domenica 27 dicembre 2009

Toccare le radici del Bagua - A. Hsu

Toccando le radici del Bagua
L'uso, l'autentica base del Bagua Zhang
di: Adam Hsu


Il nome, bagua zhang, consiste in tre caratteri cinesi. Sono semplici, facili e tutti li possono tradurre. "Ba" significa il numero otto. "Gua" significa trigramma. "Zhang" significa palmo.

In genere la gente guarda il nome, mette insieme "otto" e "trigramma" e quindi ritiene che ci sia una intrinseca relazione con l'I Ching, il noto libro filosofico cinese. Certo "palmo" è ciò che noi usiamo per difendere ed attaccare. Quindi, pensa la gente, "ba gua zhang" è uno stile di arte marziale basato sui principi dell'I Ching. Questo è un malinteso comune sia in Cina che all'estero.

Prima di tutto, "ba" non si riferisce ai trigrammi dell'I Ching. Nell'allenamento del bagua zhang "ba" ha due divisioni: 1) otto aree o direzioni fuori dai nostri corpi, e 2) otto aree del nostro corpo. Possiamo chiamare le aree fuori dal nostro corpo davanti, dietro, destra, sinistra e le quattro diagonali in mezzo. Oppure possiamo chiamarle nord, sud, est, ovest, sudest, sudovest, nordest e nordovest. Non farebbe male neanche chiamarli cielo, terra, tuono, acqua, montagna, vento, sole e lago, i nomi che l'I Ching dà agli otto trigrammi. Potrebbero anche essere chiamati seplicemente uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette e otto!

Le otto aree del nostro corpo sono il piede, il ginocchio, l'anca, il bacino, la schiena, la spalla, il gomito e le mani. Ogni area deve essere allenata a perfezione in modo che il praticante di Bagua possa applicare le tecniche marziali in maniera efficace.

Per quanto riguarda i «gua» (trigrammi), l'I Ching dice si che sono otto e che oto per otto fa sessantaquattro. Ma il messaggio di base all'interno di questa semplice configurazione è di dare struttura al punto di vista cinese in relazione con il mondo, e dimostrare che questo punto di vista è basato su una teoria. Verificare la fortuna di uno o il suo destino è solo un aspetto limitato dell'opera.

Piccola o grande, gli antichi cinesi basavano la loro vita su leggi naturali, vivevano con la natura e cercavano una società armoniosa. La base su cui venivano condotte le loro vite era il bene della società, il funzionamento morbido delle relazioni e il servizio preminente dell'individuo nei confronti dei bisogni della società. Per esempio, diversamente dagli occidentali, che vede il progresso come una freccia dritta lanciata alta e lontana, la filosofia cinese dice che tutte le cose si sviluppano o progrediscono in cerchio, viaggiando in cerchio continuamente. Le stagioni costituiscono un ciclo C'è un ciclo di luce e buio ogni giorno. Il bocciolo al suo momento più bello è già all'inizio del declino. E nel più rigido inverno, non ci si deve perdere d'animo perchè la primavera è appena dietro l'angolo.

I cinesi guardano al mondo in questo modo, conducono i loro lavori in questa maniera, si rapportano agli altri e gestiscono le loro vita in base a questa teoria. Credono che nel bel mezzo del successo, sempre si stia preparando il disastro (persino gli scoiattoli sanno come farlo). Durante il momento più duro di un periodo difficile, tieni alto il morale perchè il momento del cambiamento si avvicina.

Ebbene si, anche il Jung FU cinese è basato su questo principio e il Bagua non è una eccezione. Ma dire che la pratica dei cambi di palmi di Bagua sia basato sull'I Ching è inaccurato e non vero.

Secondo i dizionari popolari, la traduzione del termine cinese “zhang” è palmo. In ogni caso le arti marziali cinesi usano molti termini comuni in modo specialistico e una parola come “zhang” non può essere adeguatamente definita in normali dizionari. I dizionari di Kung Fu sono molto importanti. In Cina ne sono stati pubblicati cinque o sei. Hong Kong ne ha una. A Taiwan uno è stato pubblicato privatamente e un altro supportato dal governo, sono stati compilati. Ma una consultazione con tutti i dizionari utilizzabili dimostra che nessuno ha sufficientemente discusso la differenza tra i termini delle arti marziali e i termini comuni.

Nel Kung Fu “zhang” non si riferisce solo al palmo ma deve includere l'intero braccio dalla punta delle dita alla spalla. Quando una tecnica di un praticante di Kung Fu ha raggiunto il livello più alto, “l'intero corpo diventa un palmo”.

Se qualcuno vuole comprendere termini del Kung Fu come “bagua zhang”, persino questi tre semplici caratteri, devono riconoscere che questi dizionati, libri e persino l'I Ching non servono. Inoltre, queste fonti molto probabilmente indurranno in errore la ricerca.

L'approccio corretto è di verificare il bagua da soli. E il modo per fare questo non è di enfatizzare troppo i suoi bellissimi movimenti. E neppure si può fare attaccando un significato speciale al suo ruolo molto benefico come esercizio fisico per la salute. Il vero significato può essere trovato solo nel ritornare alle sue radici: l'uso. Gli aspetti della salute e movimenti aggraziati unici sono aspetti del bagua che lo possono solo rendere più ricco e espandere gli orizzonti. Ma senza radici, la bellezza è superficiale e gli esercizi molto probabilmente includeranno braccia e gambe lasciando il torso troppo inerte per farne beneficiare gli organi interni.

Alla fine, bagua è stato creato come arte marziale – e ancora lo è!

© Copyright 1998 Adam Chi Hsu. All Rights Reserved.

sabato 26 dicembre 2009

Liang Zhenpu BGZ

Lo stile di Liang Zhenpu rappresenta la "via media" tra le scuole di Baguazhang di Cheng Tinghua e Yin Fu, che già comunque anche all'interno sono ampiamente differenziate.

L'accento della scuola Cheng è sull'aprire la "piccola porta" delle braccia per accedere alla "grande porta" del corpo e poter gestire il baricentro dell'avversario usando squilibri, sbilanciamenti e colpi ravvicinati. Potremmo definirlo uno stile "corto" di Bagua.

Generalmente Yin Fu ha invece un approccio più lungo, basato su posture di Ma Bu e Pan Ma Bu con lunghi attacchi di calcio e di pugno che tendono a colpire la porta piccola e la porta grande insieme.

Stiamo generalizzando, sia chiaro: ad esempio lo stile Gao (di derivazione Cheng) ha più di 64 tecniche lineari di gusto molto Xingyi, mentre He Jingbao ha un Bagua di scuola Yin Fu basato sugli Otto Animali molto rotondo e armonico, quindi: tutto è vero e niente è vero (tipico del Baguazhang).

Ma se comunque ci vogliamo attenere a questa grande divisione storica in due branche principali, lo stile di Liang Zhenpu si colloca idealmente a cavallo delle due, integrando elementi dello stile Cheng e dello stile Yin. Liang è stato il più giovane allievo di un Dong Haiquan ormai anziano, all'alba del suo ritiro dalla scena marziale di Beijing.

I suoi otto cambi Xian Tian hanno un sapore unico, perchè sono lineari nella concezione del movimento, quindi molto Yin, e usano la torsione del corpo solo nelle transizioni di movimento (in questo modo l'applicazione di base è chiaramente individuabile). Il primo palmo è una semplice rotazione del palmo esterno in Yang Zhang (postura classica delle tecniche lineari) e una entrara di palmo teso verticale, in genere a gruppi di tre (Lao San Dao).

I riferimenti allo stile Cheng sono invece visibili soprattutto al terzo cambio (una uscita esterna a palmi uniti), al sesto cambio (una tecnica di sbilanciamento e proiezione) e al settimo cambio, dove i "palmi che crollano" richiedono una buona dose di equilibrio per essere praticati correttamente senza provocare vertigine.

La scuola Liang ha avuto molti rappresentanti illustri, su cui primeggia Guo Gumin, combattente di grande esperienza, e Li Ziming, grande divulgatore a Beijing in qualità di presidente della Associazione degli Otto Trigrammi. Attualmente i suoi numerosi allievi e gli allievi di Guo e degli anziani maestri stanno propagando il metodo, evidenziando numerose "varianti" personali.

Ho studiato molti anni fa questo metodo da Loriano Belluomini, e l'ho rivista e confrontata in almeno altre quattro varianti dello stessa scuola. Per la sua essenzialità e per la sua chiarezza la ritengo un ottimo metodo da praticare per avere una visione chiara delle applicazioni e il sapore circolare del Baguazhang.

Sulla base della mia esperienza, ho riscontrato similitudini interessanti nelle applicazioni con il metodo di Sun Lutang, al di là delle differenze di movimento dello stile. In origine i movimenti erano sicuramente pochi, essenzialmente principi applicabili in molti modi diversi, forse neppure tutti e otto quelli che abbiamo oggi. Ritrovare questi elementi è un indicatore di qualità del metodo, perchè indica l'origine.

mercoledì 23 dicembre 2009

Perfezione dell'imperfezione














Il cerchio, simbolo di perfezione.

L'imperfezione della neve, che si scioglie con la pioggia.

Tanto lavoro per nulla.

Esattamente come deve essere.

Cinque pugni
















Wu Xing Quan, cinque pugni dello Xingyiquan:

- Pi Quan sale e scende in un solo respiro, come una scure che taglia.

- Beng Quan estende e contrae in un solo respiro, come scoccare una freccia dall'arco.

- Zuan Quan rovescia e buca in un solo respiro, un fulmine, come un geyser d'acqua che erutta.

- Pao Quan è aprire e chiudere in un solo respiro, come lo sparo di un cannone.

- Heng Quan rovescia e incrocia in un solo respiro, come una sfera di acciaio che rotola.

(Nella foto d'epoca, Sifu Fu Jianqiu in Bengquan)

lunedì 21 dicembre 2009

Quando sei in perdita












Quando sei in perdita, cerca di restare in equilibrio
Nulla, di ciò che è materiale, è reale e permanente nella vita
Il tuo spirito, la tua volontà e il tuo impegno sono reali e veritieri
Fai come se non esistesse la miseria
Sincerità e verità sono reali e permanenti
Gioisci dell’impegno nella ricerca del nulla.

sabato 19 dicembre 2009

Due anni fa...

Giusto due anni fa, in mezzo alla neve, questo blog ha visto la sua nascita. Stavo percorrendo i Nove Palazzi e sono stato colpito da un pensiero: e se condividessi i miei pensieri con un blog sul Neijia? Di acqua sotto i ponti ne è passata tanta, e nel frattempo ho cambiato anche il mio modo di praticare - e di scrivere su queste pagine.

Non è cambiato l'atteggiamento di fondo: la mia conoscenza è limitata, il tempo di questa vita è breve, e ognuno fa del suo meglio, in tutta onestà, per progredire e capire quello che può dell'arte del combattimento. Ho avuto molta fortuna nell'incontrare molti insegnanti e maestri lungo la strada, e condivido il mio pensiero e la loro grande conoscenza.

Il mio primo maestro è stato un ragazzo mio coetaneo, pieno di energia vitale e con un talento naturale per il combattimento, una intelligenza istintiva straordinaria e "naso" per le situazioni. Lui capiva al volo quello che io impiegavo mesi a capire razionalmente. Siamo stati Drago e Tigre per 12 anni, un tempo incredibile se ci penso oggi.

Poi sono diventato insegnante a mia volta, e con molta arroganza (ci penso ancora oggi) e coraggio mi sono messo a condividere le mie quattro cose. Non so dove ho letto la storia di un uomo americano che aveva imparato una decina di tecniche di Judo da piccolo leggendo un libro trovato per caso. Tanti anni dopo, quando finalmente ebbe la fortuna di trovare un insegnante, l'insegnante rimase sbalordito di quello che quet'uomo da solo era stato capace di imparare da un libro. Le sue tecniche non erano certo raffinate, ma funzionavano molto bene.

Sono stato onorato di trovare tanta gente che ha creduto in me, come sono ben cosciente dei miei limiti quando le critiche mi piovono addosso. Nè le lodi nè i disastri cambieranno il mio modo di pensare, salvo aiutarmi a capire cosa posso e devo cambiare. E non finirò scrivendo di arti marziali: Myamoto Musashi lo scrisse chiaramente: non parlare di arti marziali, alzati e vai a praticare.

E come scrisse Sun Lutang: "Se lo studente è coscienzioso nella pratica, nel tempo non gli sarà difficile ottenere le meravigliose abilità delle arti marziali. I libri contengono i principi reali così come li ho studiati dai miei insegnanti. Se i miei colleghi troveranno errori nei miei libri, sarò loro grato profondamente del loro insegnamento".

(Nella foto, Chuan Zhang in cerchio, fatto questa mattina dalla pratica nella neve. Jiu Gong Gui Yi!)

venerdì 18 dicembre 2009

Festività 2009 - 2010 Anno della Tigre














BUONE FESTE e un sereno 2010 !

Quando eravamo più vicini alla natura, con meno suppellettili e mezzi di comunicazione, ma con più tempo per noi, il solstizio d'inverno, questo passaggio dal buio alla luce, era davvero il momento simbolico cruciale per l'essere umano e per la natura.

Auguro a tutti i lettori del blog un fine anno all'insegna della tranquillità e un nuovo anno sereno. In febbraio inizierà il nuovo anno cinese, quello della Tigre, che sarà sicuramente un grande anno (anche perchè il mio segno è quello della Tigre!).

Questo concetto di "serenità", che non esiste in altre lingue, riflette una sicurezza di fondo dell'uomo latino, chiaro come il bel tempo e allo stesso tempo equilibrato, non eccessivo, capace di accettare il bene e il male con il giusto stato d'animo. Un atteggiamento di equilibrio daoista e di accettazione e compassione buddhista.

Nutro la speranza che tutti i "marzialisti" riescano un giorno a capire l'essenza profonda del combattere, che non è legato al potere e alla paura, ma parla di armonia con la vita, di crescere e di trasformarsi, migliorando in qualità, aumentando la capacità di ascoltare se stessi e il mondo.

Ho la speranza che praticando - davvero - le arti marziali, impariamo la più grande lezione: liberarci delle paure guardandole in faccia, diventando liberi da pregiudizi e convinzioni inutili, affrancarci dalle dipendenze psicologiche per essere pienamente Maestri di noi stessi. Non è mai troppo tardi.

Un pensiero speciale per i miei amici e allievi:

"Lo spirito della Tigre si nasconde anche nella madre che nutre i suoi cuccioli".

Buone Feste!

mercoledì 16 dicembre 2009

Lamento di un praticante














Voglio essere sicuro, imbattibile e avere grandi nomi, ma solo da sbandierare.

Voglio forme e combattimenti liberi, ma non ho palle per praticarle.

Voglio sapere come uccidere, ma non mi interessa saper guarire.

Voglio maestria dell'arte, ma non so neppure cambiare le mie abitudini.

Voglio tutto senza dare niente, e sono persino annoiato dalla pratica.

Voglio l'abito in seta, e lo indosso solo per farlo vedere.

Voglio la spada più bella, e poi la butto via come ferrovecchio.

Perchè allora alzarmi al mattino presto per praticare nel buio, al freddo di dicembre?

martedì 15 dicembre 2009

Allenarsi al mattino

Mi piace allenarmi al mattino, quando non c'è nessuno in giro, e nei parchi all'aperto ci sono solo io e qualche altro disperato che corre al buio.

Napoleone diceva che il vero coraggio è quello del mattino presto, quando ancora non c'è luce e dobbiamo contare solo sulle nostre riserve personali di adrenalina e di motivazione. Lui parlava di attaccare battaglia, per me si tratta di buttare i piedi fuori da sotto le coperte e affrontare il freddo in casa, il sonno e tutti i pensieri alternativi, e focalizzarsi su lavarsi, vestirsi, coprirsi bene e uscire di casa.

Ho la fortuna di avere un piccolo parco vicino a dove abito, e di non abitare in una città affollata. In tre minuti a piedi raggiungo lo spiazzo, e questo tragitto breve mi consente di risvegliarmi definitivamente. In genere in questa stagione ci pensa comunque il freddo a svegliarmi.

La pratica del mattino è magica per molti motivi. Intanto è una pratica principalmente energetica, non per la potenza fisica (per quello meglio allenarsi la sera). Inoltre l'orario presto del mattino permette di avere una mente chiara e ricettiva. Infatti non è un caso se l'orario migliore per la meditazione è quello del mattino prestissimo, tra le 3 e le 5.

Alle sei del mattino si approfitta comunque del benessere di una mente riposata e aperta. Le migliori intuizioni arrivano a quest'ora: la comprensione di quello che sto facendo, la gioia di sentire il corpo che lavora bene e che finalmente integra le informazioni, la capacità di uscire dalla visione ristretta del movimento e di integrare tutto il corpo, il prima e il dopo, lo spazio e il tempo.

Sono piccole illuminazioni, ma rendono la giornata decisamente migliore, più vivace e con un grande senso di soddisfazione che mi accompagna, il corpo è rilassato e tonico, e lo spirito è più alto. Poi, mentre mi dirigo verso casa, il sole sorge, ed è davvero un momento speciale, io e lui, il cielo che si apre e che mi saluta. Mi sento parte dell'universo. Auguro a tutti i praticanti di acquisire presto questa nuova abilità, che nasce vincendo la pigrizia e il freddo.

(Nella foto, un maestro di Baguazhang che di traversie ne ha sapute affrontare molte nella sua vita, e sicuramente si è alzato molte volte presto al mattino: Wang Peisheng)

domenica 13 dicembre 2009

Il tempo di crescere

Cosa vediamo quando guardiamo?

Vediamo quello che vogliamo vedere. Se sono arrabbiato, quello che vedrò non farà altro che farmi arrabbiare ancora di più. Se ho deciso di tornatre tranquillo, invece, andrò in campagna e vedrò cose belle che mi calmano. Se sono un rissaiolo, il primo stimoloqualsiasi mi provocherà una reazione adrenalinica. Se sono triste, la vita mi sembrerà priva di significato. In Programmazione Neurolingustica si dice: "Per un martello, il mondo è fatto di chiodi".

Quando guardo la pratica, mi sembra sempre insufficiente e fatta di cose che non riesco a comprendere e a mettere nel corpo con la velocità che vorrei. In realtà va bene così, perchè se trovassi subito la Verità, ne sarei piuttosto stanco in breve tempo. Non ci sono scorciatoie, il tempo passa uguale per tutti, sta a noi metterlo a frutto nel modo migliore, anche se questo a volte significa rinunciare, perdere, accettare e usare compassione.

Per crescere nel Baguazhang avevo bisogno di un valido paio di braccia, che mi mettesse in discussione e mi facesse vedere i limiti della mia pratica. Nella mia visione "pessimistica" avevo sempre avvertito questo come un forte handicap e non vedevo soluzioni. Così ho iniziato a praticare da solo, come sempre ho fatto, ma stavolta senza darmi obiettivi, tranne uno: che quello che praticavo mi piacesse, mi facesse stare bene. Cosa vuol dire "piacermi"? Che doveva avere un senso, essere efficace e pratico in una situazione di confronto fisico, che nascesse dal corpo in un modo naturale, e che rispettasse i principi della MTC e del Neijia in genere. Salute, buonumore e autodifesa insieme, come diceva nonno Sun.

Nonostante i buoni propositi, la pratica è fatta di giorni sì e di giorni no. Nei giorni si, sembrava che tutto andasse benissimo, perfetto, motivante e corroborante. Nei giorni no, invece, tutta la pratica era messa in discussione, il senso, la correttezza, il perchè stesso della pratica. Per fortuna viaggiando ho sempre incontrato maestri e amici che mi hanno dato indicazioni per la strada, dicendomi a che bivio girare e cosa guardare per non sbagliare la strada. Avere studiato lingue mi ha sempre aiutato molto, oggi lo riconosco, sembra quasi che così dovesse essere da sempre.

Quando ormai non lo cercavo più, è arrivato il paio di braccia che cercavo, un compagno di pratica, un praticante completo, formato, con una sua Via personale di fronte a sè, ma anche un compagno di grande spirito e di grande umiltà, che del Baguazhang ha condiviso da sempre la filosofia. Poi è arrivato un allievo da formare, nuovo, senza esperienza ma con grande voglia di conoscere, e ha fatto crescere in me l'insegnante. Poi è arrivata una persona da Est, e ancora una persona da Ovest, e alcuni amici da Nord, e il gioco continua.

Adesso è il tempo di nuove domande, come per esempio: qual è la didattica giusta per far crescere queste persone? Sto cambiando grazie a loro, e gliene sono grato. In un mondo di esseri sempre più isolati e incapaci di scambiare anche solo due parole, mi sento triste per loro. Baguazhang è una macchina che "mangia e risputa" il praticante e lo stile che pratica. E' impressionante il lavoro di trasformazione che fa, agendo su tutti i livelli della persona. Per me oggi è difficile separare crescita fisica, tecnica e psicologica (e spirituale), perchè tutte sono interconnesse nel modo di nuoversi e di interagire del corpo con gli altri - e con se stessi.

Ieri abbiamo fatto una mattinata di scambi con Sergio e Luca. Quando finiamo gli allenamenti, siamo sempre caricati, sereni, stiamo bene, siamo arrivati a definirla una pratica "curativa", che rianima e rasserena, che ci mette a confronto con noi stessi ma ci regala tempo ed energie nuove. Nessuno di noi si sente Rambo o vuole uccidere persone, ma sentiamo che abbiamo fatto dei passi avanti verso una nuova modalità di essere.

Il passaggio importante - una delle Porte dell'Interno - è il fatto di abbracciare la propria Via. Abbracciarla è di più che non accettarla, implica che siamo parte attiva in questo processo di partecipazione e di sviluppo. Luca diceva ieri: "Mi rendo conto che non è possibile imparare Baguazhang se non c'è un atteggiamento mentale attivo, aperto, che va davvero incontro nall'arte e a se stessi, e ciònonostante ci sono sempre nuove porte da superare". Se soltanto c'è una minima resistenza, Baguazhang non lo si può imparare, perchè chiede una partecipazione totale.

Invece di cercare il modo per tagliare la linea dell'altro, è fondamentale imparare ad allungare la nostra linea. Scorrere con il Dao, fluire come il fiume di Siddharta, abbracciare il proprio Fato. Questa diventerà allora una straordinaria "umana avventura", che è bella ogni momento, perchè ogni momento ha significato, e ne comprendiamo perfettamente i limiti.

Come superare i limiti personali, quelli imposti dall'esterno, i momenti bui, la stanchezza e la distanza da un buon insegnante o da una buona fonte di conoscenza? Essere sereni, sorridere, sapere che anche questo fa parte del nostro training, del nostro allenamento, che è già iniziato anche se non lo sappiamo. Bisogna riconoscere il Trionfo e il Disastro come i due veri grandi bugiardi. Chi abbraccia la sua vita, cresce, questo è certo.

martedì 8 dicembre 2009

Un passo in più

Si avvicina Natale e il nuovo anno, un 2010 pieno di incognite. Vado a prendere l'olio a casa di mia sorella, e rifletto sul senso delle cose. Mia sorella è molto generosa, per sua natura, e tutti quelli che la conoscono lo sanno e ne sono - secondo me - segretamente affascinati, e lo dimostrano ricambiando. Lei fa sempre un passo in più, per andare verso l'altro. E' la sua natura.

Ne conosco altri: mia madre, altra persona che di passi in avanti ne ha fatti sempre. Mia moglie Laura. E l'elenco potrebbe essere lungo. Ma nella mia vita sono stato molto fortunato: tutti gli amici, specie gli amici "marziali" hanno questo particolare talento, e forse è per questo che ne nascono amicizie che durano anni ed anni, dove il piacere di vedersi è prioritario a tutto il resto.

Stamattina, in un negozio, mi interessava un maglione, e ho chiesto di vederlo. Aveva un filo tirato, onestamente non era vendibile, ma la commessa ha rapidamente risolto la questione: "basta tirarlo dentro". Da lì sono nate delle riflessioni, sul fatto che il modo di vivere di oggi non permette più di fare passi avanti, ma solo passi indietro, pensare solo al proprio interesse, sbarrare le porte e ricavarne il massimo. Mi viene da pensare a coloro che investono e rischiano la loro vita per gli altri: che banda di stupidi!

Ogni Natale è un momento di bilancio, e il tempo di questi giorni - insieme a qualche nuvola scura nel mio umore - mi spinge ad essere introverso. E ieri sera qualcuno è venuto a trovarmi per portarmi il suo regalo di Natale in anticipo, "perchè ho pensato che ne hai bisogno adesso". E' una bella campana tibetana, un coppa che ha una vibrazione speciale, alta, serena, che libera, e che richiede una certa capacità per farla suonare e vibrare intensamente.

Anche lui ha fatto un passo in più. Ha pensato ad un altro, non a se stesso. Oppure forse si, si pensa a se stessi facendo qualcosa per gli altri. Ad un certo punto non sappiamo più perchè lo facciamo, è un processo automatico. Sapendo un'altra persona felice, siamo felici anche noi, forse di più.

Nella mia vecchia famiglia indiana di meditazione mi hanno spiegato del Bank Karmik Account: là vengono registrati tutti i gesti di generosità. Solo quelli fatti verso altri hanno un valore e vengono accreditati, quelli che facciamo noi per noi stessi non ne hanno. Quando invece non diamo e potremmo, quello viene registrato come un addebito.

Fare un passo in più è quello che ci insegna a superare i nostri limiti, ad andare avanti, e ad essere confidenti nella grandezza della Vita. Il fiore sboccia senza chiederci soldi per farsi vedere, la madre nutre il figlio senza poterne ricavare nulla, la terra si riposa in inverno per tornare a dare il meglio di sè in primavera. Gratis!

Fare un passo in più è la chiave per scoprire e capire se stessi e il mondo. Senza quel passo in più, il passo della "fede", non scopriremo mai l'inaspettato. Senza generosità non c'è crescita, non c'è scambio, non c'è vita. Se tutti tiriamo indietro, il mondo diventa un incubo nel quale solo la violenza può risolvere le questioni.

Fare un passo in più diventa un'abitudine, al quale non sappiamo rinunciare. Dà sapore alla vita e ai rapporti, mette in pace l'animo e ci rende facili e sereni verso la vita. E abbassa la pressione.

Grazie Sergio.

domenica 6 dicembre 2009

Centrarsi

Tanti tanti anni fa una cara amica che stava per andare a vivere in Oriente mi spedì dalla Cina una cartolina.

Rappresentava un Buddha seduto, che troneggiava in una sala di un tempio, non ricordo più se fosse del Cavallo Bianco (Pai Ma Shi).

Lei non ha mai saputo quanto quella cartolina mi sia stata di compagnia e di ispirazione in questi lunghi anni di pratica, di meditazione e di ricerca di serenità e centratura.

L'Arhat è da anni nello studio, e mi fa compagnia con la sua postura dritta, gli occhi socchiusi e l'atteggiamento serio ma sereno.

Questa postura è il messaggio di questi ultimi due giorni: ricercare la centratura e l'equilibrio.

Un abbraccio virtuale a tutti i ragazzi di Pula. Buon Natale, buon 2010 e l'appuntamento è solo rimandato. Siete nel mio cuore.

lunedì 30 novembre 2009

Seminario di Pula, 5 e 6 dicembre 2009

Siamo a pochi giorni dal seminario di Pula, e già le mani fremono! Questa è la pubblicità che Suzi ha preparato per il pubblico croato e istriano, e mi pare un cosa davvero ben fatta.

Saremo in un bel gruppetto anche là, e avremo la partecipazione straordinaria di Sergio Fanton e di Luca Semenzin, che scenderanno a Pula per dare anche loro una testimonianza del Baguazhang.

Questo seminario sarà la continuazione dei precedenti, in cui abbiamo messo le basi per il lavoro sulla costruzione dello Shen Fa, il corpo nel Baguazhang. Adesso ripasseremo ancora i principi che regolano lo Sun Shi Baguazhang di Sun Lutang e andremo a studiare il primo degli otto Xing che compongono lo stile di Sun.

La base del Baguazhang, il primo livello di conoscenza, è composto dai passi, in cerchio e fuori cerchio, dalle braccia e dai palmi, e infine dalla qualità del movimento e delle torsioni del corpo. Questi tre elementi costituiscono i primi anni di pratica, e in realtà non smettiamo mai di raffinarli per tutta la nostra vita marziale.

Baguazhang non è uno stile eterno. Dopo alcuni anni, non moltissimi, il metodo deve essere chiaro, completo, applicabile e senza misteri. E' un metodo semplice, ma non per questo facile :-).

Come sempre il seminario è aperto a tutti, tenendo conto che ognuno potrà approfittare e portare a casa maggiori informazioni, quanto più grande è la sua esperienza e la sua pratica personale.

Per tutti coloro che fossero interessati, ecco l'indirizzo. Il clima umano a Pula è stupendo, vale la pena di farci un salto anche solo per vedere come lavorano. Suzi Jankovic è l'organizzatrice dei seminari e la persona di riferimento per il Baguazhang in Croazia.

Ci vediamo per gli auguri!

500 risse

Mi è capitato di parlare - durante un seminario di Baguazang - del concetto cinese delle "Sette stelle", un concetto molto utile a capire che anche i metodi interni cinesi, quelli che normalmente sembrano essere tanto tranquilli e poco inclini al combattimento vero, in realtà non trascurano nulla.

Si parlava del colpo preferito dei nostri amici sardi, il colpo di testa sulla faccia dell'avversario. E' una tecnica che si usa anche nel Gouren, la lotta bretone, e ho la sensazione che se cercassi con un po' più di attenzione, ne troverei traccia anche in tante, tante altre arti di combattimento.

Mi è stato fatto un nome: "500 risse", e siccome non sono un grande masticatore di film, mi sono documentato. In effetti è un bel concetto. Assomiglia ai 200 cerchi, (100 a destra e 100 a sinistra) per cominciare a capire come funziona il Baguazhang (in maniera meno cruenta!). Oppure i 500, e poi via via fino ai 1000 Chuan Zhang consecutivi. Il concetto delle 500 risse è giusto.

Uno sei miei insegnanti mi diceva: ripeti 300 volte consecutivamente una forma e non la dimenticherai più, è tua. Quando sei arrivato a questi numeri, 500 risse, una rissa non è più altro che un esercizio, un'abitudine, tutte le tensioni psicologiche si sono sciolte, non hai più paura e la tua efficacia è molto più alta, perchè è ormai spontanea, naturale.

Non è un argomento per il Baguanzhag? Forse, ma mi piace questa idea. Ringrazio gli amici che facendo una battuta mi hanno permesso di aggiornarmi sulle tecniche di combattimento come vengono spiegate oggi.

Vin Diesel è in effetti anche abbastanza convincente nel ruolo. Forse è il destino che le arti marziali vengano insegnate in futuro da attori consumati. Apparire è sempre più spesso più importante che essere. Ecco perchè lavoro con poche persone, ma la mia soddisfazione è decisamente più intensa.

A chi interessa, guardate questo clip, può salvarvi la vita. Come dice un mio collega, quando c'è un problema, è meglio non esserci...

Un saluto

(Nella foto, l'attore Vin Diesel)

Seminario di Torino - 28 e 29.11.09














E' stato un gran bell'incontro, ricco di spunti tecnici e di pratica a due, che secondo me ha il pregio di far "dialogare" le persone. Mi ha fatto davvero piacere ritrovarci e lavorare con persone che non vedevo da qualche tempo.

Ringrazio Maurizio per l'ottima organizzazione, Cristina per l'accoglienza e tutti quanti per aver reso questo seminario un momento gradevole. Credo che tutti ne abbiano ricavato qualcosa di utile. In palestra come fuori è stato un piacere ritrovare lo spirito di una pratica serena e aperta, cena compresa!

Attendo i commenti dei partecipanti!

giovedì 26 novembre 2009

I maestri parlano

Alcune perle di saggezza sul Baguazhang. Non vedo modo migliore per iniziare i seminari, creando delle domande e sfidando l'intelligenza di chi verrà a praticare. E' il concetto del "koan", domande senza risposta.

***

Arrivare all'obiettivo con un movimento dritto non è niente di speciale, scorrere fluidamente a destra e sinistra è preferibile. La sinistra diventa la destra e la destra diventa la sinistra, nel ritirare il corpo e invertendo il passo uno trova l'apertura.
- Dong Hai Chuan

C'è un'idea centrale. Praticare solamente non è comprendere. Cerca di capire l'abilità umana. Studia diligentemente per avere idee profonde. Il risultato dopo un lungo tempo è che uno arriva a capire.
- Sun Lu Tang

Sii morbido nel ruotare e nel cambiare, non ti fermare a tenere le posizioni, proietta infinita energia in alto, in basso, lontano e vicino. Il movimento del bacino coordina le quattro estremità. Gli occhi guardano nelle otto direzioni. Il lavoro di mano armonizza le situazioni che cambiano. Le applicazioni cambiano in modo appropriato per proteggere sinistra e destra. Il lavoro di spalle deve essere armonizzato nel cambio di Yin e Yang. Il lavoro del corpo deve armonizzarsi in modo che la rotazione sia forte.
- Liang Zhen Pu

Cambiare i palmi è la madre, l'inizio senza fine. Le otto radici che ribaltano il corpo nascono da dentro. Una radice che ribalta il corpo produce gli otto stili; le otto radici creano i sessantaquattro nomi; i sessantaquattro nomi creano il cambiamento. Yin e Yang, movimento e immobilità sono profondi senza fine. Le otto radici che ribaltano il corpo seguono il Bagua. Il Drago Nero Agita la Sua Coda crea un uragano.
- Gao Yi Sheng

Per scandagliare la logica e comprendere le teorie, uno realizza che se l'albero ha foglie e rami lussureggianti, le sue radici devono andare molto in profondità.

Se uno studia gli scritti tradizionali può capire la teoria del Palmo degli Otto Trigrammi. Se uno applica la teoria marzialmente, può capire il principio del cambiamento ed essere vittorioso.

mercoledì 25 novembre 2009

martedì 24 novembre 2009

Passione e pazienza













E' davvero impressionante l'analogia tra la crescita in natura (piante, animali, la terra stessa nel suo ciclo vitale) e la crescita dell'essere umano. Ma non sono certo il primo ad accorgersene, già molti scrittori cinesi hanno usato la metafora della natura e delle piante (ad esempio Hong Zicheng, "Aforismi sulla radice degli ortaggi") per parlare dell'uomo.

Crescere è un fenomeno che non si può comandare, ha i suoi tempi e la sua logica. Mi è sempre piaciuto il fatto che non possiamo imporre ad un fiore di sbocciare quando vogliamo noi, lo farà quando le sue logiche (calore, luce, terreno, condizioni, umidità, sostanze nell'aria, nutrimento, vento, acido-basico, ecc.) saranno attivate tutte insieme. Al momento giusto, che per ognuno è diverso.

Per un insegnante che desidera vedere il suo gruppo crescere, la cosa più difficile da accettare è che la crescita dei suoi allievi è come quella di un fiore, ha tempi e modi che non sono sempre sotto il suo controllo. Per l'insegnante è ancora più difficile perchè, se il fiore non cresce, lui subito pensa: forse non ho una buona didattica, devo migliorare il mio metodo, forse quello che insegno non è così immediato, ecc. Per arrivare all'obiettivo però occorre lavoro, non si possono tralasciare parti, occorre che tutte vengano sviluppate. Non ci sono scorciatoie, davvero.

(C'è anche il caso dell'insegnante che pensa: sono tutti stupidi, il mio metodo è perfetto, non capiscono quanto sono bravo - ma non lo considero il mio caso personale).

Così comincia un lungo percorso, che è in sostanza un percorso di revisione continua, di miglioramento costante, di fare in modo che le cose possano assimilate meglio, di portare esempi pratici e concreti, di elaborare esercizi efficaci, di aiutare il corpo a comprendere senza passare prima per il cervello. Mostrare non basta. Ma il muro contro cui un insegnante si ferma spesso è: come fare scattare nell'allievo un processo che si chiama passione?

La passione si può trasmettere, ma la comunicazione funziona solo se c'è un trasmettitore e un ricevitore. Se uno dei due non è acceso, se è in "stand-by", o se la "frequenza" tra l'uno e l'altro non è giusta, non funziona la comunicazione. La comunicazione è una negoziazione delicata. Non basta dire le cose, moltissimo dipende dal modo, dai messaggi che diamo (anche involontari), dalle parole che usiamo. Il nostro cervello generalizza, distorce, semplifica costantemente e quindi rovina la comunicazione. Occorre essere "in sintonia" per riuscire a passare le informazioni, e bisogna esserlo in due. Non è facile. Pensate alla persona con cui dividete la vostra vita e capirete quello che voglio dire.

La passione è fondamentale, perchè fornisce il carburante per il lungo viaggio che è la crescita. Non è un viaggio di una settimana o di un mese, ma di anni. Il grande problema di oggi è la falsa percezione che i giovani (e non solo loro) hanno di "tutto adesso", "tutto intorno a te", "qui e ora". L'esperienza insegna che i tempi reali sono lunghi (vedi la scuola, le lingue, la musica, un mestiere, a guidare ecc.), e che si impara lentamente. Occorre tempo per assimilare cose che non sono nostre e integrarle nel nostro modo di pensare e di fare. Occorre un atteggiamento di apertura che spesso abbiamo dimenticato per cercare di difenderci.

Il Baguazhang non fa eccezione, anzi, forse è uno dei metodi di crescita personale e marziale più difficili da assimilare, perchè richiede abilità fisiche, psicologiche e personali (carattere, flessibilità, determinazione) abbastanza rare. Non sono più un teenager da alcune decadi, e come scriveva qualcuno, "a 40 anni un uomo non si fa più distrarre". Stranamente queste considerazioni sono condivise con quasi tutti gli insegnanti e gli amici che praticano stili interni.

Baguazhang richiede passione e continuità, una fiamma che non si bruci rapidamente e duri nel tempo (grazie alla curiosità, alla vivacità, al desiderio), ma che comunque sia anche fiamma, fuoco, bruciante ma soprattutto onesto desiderio di capire e di crescere. I risultati arrivano, lo posso assicurare dalla mia esperienza, ma il fiore sboccia quando è il momento giusto. Quindi è inutile spingere, tirare, forzare. Invece è fondamentale pulire, togliere, semplificare, ridurre, fare uscire la bellezza di ciò che è dentro, che non si vede.

Michelangelo diceva che la statua era già dentro il blocco di marmo, e che lui non ha fatto altro che liberarla dal marmo in eccesso. Ecco il senso della ricerca. Bruce parlava di assorbire quello che serve e buttare via quello che non serve. Sembrano parole scontate, invece sono una preziosa guida all'atteggiamento mentale corretto per crescere. A volte ciò che sembra inutile è invece molto utile, e anche lì dobbiamo lavorare per capirlo.

Ma è difficile aspettare.
Sto imparando.
Con pazienza.

(Foto di: Suzi Jankovic. Rovigno, agosto 2008, cercando un posto per il seminario 2009 di Baguazhang)

venerdì 20 novembre 2009

Qigong

Tanti anni fa, ormai più di trenta, il maestro Serge Dreyer mi spiegò una sera che cos'era il Qigong secondo la sua conoscenza delle arti marziali interne cinesi. Mi disse che il Qigong è la preparazione di una parte molto importante delle arti marziali, al punto che era diventata una pratica a se stante.

La sua spiegazione, per me che venivo dalla medicina tradizionale cinese, sembrava un po forzata, mi sembrava che volesse portare acqua al suo mulino. Oggi, a distanza di anni, riconosco che aveva ragione. Il respiro mi ha portato lontano, è stato il vettore che mi ha permesso di capire quello che non funzionava nella mia pratica e mi ha convinto a cercare altro.

Qigong è una pratica straordinaria, perchè richiede una grande fiducia in se stessi e una attenzione speciale a noi stessi. In una parola, qigong è consapevolezza. Ogni secondo scegliamo di essere sereni, lenti, attenti, consapevoli e rilassati. La qualità del respiro e del Qi è tale che se uniamo (come è nel lavoro interno) respiro al corpo, possiamo usare un diverso tipo di energia e di risultato.

Occorre guardarsi indietro per riscoprire e rileggere quello che abbiamo costruito negli anni, e recuperare quello che abbiamo perso o capito solo in parte. Qigong è basilare, senza la congruenza e il potere del respiro non esiste "interno". L'arte marziale, il combattere, è essenzialmente essere presenti in maniera totale e avere addestrato il proprio corpo a risposte naturali adatte.

La postura fisica ha un suo corrispondente nella postura mentale o psicologica o ancora spirituale, e questo è uno dei temi più difficili da spiegare a chi vuole imparare. Da una parte sembra una pratica inutile, non efficace, e questo innervosisce ancora di più. Dall'altra si rischia di finire per sovrastimare l'effetto del Qi, che in realtà è solo una parte delle 6 Armonie. Senza Yi, Xin e Li non c'è realizzazione.

Qigong = alto livello di pratica. Siccome lo abbiamo incontrato all'inizio della nostra ricerca, pensiamo che sia inutile o troppo elementare. E' un mito da sfatare, dobbiamo tornare al respiro e lasciarci guidare da lui. Senza respiro e senza lentezza non c'è arte interna. Se c'è una grande differenza tra esterno e interno, quella la fa il ruolo del respiro. Non ci credete? Provate.

E' bene ricordarlo, sempre, anche quando stiamo lavorando su Ming Jing.

giovedì 19 novembre 2009

Qualità nella pratica










Il finale del 2009 riserva ben tre incontri, di cui due dedicati al Baguazhang.

Per me è sempre una sfida e un piacere incontrare persone che vogliono lavorare su se stesse e sul Neijia.

Il mio desiderio è che possano rapidamente entrare nella prospettiva corretta del lavoro interno e crescere.

Per questo servono anche le indicazioni e la saggezza dei nostri predecessori.

Dedico queste tre frasi, che sento molto vere e concrete, ai ragazzi di Torino e di Pula.

***

"Se la tua intenzione non è autentica dentro,

e il tuo corpo non è corretto fuori,

tutto è falso e scorretto".

(da: "Paths")

***

"Abbandona teologie capricciose e idee immaginarie, e fai il tuo lavoro quotidiano.

Fa il tuo lavoro con indomabile gentilezza e infinita pazienza".

(dallo: "Huà Hú Jīng")

***

"L'attenzione è una risorsa che noi tutti possiediamo...

per tutto il tempo che siamo risvegliati,

ne produciamo un flusso continuo".

(Lee J. Colan, da: "Winners always quit")

martedì 17 novembre 2009

Programma del seminario di Torino



















Associazione Studi Taoisti - Scuola Vittorio Bottazzi

Secondo seminario di Baguazhang a Torino, 28 e 29 novembre 2009

Orario:
- sabato 28, dalle 15 alle 18
- domenica 29, dalle 9 alle 12

Dove:
Presso la palestra dell’Istituto Passoni (ingresso Via Assarotti, 2 bis / A)

A chi è rivolto:
- a tutti i partecipanti del corso di Ba Gua Zhang proposto dall’Ass. Studi Taoisti.
- ai praticanti di altre discipline marziali, con almeno due anni di esperienza.

Insegnante:
M.o Luigi Zanini

Programma:
Il seminario sarà l'inizio dello studio dello stile di Sun Lutang di Baguazhang, dunque un metodo minimalista, un metodo "piccolo" (Xiao Jia) rispetto ai metodi "grandi" (Da Jia) di altre scuole. Ha le caratteristiche di essere chiuso, essenziale, preciso, con attenzione al Chan Szjin, con passi naturali veloci e in apertura e chiusura continui.
Si lavorerà sulla camminata in cerchio, sull'uso delle braccia e dei palmi, sul movimento del corpo (i tre pilastri della pratica), con lo sviluppo delle singole tecniche in linea, e quindi con puntuali verifiche di questi movimenti nel lavoro con il partner.
Il progetto è ambizioso, vogliamo costruire una pratica che parte da un punto - la formazione del corpo Bagua - e ci porti avanti verso maggiori abilità, comprensione profonda del sistema e capacità di applicarlo.

Per informazioni e conferma adesione rivolgersi a: Maurizio, tel. 340 9262471

Ascoltarsi













Ricevo e volentieri pubblico :-)


***

Un monitoraggio costante delle nostre prestazioni personali, attenzione ed osservazione costanti, senza allontanarsi mai dalla realtà o aggiungerle qualcosa, o ancora renderla più bella di quello che è; tutto ciò che serve a creare una vista chiara nella natura delle cose.

Ma la domanda di base a cui dobbiamo rispondere è molto semplice: Chi sono io? Qual è la mia vera natura? Scoprire e vivere il Dharma significa essere in armonia con la propria natura e con le leggi naturali, significa che con la nostra attività noi non facciamo del male a nessuno, incluso noi stessi.

Così, per quanto l'“illuminazione“, come espressione, sembra essere mistica e lontana da noi, non è nient'altro che il ricordarci di chi noi siamo e di ciò che abbiamo dimenticato. Dobbiamo tornare ad uno stato di genuinità. Questo significa essere consapevole di noi stessi, e non essere, come si dice, „fuori di noi stessi“.

Allora i due livelli opposti raggiungono il loro massimo, yin – yang, attività e tranquillità, ed è sempre una questione di dinamiche e di interazioni interne; il livello della vita, la consapevolezza e generalmente, il segreto della creazione – il mistero della vita. Cosa avviene prima? Trasformazione. E' sempre un processo esplosivo.

Il monitoraggio – un buono strumento

Suzi (Jankovic)

Baguazhang a Pula, 5 e 6 dicembre '09
















Sabato 5 e domenica 6 dicembre 2009 si terrà a Pula l'ultimo seminario di quest'anno sul Baguazhang. A seguito degli incontri di marzo, in cui abbiamo messo le basi per lo Shen Fa del Baguazhang, e di agosto, in cui abbiamo lavorato sugli Ba Da Mu Zhang (Otto Palmi), in questo incontro cominceremo a studiare e ad utilizzare i Ba Xing (Otto Animali) del Sun Shi Baguazhang.

Gli Otto Animali rappresentano otto modi diversi di usare le nove armi del Baguazhang. Lo spirito dell'animale è necessario per entrare nella dimensione psicologica del combattimento, ed è l'unico che può dare il sapore, l'intenzione autentica nella pratica, sia da solo che soprattutto con il partner.

Con lo studio degli Otto Animali inizia la seconda fase, Lianhuanzhang, della pratica del Bagua, quella in cui si ricerca la continuità e la connessione di tutto il corpo in ogni momento e in ogni direzione, una pratica che riprende tutto il programma daccapo e lo trasforma utilizzando una nuova logica e un nuovo spirito.

Baguazhang è un puzzle in cui ad ogni livello si vede meglio quanto studiato prima e piano piano porta a integrare tutti gli elementi, sia fisici che mentali, verso un nuovo modo di essere, di praticare e di combattere.

Il seminario è aperto a tutti, preferibilmente con almeno un paio di anni di esperienza di arti marziali. Per maggiori informazioni potete scrivere a questo blog o chiamare Suzi Jankovic, tel. 098 335 388.

Autunno











In questi ultimi due mesi c'è stato un certo rallentamento nella pubblicazione dei post di questo blog. Me ne scuso con i lettori, che so molto fedeli e puntuali. Questo rallentare da un lato è anche il frutto della stagione, che è ancora piacevole, ma molto umida e nebbiosa nella valle Padana (e quindi stimola al ritirarsi), e dall'altro è il risultato di una vita personale piuttosto frenetica e spesso in viaggio tra le nuvole.

Secondo il Dao, l'autunno è il momento del compimento, in cui i progetti devono andare a termine perchè dopo arriva l'inverno che richiede che tutto sia fermo, immobile, per ricaricarsi per la prossima primavera. E' il ciclo delle stagioni, che noi - per contro - non rispettiamo mai, visto che a settembre inizia il nuovo anno scolare, ad esempio.

Rallentare spesso è la premessa per fermarsi. Alcuni dei migliori blog che ci sono sul Taijiquan o sul Neijia sono stati "vivi" per un paio d'anni, e poi chi li curava ha scelto di abbandonarli per dedicarsi alla pratica. Scelta giustissima, secondo me, anche se così lasciano un vuoto di informazione che sarebbe stato bello fosse colmato.

Quando ho iniziato a scrivere questo blog è stato per condividere l'esperienza. Trovo che mi sia servito molto anche per stimolare e migliorare la mia pratica, per conoscere nuovi amici e lavorare insieme con loro, per mettermi in gioco e vedere che succede. Sono molto grato degli scambi che questo blog ha prodotto, dagli incontri ai seminari, alla voglia di scrivere i miei libri sul Baguazhang.

Questo porta me, ma penso anche altri amici e colleghi, a riflettere su quale sia il punto di equilibrio nel praticare e scrivere sulla pratica. Molti insegnanti che conosco non scrivono, vorrebbero mettere nero su bianco la loro esperienza, ma non lo fanno. E spesso neppure sentono davvero il bisogno di condividere le loro conoscenze.

Oggi il Web ci porta informazioni in massa e ci permette di crescere molto rapidamente. Rispetto a 20 anni fa, oggi possiamo sapere di più, possiamo comparare, spesso a costo zero, e molto più rapidamente. Ma sapere - da solo - basta? Goethe saggiamente ricordava che non basta, occorre fare. Fare e capire sono la chiave di tutto, anche del Baguazhang.

Quando il tempo è poco, ho capito che per me è meglio praticare. I guerrieri della tastiera sono già così numerosi che non sentiranno la mia mancanza. Man mano che i ritmi si avvicineranno a fine anno e al Natale sono certo che saranno più quieti, e potrò tornare a scrivere con più serenità sui temi che mi stanno a cuore.

Siate pazienti, anche le foglie da verdi diventano gialle e poi rosse, e pazientemente attendono la fine del loro ciclo. Sono affascinato da questo tempo dell'anno, e trovo che la natura ci racconti una storia di grande dignità ed eleganza, oserei dire anche d'amore.

Buon autunno.

martedì 10 novembre 2009

Auto-osservazione

Diceva Buddha che piuttosto di parlare quando non si ha nulla da dire, è preferibile un onorevole silenzio. Ma quando ho aperto questo blog, mi sono preso l'impegno morale di tenere un filo di comunicazione con i lettori, e nonostante le difficoltà vorrei continuare a nutrirlo.

So che ci sono tante persone che mi fanno compagnia in questo cammino, per cui invece di scrivere qualcosa di mio, riporto il pensiero di altri, che al contempo mi aiuta a capire il mio.

Quello che segue è il pensiero di Charles A. Garfield, che trovo interessante per il nostro studio del Baguazhang.
Dedico questo pensiero agli amici che tra poche settimane andrò a visitare. La gioia sta nella condivisione.

***

"Una chiave del self-management è la capacità di auto-osservazione.

E' importante capire che auto-osservazione non è la stessa cosa che ipercriticismo, moralismo, paralisi dell'analisi.

E' piuttosto un monitoraggio costante delle proprie performance da una prospettiva significativamente distaccata, tale da permettere una valutazione accurata".

(Charles A. Garfield, da "Peak Performers, The new Heroes of American Business")

domenica 8 novembre 2009

Tai Chi Tcho, Svizzera













E' stata come sempre una esperienza decisamente interessante, soprattutto perchè ci si re-incontra con se stessi, oltre che con gli altri.

I numeri di questa edizione: 220 persone, 20 insegnanti, una decina di italiani presenti (3 maestri presenti, Franco Mescola, Severino Maistrello e Luigi Zanini, un record - finalmente l'Italia diventa un po più internazionale!), una trentina di proposte a tutte le ore, dal Qigong del mattino fino al Da Lu, dal Baguazhang al Liuhebafa, dal Taijiquan al bastone dello Xingyiquan.

Ci siamo ritrovati gli amici di sempre come Ronnie e Nils, Jean Luc e Michael, volti nuovi, allievi e colleghi che finalmente si rivedono e si risalutano - la sensazione di essere tutti in viaggio verso la medesima destinazione è sempre confortante - e poi le belle sorprese di persone che non si conoscono e che il Fato ci porta incontro.

Potrei scrivere per ore di questa bella edizione 2009 del Tai Chi Tcho organizzato da una brillante e instancabile Cornelia Gruber, davvero capace di trasmettere a tutti la sua energia dal mattino alla notte senza interruzione, con grande competenza ed efficacia.

Ma cercherò di essere sintetico e voglio salutare:
- Roberta di Hamburg per la bella serata di gala, piacevole compagnia per tutta la cena e per lo scambio di idee extra marziali;
- Patrick di Basel, che nonostante la giovane età ha capito già molte cose e ha lo spirito giusto per approfondire nel modo migliore il Neijia;
- Michael di Freiburg, che ha trovato il suo Maestro e che sta percorrendo la sua via in maniera brillante, con la sua sonora risata e il suo sorriso sempre aperto;
- Fernando, con la sua simpatia portegna, la sua semplicità e la sua esperienza tecnica nel Taijiquan rende gli incontri e le chiacchierate piacevoli;
- Nathan, l'ultimo degli Immortali, che racconta storie straordinarie in maniera del tutto naturale, con il suo accento di Broccolino e la sua allegria profonda...

Alla prossima Tai Chi Tcho tra due anni!

(Nella foto, Michael e Luigi in un bellissimo Taiji Tuishou, dove Michael insegna a Luigi)

domenica 1 novembre 2009

Il miglior Baguazhang

















"Il miglior Baguazhang è Taijiquan in un cerchio.

Questo è in realtà il Baguazhang.

Tutto il resto del Baguazhang è Lohan Shaolin in un cerchio".

(Khan Foxx)

venerdì 30 ottobre 2009

Seminario di Torino, 28 e 29 novembre


















Sabato 28 e domenica 29 novembre 2009 si terrà a Torino il secondo seminario di Baguazhang.

Sono felice di questo incontro, perchè mi permette di rivedere i ragazzi che non vedo dal marzo 2008, inclusi tutti i partecipanti e gli organizzatori, Maurizio, Marco, Ermanno e tutti gli allievi di Vittorio.

Attendo di rivedere Cristina, che vidi a marzo 2008 quando fui ospite a casa sua durante il seminario, e successivamente a Vicenza per una breve visita. Cristina rimane il punto di riferimento del lavoro di Vittorio.

Il programma del seminario è semplice, per preparare il suolo prima della semina. Ma sarà anche un momento di progressione per far crescere quello che già c'è e che ha voglia di evolversi.

Il seminario sarà l'inizio dello studio dello stile di Sun Lutang di Baguazhang, dunque un metodo minimalista, un metodo "piccolo" (Xiao Jia) rispetto ai metodi "grandi" (Da Jia) di altre scuole. Ha le caratteristiche di essere chiuso, essenziale, preciso, con attenzione al Chan Szjin, con passi naturali veloci e in apertura e chiusura continui.

Si lavorerà sulla camminata in cerchio, sull'uso delle braccia e dei palmi, sul movimento del corpo (i tre pilastri della pratica), con lo sviluppo delle singole tecniche in linea, e quindi con puntuali verifiche di questi movimenti nel lavoro con il partner.

Il progetto è ambizioso, vogliamo costruire una pratica che parte da un punto - la formazione del corpo Bagua - e ci porti avanti verso maggiori abilità, comprensione profonda del sistema e capacità di applicarlo.

Con l'occasione sarò felice di incontrare a Torino coloro che seguono questo blog da tempo, e che ogni tanto mi spediscono qualche commento. Dal vivo tanti discorsi non servono, e forse ci si capisce meglio, se c'è la passione per l'arte.

A presto ragazzi!

mercoledì 28 ottobre 2009

8 proibizioni dello Xingyiquan (3 di 3)

7. Non praticare l’“immobilità” (jing gong). “Immobilità” si riferisce a tenere una postura, come nel zhan zhuang; si può anche riferire alle pratiche in cui i pensieri si fermano oppure l’intenzione è focalizzata in un punto. Ovviamente, zhan zhuang deve essere praticato; come dice il proverbio, “praticare arti marziali senza tenere le posture è solo perdere tempo”. San Ti, in particolare, incapsula i requisiti dello xingyi. “Dei mille metodi, nessuno trascura San Ti”, “Padroneggiare san Ti è già metà strada verso il successo”. Mentre San Ti non dovrebbe essere tenuta per lunghi periodi, può essere tenuta più volte al giorno. Ogni volta che si tiene San Ti, si dovrebbe tenere per un massimo di 10 minuti, ma questo si può ripetere due o tre volte al giorno. Se si tiene San Ti per un’ora ogni volta che ci si allena, non solo si sta perdendo tempo prezioso di allenamento, ma può anche danneggiare nervi e capillari nelle gambe. Un eccesso di zhan zhuang è una delle cause per le quali molti artisti marziali soffrono di problemi alle gambe e alle ginocchia. Quanto all’intenzione di restare in un solo posto, dovrebbe avvenire solo nel Qigong per la salute quando la tua intenzione rimane nel punto – è necessario farlo solo per un tempo di alcuni secondi (10 minuti vanno già bene), non minuti. Non c’è alcun beneficio nel fatto di mantenere l’intenzione in un punto per lungo tempo.

8. Non prendere la strada della “wushuizzazione” o della “mistificazione” dello xingyi. Lo xingyi di Li Luoneng è caratterizzato dalla sua semplicità, praticità, la combinazione di forma e intenzione ed è adatto a giovani e vecchi allo stesso modo. Comunque, ci sono due tendenze nella comunità dello xingyi. Una è la wushuizzazione: i movimenti e i nomi sono xingyi, ma le posture, la coordinazione, la potenza e il ritmo sono tutto”changchuanizzate” (simili alla boxe lunga), che significa che la performance non è né buona boxe lunga, né buono xingyi. Questo genere di performance diventa una specie di gara di forza tipo San Da quando viene messo nel contesto di un ring da boxe. L’altra tendenza è la mistificazione dello xingyi, in cui la gente forza concetti daoisti, buddisti, confuciani o medicina tradizionale cinese nello xingyi, trasformando lo xingyi quasi in una religione. Questo “mistico” genere di xingyi lo chiamo “xingyi stile neigong”. Queste due tendenze sono esistite per lungo tempo, ma sono particolarmente aggressive oggi. Quando Che Yonghong (alias Che Yizhai), Li Fuzhen e Bu Xuekuan erano vivi, queste due tendenze non avevano spazio nel mercato tra gli stilisti della scuola Che. Dal 1980 queste due tendenze hanno invaso la comunità dello xingyi. Con riferimento a questo fenomeno, la vecchia generazione di maestri ci improntarono a preservare la semplicità, la praticità e l’enfasi sull’abilità dello stile Che. Mantenendo le esortazioni dei nostri avi ben salde in mente, nello stile Che entrambe le routines nuove e tradizionali possono essere eseguite da giovani e anziani allo stesso modo, non ci sono movimenti vistosi e difficili. I principi della nostra arte sono verificabili e basati su esempi concreti; persino chi non sa leggere o scrivere può capirli. Le nostre tecniche di combattimento sono pratiche e basate sull’abilità: una tecnica appresa al mattino può essere usata nel pomeriggio. Gli elementi di spicco del nostro stile mantennero le loro abilità fino in tarda età, e potevano ancora vincere in sparring all’età di 70 o 80 anni.

(fine)

(Nella foto, la stele tombale di Che Yizhai in Taigu, sua città natale, dal sito di Emmanuel Agletiner)

Percezione













La semplicità

acuisce

il potere della percezione


lunedì 26 ottobre 2009

Tai Chi Tcho in Svizzera, 30 ottobre - 1 novembre



















Da non perdere questo incontro internazionale di Taijiquan e Stili Interni a portata di macchina dall'Italia e con alcuni dei più importanti insegnanti della scena europea. Anche solo partecipare ai seminari e chiacchierare con loro aiuta a trovare grande ispirazione nella pratica e della crescita personale, e davvero permette di uscire dai limiti di una pratica troppo rigida.

Il migliore augurio che posso fare ai miei allievi è di vedere tanti, tanti maestri e di confrontarsi con loro ogni volta che sia possibile. Per questo è meglio non perdere Tai Chi Tcho a La Chaux de Fonds, in Svizzera, da venerdì 30 ottobre a domenica 1 novembre.

Per informazioni visitare il sito della organizzazione, diretta da Cornelia Gruber.

E, se per caso passate di là, sarà un piacere conoscervi di persona, chiedete di me, sarò in zona.

8 proibizioni dello Xingyiquan (2 di 3)











4. Non perseguire “superpoteri”. Nei racconti nei libri di arti marziali ci sono molti metodi di allenamento che possono rendere il praticante capace di affrontare tagli di spada, sollevare grandi pesi, saltare oltre muri, persino muovere oggetti con la mente o eterna giovinezza, ecc. I nostri predecessori sono stati sempre refrattari a questo genere di affermazioni. Storicamente, dopo che Li Luoneng tornò in Hebei, Che Yonghong (Che Yizhai) era il numero 1 e Li Fuzhen numero 2 nella comunità dello Xingyi. La vecchia generazione vide ogni genere di artista marziale al loro tempo, ma non incontrarono mai qualcuno con “superpoteri”. La vecchia storia del maestro Che che “appendeva la pittura” si riferisce alla sua abilità di lanciare gente in aria, non a qualche abilità di attaccarsi ad un muro. Ci sono superpoteri? Forse; ma se ci sono, sono come gli imperatori, ogni regno ne ha solo uno. Se ognuno volesse ottenere superpoteri, sarebbe come se tutti volessero essere un imperatore, questo porterebbe al caos estremo. Meglio praticare lo stile Che di Xingyi invece.

5. Non esaurirsi fisicamente. I nostri predecessori ci incitavano non solo a non praticare quando siamo stanchi, ma anche di non allenarci fino al punto dell’esaurimento. Noi non pratichiamo quando il nostro corpo è esausto o quando lo spirito è affaticato (depresso, arrabbiato o eccitato). Specialmente non pratichiamo fino all’esaurimento. Praticare di frequente fino all’esaurimento renderà gli studenti soltanto stanchi anche solo al sentire parlare di arti marziali. Anche allenare troppo duramente qualcosa come il Taijiquan per un lungo periodo può portare a incidenti e malattie. Lo stile Che di Xingyi si occupa di tecnica e di abilità; non solo si dovrebbe diventare più forti, ma anche imparare le “abilità” (qiao jin) e l’arte dello Xingyi. Questo significa che dovreste usare sia il vostro cervello che il vostro corpo; movimenti singoli e forme sono importanti, ma lo sparring lo è ancora di più. In breve, fare esperienza e diventare maestri della connessione tra stare in forma e combattere viene per prima.

6. Non praticare qigong duro (ying gong). I nostri predecessori proibivano agli studenti di colpire sacconi, sollevare scatole di ferro (simili agli esercizi dei pesi), colpire alberi e altri come i metodi di qigong duro, perché sono cattivi per la vostra salute e non servono in combattimento.

(1) Ying gong può aumentare la potenza del pugno e la resistenza ai colpi, ma non aumenta il livello di abilità. Il punto cruciale del combattimento è che “possiamo colpirlo, ma lui non riesce a colpirci”. La forza è necessaria ma la forza di ogni persona ha i suoi limiti, mentre la tecnica e la strategia per usare quella forza è senza limiti. Come quando un torero combatte il toro, il toro è più forte di un uomo, ma l’uomo vince con l’astuzia. Chi ha autentica esperienza di combattimento sa che più il combattente è agile, meno è usata la forza. E’ sufficiente che si possa combinare la forza innata di una persona con quella derivata dalla pratica delle arti marziali e applicarle su un singolo punto. La pratica dello ying gong può rovesciare la relazione tra abilità e forza spingendo la gente sulla strada del “vincere con la forza”, trasformando il combattimento da una gara di abilità ad uno scontro di forze.

(2) Ying gong sviluppa velocemente la forza, ogni giorno ne forma di più. Ma quando una persona raggiunge la mezza età non può più praticare ying gong. E quando smetti di praticare ying gong la forza comincia a sparire. L’allenamento nelle arti marziali dovrebbe darti abilità che tu puoi usare per tutta la vita, mentre lo ying gong costruisce attributi per un periodo di tempo relativamente breve e quindi è uno spreco di tempo.

(3) C’è un detto che dice: “Il giovane pazzo può sfuggire dormendo su una pedana fredda, solo grazie al suo vigore”. I giovani possono praticare ying gong grazie al fatto che i loro corpi possono ancora sopportare gli eccessi. Ma i danni del tempo non risparmiano nessuno, quando si diventa vecchi ferite e malattie appaiono. Quanti artisti marziali hanno attenuto gongfu ma hanno sacrificato la loro salute nel processo?

(4) La forza bruta non funziona contro un esperto, perché un esperto vince con l’abilità. “Quattro once sconfiggono mille libbre”. Inoltre se si combatte con gente normale, ying gong rischia di lasciare l’avversario handicappato, cosa che è contraria all’etica marziale (wu de).

Queste sono le ragioni per cui ying gong è proibito nello stile Che di Xingyi.

(continua)

(Nella foto d'epoca, Che Yizhai seduto a sinistra accanto a Guo Yunshen, seduto a destra)

sabato 24 ottobre 2009

Fede nel cuore



















"La fede nel cuore è l'oscuro e spesso distorto riflesso di un sapere nascosto.

Colui che crede è spesso molto più piagato dal dubbio del più inveterato scettico.

Colui che crede persiste, perché c'è qualcosa, di subconscio in lui, che sa.

Questo tollera sia la sua fede cieca che l'albeggiare del dubbio, e lo porta verso la rivelazione di ciò che lui sa".

Sri Aurobindo, "Pensieri ed aforismi", 1958

martedì 13 ottobre 2009

8 proibizioni dello Xingyiquan (1 di 3)

In quella miniera di informazioni e conoscenze che sono "China From Inside" di Jarek Szymanski e "Masters of the Internal Martial Arts" di Jon Nicklin - che ringrazio di cuore per l'eccellente ed importante lavoro gratuito che svolgono - scopro ogni giorno qualcosa di nuovo ed entusiasmante. Non solo da un punto di vista accademico, come a molti può capitare leggendo, ma anche da un punto di vista pratico, concreto, quotidiano di pratica marziale.

Le 8 proibizioni (cioè quello che NON si deve fare nella pratica dello Xingyiquan nella scuola del leggendario Che Yizhai) sono un piccolo gioiello che riemerge dalle sabbie del tempo e ci viene portato da un blog cinese del 2008, in cui l'erede della scuola racconta la sua verità sullo Xingyiquan, uno stile straordinariamente bello per la sua pulizia, ma decisamente maltrattato negli ultimi 30 anni da gente che ne ha mistificato lo spirito.


***

Le 8 proibizioni dello stile Che di Xingyi secondo il prof. Che Xiangqian

1. La teoria restrittiva dei 5 elementi in cui ogni pugno corrisponde ad un organo interno e ad un organo di senso e che i 5 pugni degli elementi si creano e si distruggono vicendevolmente sembra essere diventato un classico dello Xingyi. Per esempio il pugno che frantuma si trova in tutte le altre arti marziali, in cui viene chiamato “jab dritto”. E’ anche il movimento più comune e pratico usato in combattimento. Il pugno che frantuma di Guo Yunshen scosse la comunità delle arti marziali, ed è quello che merita di più di essere analizzato tra tutti i pugni. Chi mai ha sentito parlare di un movimento che “vince tutti ed è senza pari”?.
Le generazioni precedenti spiegavano le caratteristiche del pugno che frantuma come: veloce, semplice e diretto, ma capace di cambiare e di connettersi in concatenazione. Ciònonostante, in alcun libri il pugno che frantuma veniva introdotto come segue: “Bengquan è legno. Il legno crea il fuoco e distrugge la terra, Beng crea Pao e distrugge Heng; il metallo distrugge il legno, Pi distrugge Beng; internamente Beng è collegato al fegato ed esternamente agli occhi; deve essere praticato verso est; il trigramma corrispondente è Zhen (scuotere); questo pugno è specifico per allenare il fegato". Le spiegazioni del Perforare, Colpire, Dividere e Incrociare sono dello stesso tipo.
Nello stile Che, noi non crediamo in queste connessioni, perché le applicazioni hanno dimostrato che queste teorie non sono vere nella pratica e che non c’è necessariamente alcuna connessione tra il pugno che frantuma e, diciamo, gli occhi. Queste teorie servono sono a tenere lontana la gente.

2. Non credere nelle applicazioni dell’alchimia daoista senza prima constatarne una valida prova. Ho cominciato a studiare Xingyi nel 1950, ma fu solo negli anni ’80 che sentii di un altro classico, parlando di 3 livelli di pratica , tre livelli di gongfu, tre livelli di significato e dei tre livelli di respirazione.
Affermazioni quali “ming jing (potenza evidente) è nella mano, cambia nelle ossa, trasforma jing in qi, respira attraverso la bocca e il naso”; “an jing (forza nascosta) è nei gomiti, cambia i tendini, trasforma il qi in spirito, respiro nel dantian”; “hua jing (forza che neutralizza) è nel corpo, cambia il midollo, ritorna al vuoto, respiro attraverso la pelle”. Negli anni ’90 ho sentito di un livello ancora superiore, diventare onnivisivo, onnipotente e diventare uno col Dao, e a questo livello era arrivata solo una persona in tutta la storia delle arti marziali cinesi.
Le generazioni precedenti allo Xingyi di Che in Taigu non parlavano assolutamente di questo, né ne parlavano gli eredi di Guo Yunshen in Shenzhou (provincia dello Hebei) e neppure gli eredi di Zhao Zhenyao (discepoli di Geng Jinshan), quali il professore Yang Shaoyu a Beijing, o Shang Hui’an-Yu Chonglin nello Wuhan. Questi termini provengono dall’alchimia daoista.
Non una sola persona vivente ha dimostrato alcuno di questi fenomeni nella pratica dello Xingyi. Questo è perché non ci sono artisti marziali in cui la forza evidente e neutralizzante, oppure percussiva e neutralizzante siano separate; perché l’interno e l’esterno nella gente che pratica Xingyi in modo scientifico cambia insieme; e non c’è alcuna maniera di provare che qualcuno è “tornato al vuoto” o “diventato uno col Dao”; né alcuno di questi Grandi Maestri ha smesso di respirare dal naso e dalla bocca per farlo con la pelle o col dantian. Questo è il motivo per cui gli insegnanti dello stile Che non ne parlano e gli studenti non ci credono.

3. Non praticare un Neigong che ignora l’esterno. C’è un detto popolare negli ambienti dello Xingyi che dice che lo Xingyi è la “boxe del Neigong”, che allena principalmente l’intenzione, lo spirito e il qi. I “4 trattati sul Neigong” (specificamente il Neigong, Nagua, Shenyun, Dilong) sono diventati classici. Lo stile Che di Xingyi non ne parla.
I nostri antenati erano dell’opinione che l’interno e l’esterno dovessero essere allenati insieme, allo stesso tempo. Allenarsi in maniera scientifica irrobustisce in maniera misurabile tutti gli organi e i sistemi del corpo. Se qualcuno suda, scuote e respira affannosamente dopo dieci minuti di sparring, vuol dire che c’è un problema nei suoi organi e nei suoi metodi. Questo è qualcosa che sia i praticanti e gli osservatori possono vedere ed è misurabile con strumenti. L’interno dello Xingyi stile Che è connesso da vicino con l’esterno, è specifico.
Per così tanti anni abbiamo sentito un sacco di storie sull’”insistere sull’interno”, “lasciare l’esterno” e “abbandonare la forma, insistere sull’intenzione”. La vecchia generazione di maestri ammoniva gli studenti che ignorare la forma esterna in favore della pratica del Neigong non può produrre un maestro, né porta a salute e longevità; al contrario, può portare facilmente al monachesimo. Ci sono prove reali di questo.

(continua)

(Nella foto, il leggendario maestro Che Yizhai)