domenica 6 gennaio 2008

Compagni di cammino

Il momento più doloroso di un rapporto tra due esseri umani è il distacco.
Al momento del distacco sembra che parole come amicizia, rispetto, onestà, valori siano tutte inutili, false. Ci sentiamo un po' traditi. E' per questo motivo che da anni considero le persone che incontro e che compiono un percorso con me come compagni di cammino.
Strada facendo nella vita, tra palestra, stages, seminari, maestri, compagni di una sola pratica e amicizie longeve, nascono rapporti umani profondi, che riescono a durare anni, a volte persino vite intere.
La cosa straordinaria? Sono rapporti franchi, liberi, onesti, animati da entrambe le parti - in epoca di network diremmo che "si tratta di una rete in cui tutti i nodi sono attivi" - e non hanno alcuna altra velleità se non di raccontarci dove siamo, cosa abbiamo scoperto, di condividere idee, emozioni, esperienze.
Nessun attaccamento, nessun interesse. Quando non c'è più bisogno, non ci si cerca più.
Non che manchino le delusioni. A volte vorremo avere un rapporto intenso e profondo con una persona, ma questa non ricambia, non prova lo stesso sentimento: è capitato anche a me diverse volte, nonostante tutto, ed è tutto assolutamente normale. L'importante è capire il meccanismo ed accettarlo.
L'unica volta che ho sentito parlare di "compani di cammino" - in senso letterale ma non solo - è stato parlando con Marco Superbi, altro compagno di cammino marziale, a proposito del Cammino di Santiago. Tutti sulla stessa strada, tutti profondamente rispettosi di questo impegno: siamo qui ora, qui e ora siamo insieme e viviamo uno accanto all'altro il momento aiutandoci. Dopo, ognuno ha compiuto il suo percorso, non ha più senso cercare quello che non ci può essere. Siamo stati compagni di cammino, tant'è.
Molti anni fa con Yves Kieffer avevamo coniato questo termine di sapore taoista: nel mondo delle arti marziali troviamo ogni tanto dei compagni di cammino che con noi condividono la strada: un pezzettino, un po' di più, tutta intera. Sappiamo che la nostra è una amicizia che ha un inizio e che avrà una fine, non decisa da nessuno se non da noi, liberamente; due linee che per un periodo corrono parallele e poi si separano, in assoluta armonia reciproca, forse per riunirsi più tardi, forse no.
L'idea del compagno di cammino mi ha davvero tolto dalle tante trappole contenute nell'assioma: "siamo amici - non siamo amici" e tutto ciò che questo comporta, anche emotivamente. Mi lascia libero di vedere le cose in prospettiva, con il giusto distacco.
Dai compagni di cammino è nata poi spontanea un'altra idea: il concetto del "debito di riconoscenza" verso i compagni di cammino. E ce ne sono tanti: parenti, allievi, maestri, amici, colleghi e così via. Ognuno di loro mi ha arricchito. Per me è bello pensare di avere dei "debiti" verso le persone che con me hanno condiviso il loro tempo, la loro energia, le loro conoscenze. Mi rende parte attiva di una rete di buoni sentimenti. Mi rende felice e desideroso di condividere il mio tempo, la mia energia, le mie conoscenze.
Ma questo è un'altro post. ;-)

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Ci siamo visti,e subito fu armonia.Tu la mente,io il braccio.Tu l'acqua ed io il fuoco,tu la tigre ed io il drago.Insieme nell'arte e amici nella vita ci siamo trovati e aiutati nei momenti duri,festeggiato in quelli più lieti...sempre rispettosi delle opinioni dell'altro, anche se non condivise del tutto ma consapevoli che tutto quello che abbiamo fatto è stato un' esperienza che ci ha arricchito e che continua a farlo tuttora anche se pratichiamo due sistemi diversi...Tutto quello che ho appreso praticando con te rimane impresso in maniera indelebile in me influenzando tuttora (in maniera positiva)anche quello che attualmente sto facendo..Quindi anche io sono in debito....

Luigi Zanini (Zha Leijie) ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Marco.S. ha detto...

Nel cammino ogniuno marcia con il suo passo, i suoi tempi, i suoi pensieri, si cerca sincerità e bisogna cercare di dare sincerità, spontanei se stessi, talvolta si sbaglia ma... il cammino darà occasione per rimediare, bisogna saperla cogliere.
Sovente dai a qualcuno e ricevi da un altro, ricevi da qualcuno e restituisci ad un altro.
Che strano ...
Il bello ogni giorno tornando al cammino è meravigliarsi nell' incontrare ancora chi pensavi aver lascito alle spalle o chi pensavi fosse chilometri avanti, e quando accade allora il sorriso precede il giudizio e tutto è come l'istante in cui ci eravamo lasciati , il tempo azzerato, eccoci ancora compagni sul cammino......

Anonimo ha detto...

La vita, in effetti, non è una corsa a chi arriva primo, ma a chi arriva meglio (se è la felicità il nostro obiettivo).E' bello riscoprire che non conta la quantità (di chilometri, di anni, di soldi) ma la qualità (della vita, del sorriso, dell'onestà). Grazie Sergio e Marco!