martedì 15 novembre 2011

Il Qigong, l'arte di respirare



Ripubblico questo articolo che scrissi una decina di anni fa per la rivista "Tian Tan", e che ha ispirato molti lettori nel corso del tempo. Visto l'interesse che comunque questa arte semplice e profonda continua a riscuotere, specie ai tempi d'oggi, spero possa aiutare a crescere chi ha voglia di comprendere e di praticare.

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QIGONG L'ESERCIZIO PER L'ENERGIA VITALE

Cos'è, come funziona, che scopo ha il Qigong, l'esercizio per l'energia vitale?

Premesso che le parole e la carta stampata non possono trasmettere l'integralità di un'esperienza, ci avviciniamo in questa rubrica ad alcune idee centrali di questa disciplina cinese del respiro e del Qi. A differenza del massaggio in cui gli effetti della pratica derivano dall'interazione a più livelli tra massaggiatore e massaggiato, nel Qigong questi due ruoli coincidono nella stessa persona. Questo costituisce allo stesso tempo un vantaggio (il fatto che la pratica può essere eseguita da soli in qualsiasi momento o condizione) e uno svantaggio (cioè che non c'è l'apporto energetico da parte di un'altra persona).

Per ovviare a questo il Qigong sviluppa sin dall'inizio una capacità di percezione di se stessi molto sviluppata, in modo da poter ricavare energia e stimolo da qualsiasi fonte: dall'ambiente circostante, dalla natura, dalle cose, dalle situazioni che vengono vissute, persino dal ricordo stesso di una buona pratica o di una bella giornata, o dalla serenità ricavata dal movimento fisico. Abbiamo visto che qualsiasi cosa esista sulla terra - e anche ciò che non percepiamo noi stessi - ha una carica energetica importante, perché la materia stessa è energia. Su questo punto ci soffermeremo più avanti.

Il praticante di Qigong è quindi contemporaneamente paziente e guaritore di se stesso. La guarigione avviene mettendo in armonia, in una specie di sintonia fine, corpo e mente, quindi è un lavoro sia fisico che psichico.

Dopo qualche tempo la pratica può acquisire - normalmente avviene così - una dimensione spirituale. La pratica si realizza con più serie di morbidi movimenti del corpo, da eseguire in armonia con il respiro, visualizzando sensazioni fisiche e psichiche insieme, passando attraverso diversi stati di coscienza, fino alla riunificazione con se stessi.

Il ruolo di guaritore di se stesso non è dei più semplici, perché richiede pazienza e costanza (doti comunque necessarie in qualsiasi disciplina), e il risultato ha bisogno di qualche tempo per sedimentarsi e diventare visibile.

I primi segnali evidenti arrivano comunque nel giro di poche ore: migliore circolazione, quindi più calore nelle mani e nei piedi, migliore digestione, migliore qualità di sonno, maggiore rilassamento generale, tono muscolare e psichico brillanti, insomma una qualità di vita più interessante. Per verificare che non si tratta di un effetto placebo, basta smettere la pratica e attendere qualche giorno.

La differenza dello stato di coscienza sarà lampante. Si avrà la sensazione - piuttosto spiacevole - di essere invecchiati precocemente.

La crescita di Qigong avviene in maniera progressiva. Si potrebbe definire come un "circolo virtuoso", in contrapposizione al classico e tristemente famoso "circolo vizioso. In quest'ultimo l'anima della persona è un po' triste, nervoso, arrabbiato, e questa sua prospettiva influenza tutto quello che avviene intorno a lui.

Comunemente si dice che una persona "se le cerca", che si attira le cose negative.
In realtà tutto ciò che avviene è visto attraverso un paio di occhiali grigi. Anche davanti ad un fatto positivo, l'istinto suggerisce che sia del tutto casuale, che tanto le cose torneranno ad andare male, e che non ci si può far niente.

In questo senso la prima legge di Murphy ("Se una cosa ha una possibilità di andare male lo farà") sembra confermata, e tutto sommato ci si sente in buona compagnia, noi con tutto il resto dell'umanità.

La teoria del "circolo virtuoso" dice invece che se le cose possono andare bene, noi possiamo aiutarle ad andare meglio. Certo, non si chiede idi essere improvvisamente ottimisti o di diventare i nuovi apostoli della religione del momento (come purtroppo qualche volta avviene oggi anche in Cina).

Invece di continuare a misurarci con i "metri" che ci mettono a disposizione gli altri, è utile tornare a misurare il mondo e la propria crescita su se stessi, tenendo conto degli altri e delle loro esperienze, ma senza farsi influenzare in maniera eccessiva.

L'idea di Qigong è di mettere l'accento sulle cose belle, positive che caratterizzano la nostra vita - non ultimo il fatto che siamo vivi! - e tenerle in considerazione il più possibile.

Allunghiamo la nostra linea, non cerchiamo per tutta la vita di spezzare quella degli altri. In questo modo le cose brutte, inevitabili , di cui la nostra vita è punteggiata, torneranno nella loro dimensione di necessario Yin in equilibrio a tanto Yang che riempie la nostra vita.

Un ultimo punto importante del Qigong è la progettazione. Se ci poniamo un obiettivo (come abbiamo fatto per la famiglia, la casa, il lavoro) dobbiamo anche studiare una strada per raggiungerlo. Questo non significa diventare inflessibili esecutori di un destino predeterminato. Vuol dire solo motivarsi a procedere in una direzione.

Una persona malata non ha dubbi, il suo scopo è di guarire, quindi cerca di trovare una cura adatta ai suoi bisogni. E non si fa scoraggiare dalle esperienze negative, lotta comunque per la sua vita e per la qualità della sua esistenza. Se non siamo malati, dovremmo già sentirci molto fortunati per questo, e quindi pensare comunque in maniera positiva.

Ecco, questo è il Qigong, una sfida vinta in partenza per la qualità della vita. E per vincerla non occorrono soldi o cultura: bastano pazienza, motivazione ed una bella pacca sulla spalla per dirci: "Ricominciamo anche stavolta?".

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