giovedì 3 novembre 2011

Dare



Sono stato a trovare un caro amico che ha una bellissima libreria. Quando si entra in questa libreria, sono i libri e il suo sorriso che ci vengono incontro. Li sceglie con cura, e ci mette sempre qualcosa in più di speciale e personale. I libri contengono un messaggio speciale, che sono scelti e non vengono mai a caso. Sono libri che liberano, che si librano e volano dritti al cuore.

Sono stato a salutarlo di recente, e  visto che ero lì, abbiamo fatto la solita partita di chiacchiere e sono uscito dal suo negozio con tre libri. Tornato a casa, li abbiamo guardati con mia moglie, e ci siamo resi conto che parlavano tutti della stessa cosa, in modo diverso e per pubblici diversi. Parlavano di una cosa poco di moda, del dare.

Guarda caso, non più tardi di qualche settimana fa avevo parlato della stessa cosa in un contesto formativo. Fare un passo in più e dare sempre qualcosa. Questa è una delle chiavi più importanti della comunicazione, del vendere e per fare in modo che il mondo vada avanti invece di diventare una trappola mortale. Fare un passo in più, dare sempre qualcosa, fare sempre un regalo.

Anni fa andai a trovare una nota società di formazione manageriale, e durante il colloquio mi chiesero di sviluppare un tema e di presentarlo a loro una settimana dopo. Il tema era "Negoziazione in contesti difficili e con molti interlocutori". Di tutta la mia presentazione la cosa che alla fine rimase fu l'ultima diapositiva, che recitava: "Lasciare sempre un regalo".

Anche nella negoziazione - la vita è negoziazione, dal primo all'ultimo respiro - ho sempre cercato di dare qualcosa, di fare un passo oltre al dovuto, di dare qualcosa, di lasciare un buon ricordo. A chi mi fa capire che ormai "non gli vado più bene", mi ripropongo sempre di lasciare qualcosa in più. Quando un amico viene a cena, gli lascio sempre un testo adatto, una carta con una frase speciale, un oggetto, qualcosa.

Quando sono stato in India nel settembre del 2004, uno degli insegnamenti che mi risultavano un po' ostici era una immagine di un melo che dei ragazzi colpivano con sassi e bastoni. Il melo continuava a fare le sue mele, nonostante tutto. Una delle mie maestre mi disse: "Cosa ne penseresti se una persona, alla quale hai dato il tuo pranzo nonostante tu avessi fame, perchè volevi che fosse felice, te lo gettasse addosso dicendo che gli fa schifo?"

Dare, dare, dare. In questi giorni si è spento Giuliano Fulvi di Perugia, un maestro di Kungfu, un grande organizzatore di eventi nel mondo delle arti marziali. Non l'ho mai conosciuto, ma amici comuni e tutto quello che ho letto mi dice che ha lasciato tanto, tanto, tanto sudore, impegno, passione, amore e disponibilità in quello che ha fatto, e questo è la sua vera eredità spirituale, l'aver fatto concretamente tante cose.

Ammiro e rispetto coloro che fanno. Possono avere tanti limiti, non sono perfetti, fanno a modo loro, magari mi piacerebbe poter comunicare con loro in modo migliore e senza troppo ego, ma non è possibile. Ma dal momento che fanno, e che - possibilmente - fanno con una buona intenzione, hanno ragione. Il mondo è pieno di parlatori, occorre rimboccarsi le maniche e fare. Anche cose umili e piccole, come togliere le erbacce. Fare ha il potere di rilassare.

Ho conosciuto Jou Tsung Hwa, e anche lui aveva una visione: che il mondo potesse diventare migliore grazie al Taijiquan, che tutti potessero imparare - attraverso l'arte marziale, la pratica, il mettersi in discussione - a crescere e a diventare migliori. Jou di passi ne ha fatti tanti, ha scritto libri, ha insegnato a migliaia di persone, si è fatto tramite per divulgare e semplificare, demistificare una pratica stupende. A Master Jou dedicheremo la prossima estate un evento a Grosseto con Alberto Pingitore e altri amici.

Dare, dare, dare, non stancarsi mai di dare. E' sfidante, è difficile, è pesante, ma è in questi momenti che si legge il valore delle persone. Avanti, con fiducia. La cosa più importante è mantenere la stabilità, non andare su e giù come i fagioli in pentola, mantenere una propria linea di fiducia.

Dare, che in inglese suona come "dare", osare.
Osiamo, osiamo sempre essere noi stessi.
Siamo qua per quello.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

queste belle parole hanno un senso molto profondo, mi ricordano di come anni fà un'insegnante di yoga con già molte primavere alle spalle mi fece notare la parola "perdono"..."hai mai fatto caso Alberto di come la parola perdono contenga in sè la parola Dono?"...sono passati oramai tanti anni ma ogni volta che penso al " Dare " mi viene in mente quel particolare Dono che diamo e che ci arriva nel momento in cui decidiamo di lasciarci il rancore alle spalle...buone cose...a presto.

Luigi ha detto...

Grazie Albert, è proprio così. Imparare a gestire la rabbia è un dono per il mondo. A prestissimo.