijia dalla incredibile storia, che è stato anche l'ultimo allievo di Ma Gui)

Ma Gui Bagua

Ho scoperto pochi giorni fa il sito sul Baguazhang di Ma Gui di Andrea Falk, insegnante canadese di Neijia e traduttrice di numerosi, ottimi libri sullo Xingyi e Bagua. Il sito, che ho subito inserito nelle letture consigliate, è una miniera di conoscenza sulla pratica marziale di Ma Gui, uno dei personaggi più interessanti della discendenza del Baguazhang.

Ma Gui è stato il solo allievo di Dong Haiquan, il fondatore del Baguazhang, che non avesse preparazione marziale quando iniziò a studiare con lui, all'età di dieci anni. Pur avendo iniziato il suo studio co Yin Fu, presto Dong lo prese a ben volere e lo formò secondo i principi del Baguazhang.

A differenza di Yin Fu e di Cheng Tinghua, che avevano già una esperienza importante a livello marziale, Ma Gui prese da Dong Haiquan il meglio della sua pura esperienza, senza alcuna influenza marziale esterna. Inoltre, non cercò mai altre forme di combattimento, ritenendo il Baguazhang di già completo per lui.

Ma Gui aveva una struttura fisica eccellente, una forza "erculea" (si allenava con 70 kg per mano) ed è stato considerato uno dei grandi del Neijia cinese anche da Wu Tunan, famoso decano del Taijiquan, che lo cita con onore nel 1937 in un suo libro. Amava moltissimo combattere, non perdeva occasione per guadagnarsi una fama come combattente nonostante la sua scarsa statura. Ma Gui morì nel 1940. 

Ma Gui è passato nella storia del Bagua come uno dei più violenti capiscuola del Baguazhang, a causa della sua passione per il vino e per la sua forza spesso fuori controllo, che avrebbe causato la morte, direttamente o indirettamente, di alcuni suoi allievi. Inoltre mantenne l'insegnamento e lo standard ad un livello molto alto, fedele agli insegnamenti dei maestri, rendendo difficile il passaggio del metodo alle nuove generazioni. 

Il metodo di Ma Gui è affascinante per la sua semplicità e la sua essenzialità. Praticare gli elementi del suo sistema permette di comprendere con grande chiarezza il senso del movimento morbido del Baguazhang "classico", cioè quello attualmente più diffuso. Dentro lo Yin è racchiuso uno Yang come un pugno di ferro - e che pugno! - in un guanto di velluto.

Mi vengono alla mente le considerazioni che Wang Xiangzhai faceva a suo tempo, quando parlava dei vecchi maestri combattenti come Cheng Tinghua che "sembrava un dragone imperiale quando si muoveva", e analizzava senza pietà e senza nascondere la sua delusione, dello scarso livello di abilità pratica dei praticanti suoi contemporanei.

Occorre una profonda integrazione di corpo, mente e spirito per ridiventare draghi che volano. Il processo, per contro, richiede umiltà, perseveranza e uno sguardo rivolto lontano. I risultati ripagano ampiamente del lavoro fatto, ma questo lo si scopre solo dopo, non prima.

Il lineaggio di Yin Fu mi continua a stupire per il suo pragmatismo e la sua efficacia. Loriano Belluomini mi ha fatto riconsiderare questa branca importante del Baguazhang, e visto che Ma Gui aveva cominciato il Bagua con Yin Fu, trovo che dovremmo davvero tornare a praticare un po' più di Neigong di questa scuola per dare un senso ad una pratica altrimenti troppo morbida e poco efficace, sia nel combattimento, sia per la salute e la qualità del corpo.

Non a caso, credo, molte scuole - anche famose e cosiddette "complete" - di Baguazhang hanno sentito il bisogno di integrare la sequenza di palmi lineari di Liu Dequan nel loro curriculum, e questo sicuramente è avvenuto per dare un senso marziale pratico e veloce ai praticanti di cerchio. 

Il rischio è di aggiungere inutilmente forme alle forme (che spesso è anche un sistema di ricapitolare e di meglio strutturare le conoscenze di un maestro nel corso della sua vita ...) e di perdere di vista il contenuto, che è il Neigong, che rimane l'elemento chiave di ogni pratica interna, perchè non è una sequenza fisica di movimenti, ma una "forma mentis", una modalità della mente che lavora sul corpo per la sua trasformazione. 


domenica 14 dicembre 2008

Bagua Neigong

Da un'intervista a Ma Chuanxu - a cura di Jarek Szimansky ("China from Inside")

JS: Questo significa che tutti i movimenti del Bagua sono designati in modo che uno deve avere Neigong prima per essere capace di usarli?

MA: Esatto. Senza Neigong tutte le tecniche del Bagua non sono buone a nulla e non c'è alcun risultato nel praticarle. Per questa ragione non voglio insegnare alcuna tecnica agli studenti che non hanno abilità interne - è uno spreco di tempo per loro e per me.

JS: Immagino quindi che solo poche persone possano studiare in questa maniera tradizionale.

MA: Si, i praticanti spesso hanno la sensazione che l'esercizio del camminare sia molto noioso e dopo qualche tempo rinunciano. Comunque, quando il Neigong si sviluppa, una volta che il Piccolo Circuito Celeste si apre, la pratica diventa molto interessante.

sabato 13 dicembre 2008

Nuove braccia del Baguazhang

Secondo il Tao, ci sono solo due modi per essere immortali: 
- o metti al mondo un figlio, il quale ti ricorda come padre
- o fai in modo da non poter essere dimenticato, lasciando un ricordo negli altri.

Immortalità non è: non morire, ma: non poter essere dimenticati. La parola che meglio di tutto esprime questo concetto è: Amore, cioè, letteralmente, "a-mors", "ciò che non muore". L'Amore, infatti, è immortale.

Insegnare è un modo di non essere dimenticati, perchè lasciamo una eredità, passiamo una conoscenza, e questo ci rende degni di essere ricordati. Ricordate quel tale maestro o professore, quell'amico che in un certo momento della nostra vita ci ha aiutati, ci ha detto quella frase che ci ha permesso di stare meglio e di superare i problemi?

Ecco, insegnare ci aiuta a passare un testimone, ci permette di guadagnare qualche punto nel nostro Conto Corrente Karmico, dove vengono segnati tutti i più e i meno del nostro bilancio di vita. Ogni cosa fatta per gli altri vale molti punti in più, rispetto a quando facciamo qualcosa per noi stessi.

***

Luca Semenzin di Treviso ha iniziato il suo percorso nel Baguazhang un paio di mesi fa circa. Ovviamente è troppo presto per fare previsioni sulla sua crescita negli stili interni, ma ha dimostrato finora determinazione nel perseguire il suo scopo, e questo già vale molto. Poi ricava uno stato d'animo positivo dalla pratica, e questo è il fattore chiave numero due. Infine ha preso la pratica come una sfida personale a capire i principi che governano il Neijia.

La postura di guardia del Baguazhang è importante, perchè contiene quasi tutti i principi importanti del Neijia. Dopo cinque incontri, Luca comincia a percepire la "densità" del corpo quando si pratica Baguazhang, anche solo tenendo la guardia.

Mi piace la sua postura, che comincia a essere "piena", perchè comincia ad essere consapevole di quello che c'è dentro, in ogni attimo, anche solo stando fermi. Se la mente resta pura e non si corrompe, avremo un altro paio di belle braccia da poter far lavorare nel Baguazhang. 

(Nella foto: Luca Semenzin in guardia di Baguazhang)

venerdì 12 dicembre 2008

4 pilastri del Baguazhang

Scrive Sun Lutang nel suo storico "Ba Gua Zhang Xue" che quattro sono i Pilastri del Baguazhang:

1 - Wu Ji, stare preparato in attesa (palo)

2 - Tai Ji, camminare in cerchio tenendo le braccia in posture statiche (palmi)

3 - Liang Yi, il Cambio Singolo (due intenzioni)

4 - Si Xiang, il Cambio Doppio (quattro direzioni)

Ce n'è abbastanza per i prossimi anni.

Buona pratica!

giovedì 11 dicembre 2008

Un anno di blog


E' già passato un anno da quando, l'11 dicembre del 2007, decisi che avrei cominciato a condividere con i lettori le mie riflessioni, i miei ricordi di trent'anni di pratica, ma soprattutto i testi classici e gli insegnamenti migliori, che devono essere tramandati per restare vivi nella pratica.

Ringrazio tutti coloro che hanno partecipato a questo progetto, da chi ha mandato testi da pubblicare a chi ha lasciato messaggi, a chi ha scritto privatamente per esprimere i suoi sentimenti e a chi ha preso al volo l'occasione e ha cominciato a "capitalizzare" la teoria nella pratica.

Sono convinto che scrivere, come parlare, fa parte del Tongue Fu, non del Gong Fu, quindi resta lettera morta. Nulla sostituisce una sana, costante, dedicata pratica fisica marziale. Ma occorre anche nutrire il cervello con buone letture, che aiutino a distinguere la strada buona.

Ricordo quando attendevo con impazienza le uscite delle varie riviste dell'epoca, "Samurai", "Banzai", e poi dagli USA il mitico "Inside Kungfu" e via via i libri, i video che cominciavano ad essere reperibili - anche se spesso con sacrifici molto alti.

Ricordo come fosse ora l'attesa, il desiderio, l'arrivare dal giornalaio, scoprire che era arrivato il nuovo numero, e poi fare la strada del ritorno con la testa tuffata nelle pagine, bevendo il contenuto degli articoli, cercando di capire dalle fotografie il senso del movimento, immaginando tutto quello che non si poteva leggere.

Oggi abbiamo la situazione opposta: il Web ci regala montagne di materiale, il difficile è sapere qual è quello buono. Spesso i siti e i blog diventano vetrine di merce in vendita, autopromozione, autocelebrazione, in una parola: marketing. 

Appena aperto il mio piccolo blog, appena guardatomi un po' intorno, avevo avuto l'istinto fortissimo di chiuderlo: non mi interessava "vendere" qualcosa o qualcuno, ma condividere, stimolare, proporre, mantenere vivo l'interesse e vedere se qualcuno reagiva.

Dall'anno scorso ad oggi sono numerosi i seminari in Italia e all'estero, i contatti che si sono aperti, lo spirito che è cambiato, in me e spero negli altri. Non ho messo un contatore di visite sul blog perchè non voglio far dipendere la qualità dei miei miei post dal numero delle persone che passano di qua.

Un grande grazie lo devo sempre dare, a tutti gli amici, ai maestri, ai colleghi, agli allievi, ai compagni di cammino che con me dividono il viaggio della vita. E' un piacere e un onore avervi vicini.


sabato 6 dicembre 2008

Cheng Man-Ching

Ho appena finito di leggere "There are no secrets" di Wolfe Lowenthal, un libro dedicato ai dieci anni di studi di Taijiquan a New York con il maestro Cheng Man-Ching, allievo di Yang Cheng-Fu. Comprai questo libro e lo lessi nel 1993, comprandolo ai miei primi insegnamenti di Baguazhang in Francia, ai Rencontres Jasnières. 

L'ho riletto in questi giorni, 15 anni dopo, e scopro che è un libro eccellente, pieno di quelle cose belle che ogni allievo desidererebbe aver sperimentato con il proprio maestro. "There are no secrets" parla in ogni pagina di Taijiquan in tutti i suoi aspetti, dalla forma al tuei shou, e di quel personaggio unico che fu il Professore (come gli allievi chiamavano il maestro Cheng), maestro delle 5 arti (calligrafia, pittura, medicina, poesia, ma soprattutto Taijiquan).

Ogni pagina è una scoperta, contiene almeno una frase che varrebbe la pena di mettere in cornice in casa o in palestra, perchè illumina gli aspetti del Taijiquan e della vita quotidiana più tipicamente insiti nella cultura cinese e che difficilmente noi occidentali riusciamo a vedere nella giusta prospettiva.

Il libro è una raccolta di informazioni che riescono utili a praticanti di ogni livello, e sicuramente anche la maniera educata, elegante e appassionata di Wolfe Lowenthal riesce a far entrare nel mondo del maestro Cheng il lettore. L'aspetto tecnico è comunque amalgamato con maestria con un tocco dolcemente romanzato del ricordo.

Avevo appena finito di leggere anche le "Advanced Tai Chi Form Intructions", sempre del maestro Cheng, e devo dire che davvero oggi - a differenza di qualche anno fa - riesco a vedere da vicino i fili che legano la pratica interna di Taiji, Bagua e Xingyi. Davvero, non c'è differenza quando si sono compresi i principi.

L'universo degli allievi del maestro Cheng, dei quali ho avuto la fortuna di incontrare e conoscere il maestro William C.C. Chen, Nils Klug ed altri ancora, è un mondo all'interno del mondo del Taijiquan, fatto di aneddoti, ricordi, mitologie, nostalgia e racconti ai limiti del'incredibile. Ma è così che si alimenta il ricordo e la voglia di crescere.

Ne consiglio la lettura a tutti i praticanti di Neijia. Senza nessuna eccezione!

(Nella foto, Cheng Man-Ching mentre esegue la forma di Taijiquan. Trovo eccellente la sua presenza, che "riempiva la palestra")